I fedelissimi della segretaria
Il nuovo mondo di Elly: ecco simboli e giovani amministratori
Nella direzione la neosegretaria ha portato una nuova generazione al potere dentro al Pd. Fedelissimi e luogoteneti di Schlein
Siamo a Montecitorio. Due giorni fa. E’ in corso il primo question time della presidente Giorgia Meloni. L’”interrogante”, come l’ha definita la presidente del consiglio, è la nuova segretaria del Pd. E’ in piedi. Parla, gesticola, contesta. Enrico Letta, il segretario uscente, è tre file più indietro, accasciato sui banchi. Andrea Orlando, capo di Dems, massimo sponsor della candidatura di Schlein tra le corrente del partito, è quasi in piccionaia. Accanto alla segretaria invece ci sono Chiara Gribaudo e Marco Sarracino. E’ uno scatto dal mondo nuovo. Gribaudo, deputata ex orfiniana, è stata tra le prime a sostenere Schlein, è la sua coinquilina a Roma (“Ma Elly non c’èmai!”) ed oggi è vicesegretaria del partito. Il secondo, orlandiano di comprovata fede, è il segretario dem della Città metropolitana di Napoli, entrato a settembre per la prima volta a Montecitorio. Uomo macchina formidabile sembra essere destinato al ruolo di capo dell’organizzazione del nuovo Pd. Quaranuno anni Gribaudo, 33 Sarracino. Il cambio di classe dirigente nel Pd è prima di tutto un cambio generazionale. Tra chi del vecchio corso pure l’ha sostenuta c’è preoccupazione: “Portare le sardine in segreteria – confessa un’avveduta deputata dem – è una follia”.
Ma più che le sardine il simbolo di questo cambiamento, “ma senza rottamazione” si chiama Marco Furfaro. Il deputato toscano sedeva nelle segreterie di Nicola Zingaretti ed Enrico Letta con un ruolo preciso: coordinre i rapporti con le esperienze civiche, quei mondi esterni che i due ex segretari volevano avvicinare al Pd (ricordate Piazza grande e le Agorà ?) e che Furfaro e Schlein hanno portato direttamente dentro il partito. Certamente sarà anche nella squadra della nuova inquilina del Nazareno. Intanto ha portato in direzione diversi nomi, per lo più giovanissimi amministratori.
Per capire la mappa del potere del nuovo Pd d’altronde bisogna guardare ai nomi che Elly Schlein ha deciso di portare nell’organo di indirizzo politico. Una cinquantina di volti (escludendo quelli delle correnti che l’appoggiavano, l’orlandiana Dems e la franceschinana Area Dem su tutte) selezionati dalla segretaria. Partiamo dai suoi fedelissimi. Il primo si chiama Gaspare Righi, matematico di 36 anni, lavora a fianco a fianco con Schlein sin dalla candidatura alle europee del 2014. E’ stato nel suo ufficio di gabinetto in Regione Emilia-Romagna insieme al fido portavoce Flavio Alivernini, che segue Schlein a ogni passo. C’è poi il bacino di Green Italia, movimento ambientalista con tanti ex Legambiente, nel cui ufficio di presidenza sedeva anche Schlein. Nella direzione del Pd la segretaria ha portato Annalisa Corrado e Rosella Muroni.
Ci sono poi i volti scelti dai luogotenenti di Schlein in tutta Italia. Di Marco Furfaro, referente in Toscana, abbiamo detto. Porta ad esempio la 20enne Marta Lugli. Per Puglia e Calabria la segretaria si è affidata a l’uomo giusto per tutte le stagione. Il già prodiano, lettiano, dalemiano, montiano, renziano, emilianiano e oggi schleiniano Francesco Boccia, sarà il nuovo capogruppo al Senato. E piazza diversi nomi in direzione. Per la Lombardia, Milano in particolare, c’è invece Pierfrancesco Majorino. A suo tempo enfant prodige della giunta di Giuliano Pisapia, si è trasformato in una sorta di preparatore atletico di una classe dirigente di giovanissimi amministratori. In Lazio invece Schlein si è affidata a Marta Bonafoni, consigliera regionale al terzo mandato, fondatrice del movimento civico di sinistra Pop. Anche lei, salvo sorprese, sarà nella nuova segreteria. Intanto porta tre esponenti di in direzione(Campagna,Grossi, Ciconte). Accanto ai giovani amministratori ci sono poi gli uomini (ma sarebbe meglio dire le person ) simbolo. Da Mia Diop, 21enne livornese, figlia di Mbaye Diop, sindacalista e leader delle lotte della comiunità senegalese, Marwa Mahmood, del movimento Italiani senza cittadinanza. E ovviamente non si può dimenticare Alessandro Zan, il cui cognome è ormai la metonimia delle battaglie della comunità Lgbtq+ contro l’omotransfobia. Oltre alla prima consigliera comunale trans d’Italia, Simona J. Romano.
L'editoriale del direttore