(foto Ansa)

la riflessione

L'algoritmo Elly Schlein dà le stesse risposte di Siri e di Alexa

Salvatore Merlo

La neosegretaria del Pd non si fa fare domande, perché forse non ha le risposte. Un problema per il Pd di governo

Rilascia dichiarazioni. Ma non risponde alle domande, per esempio. Roma, per dirne una, è piena di monnezza. E il sindaco è ovviamente del Pd. Ebbene il segretario, pardon la segretaria, cosa ne pensa? Termovalorizzatore sì o no? Una risposta chiara. Boh. E non è una questione locale, attenzione. E’ un orizzonte di futuro per l’Italia intera. E la guerra in Ucraina? Chissà. E le si può chiedere, alla signora segretario, come concilia lei, per dirne un’altra, quel sonoro “estirpiamo i cacicchi e i capibastone dal partito” con il fatto che i cacicchi e capibastone del Pd sembrano sostenerla tutti? Ah, saperlo.

 

Mercoledì, alla Camera, mentre si preparava a duellare con Giorgia Meloni, Elly Schlein veniva inseguita da uno stormo di almeno dieci giornalisti. Eccola a Montecitorio. In Transatlantico. Sorriso. Sguardo lontano. Passo veloce. Velocissimo.  Scortata, anzi blindata, dal suo addetto stampa, Flavio Alivernini. Come non capitava nemmeno ai grillini prima maniera. A quei tempi, per chi lo ricorda, Grillo e Casaleggio temevano una cosa più di tutte: che quelli, le zucche che i dioscuri del M5s avevano trasformato in tanti deputati e senatori, parlassero al di fuori della sceneggiatura scritta da Rocco Casalino. Si trattava in quel caso di citrulli, certo. Del genere “se la gente li conoscesse non li voterebbe”. Mentre questa è un’altra faccenda. In parte.

Ma Elly Schlein è  diventata la leader del Pd da ormai tre settimane. E non ha fatto nemmeno una conferenza stampa, una di quelle cose durante le quali ti può succedere, come è capitato a Meloni, di battibeccare e rispondere pure a Tele Crotone 28. Non è un dettaglio. Non è un caso. E’ una scelta. Perché non risponde mai a una domanda? Forse perché Schlein, sia detto con rispetto, è un algoritmo. E un algoritmo, per avere successo, non deve uscire dal codice binario. Lei è una formula di straordinario appeal, come quella della Coca-Cola. Caffeina, zucchero, caramello. Donna, omosessuale, ambientalista. Mercoledì, a Montecitorio, seduta sul suo scranno, beveva l’acqua da una bottiglia di cartone. Avrà anche l’auto elettrica, Schlein.

Pare che Dario Franceschini, mesi fa, dopo averla conosciuta (e studiata) abbia esclamato: “E’ perfetta”. E poi, a lei: “Tu vincerai”.  Ed è successo infatti. Ecco. Perfetta, appunto.  Quasi come Alexa. Come ChatGpt.  Solo che non può permettersi niente di meno della perfezione. Dunque è vaga su tutto ciò che è complesso. E’  ben confezionata, ma generica. Chi non ha provato, almeno una volta, a chiedere a Siri, sull’iPhone: “Hei Siri, come si abbassa l’inflazione?”. E Siri: “Bella domanda, ma purtroppo non so risponderti”. Così Schlein, lo scorso 12 marzo, all’assemblea del Pd. La legge sull’autonomia? “Mai”, diceva, senza però sentire il bisogno di dover argomentare una proposta alternativa a quella della destra. “No al precariato”, esclamava, come se qualcuno al mondo fosse favorevole al precariato (e senza però spiegare che idea ha lei della flessibilità nel mondo del lavoro). “Transizione ecologica”, ripeteva. Fantastico. Sì. Ma quali sono le politiche che consentono di tenere insieme ambientalismo e crescita economica? E chi lo sa. “Accoglienza”, giusto, ma come e con quali risorse? Insomma non va nemmeno agitata prima dell’uso. E’ lei stessa un’agitatrice di rotondità verbali, tirate a lucido. E funziona. Qui e ora. Nella fase in cui bisogna recuperare nei sondaggi, annichilire Giuseppe Conte, rianimare la sinistra pasionaria e catatonica. Va bene. Ma poi?

 

Ecco, poi che succede con l’algoritmo che non sa farsi, perché proprio non può, programma di governo? Il sindaco di Milano, Beppe Sala, come il sindaco di Torino Stefano Lo Russo (intervistato qui), e come altri amministratori locali di centrosinistra è un pragmatico del Pd. Ebbene, tre giorni fa Sala ha dovuto interrompere le registrazioni dei figli nati da coppie omogenitoriali dopo l’alt del ministero dell’Interno precipitato attraverso una circolare del prefetto. Schlein ha subito aderito a una manifestazione di piazza questo sabato, a Milano. Alché Sala, che in piazza non ci va,  le ha chiesto invece di fare una battaglia politica, in Parlamento, non a parole, non con gli slogan e le manifestazioni: perché quei diritti vengano riconosciuti sul serio. Attraverso l’attività legislativa. Che in fondo è  la ragione per la quale ci si fa eleggere. Politica, insomma. Non algoritmo. “Dicano quello che vogliono fare”, ha intimato Sala. E che vuole fare Schlein? Non lo sappiamo. Forse non lo sa nemmeno lei. E nemmeno possiamo chiederglielo, perché a differenza di Siri o di  Alexa lei domande non se ne fa fare.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.