L'intervista

"Il Pd di Schlein non tentenna: sosterremo la resistenza ucraina", ci dice Gribaudo

Le alleanze con M5s e Terzo polo sul terreno del salario minimo. "E Piantedosi deve dimettersi"

Valerio Valentini

"Non cambiamo di una virgola il nostro posizionamento internazionale. Se non avessimo sostenuto anche militarmente l’Ucraina, la Russia avrebbe vino. Europa e Usa più forti insieme, e l'Ue può fare di più". Intervista alla deputata dem al fianco della neo segretaria

Che il tema della guerra sia delicatissimo, nel partito, lo sa. “Noi vogliamo tenere il partito unito e meno che mai creare inquietudini sul tema”. Poi però Chiara Gribaudo precisa: “Ma non è per questo che non cambieremo linea politica sull’Ucraina”. No? “Lo facciamo perché siamo convintamente al fianco dei resistenti ucraini contro l’aggressione imperialista di Putin. Non ci sono dubbi né tentennamenti”, dice la deputata dem, sostenitrice della mozione Schlein. “Non cambiamo di una virgola il nostro posizionamento internazionale. L’Italia appartiene fieramente alla comunità di destino dell’Europa e per fortuna è nell’alleanza atlantica”.

Parole di fermezza, dunque. Che però arrivano dopo giorni in cui, da esponenti vicini alla neo segretaria, si sono sostenute più che altro “le ragioni del negoziato”. “Diciamo le cose come stanno. Se non avessimo sostenuto anche militarmente l’Ucraina, la resistenza di quel popolo fiero e coraggioso sarebbe stata vinta dalla Russia. E oggi staremmo parlando di altro. Quindi abbiamo fatto bene, per quanto sia una scelta dolorosa. La guerra non può essere la soluzione di un conflitto, ma allo stesso tempo non possiamo far passare la resa, che qualcuno vuole, come pace. Tutti quanti noi vogliamo la pace, ma, come ha detto il presidente Mattarella, deve essere una pace giusta. E qui vorremmo sentire la voce europea, più forte e più unita. L’Europa ha la forza, non solo diplomatica, per avviare un negoziato di pace. Ma questo può avvenire solo se l’Ucraina resiste”.

C’è chi ha parlato, e tra questi anche Romano Prodi vi ha fatto cenno, della divergenza di interessi tra Ue e Usa. “Non penso assolutamente che le cose stiano così. Gli Usa hanno bisogno che la Ue si rafforzi e noi europei abbiamo bisogno che gli Usa siano più di un alleato per gli scenari non solo economici e politici del futuro. Chi spinge questa narrativa, fa danno all’Europa e agli Usa. In gioco c’è molto di più dell’allargamento delle sfere di influenza di un’autocrazia. Ma anche i valori che sono emersi dopo la seconda guerra mondiale che hanno portato prosperità e democrazia”.

Nessun inseguimento al “pacifismo” contiano, dunque. A proposito: sul piano delle alleanze, che fare? “Elly  ha già dimostrato che un’opposizione dura, che metta in difficoltà governo e maggioranza è possibile. Alle altre due opposizioni dico: più rispetto per il Pd, le Opa ostili sono  fallite. Proviamo invece a trovare punti coincidenti che ci permettano di evitare i danni che Meloni sta facendo. E troviamo subito un campo, quello del salario minimo su cui sono certa possiamo trovare amplissime convergenze”.

E' quello, dunque, il terreno più propizio? "Il salario minimo è la prima sfida. Ma dobbiamo provare a impostare da subito una politica universale sul lavoro. Dobbiamo combattere il lavoro povero, quello non dignitoso, quello che non sicuro. La questione salariale deve tornare centrale nel nostro dibattito, e non perché torniamo a parlare a una nostra constituency elettorale, ma perché il lavoro post covid rischia di non essere qualitativamente positivo, soprattutto per le donne e per i giovani. I primi segnali dell’Istat sono infatti preoccupanti. Per questo aver buttato il bambino insieme all’acqua sporca, scegliendo nei fatti di cassare il Rdc è un errore gravissimo. Era uno strumento da migliorare? Certamente, una proposta possibile è il reddito di formazione, ma discutiamone senza pregiudizi. La scelta del governo Meloni invece rischia di far esplodere soltanto le tensioni sociali".

Meno compatte paiono invece le opposizioni sulla questione dei migranti, dopo la tragedia di Cutro. "Piantedosi deve dimettersi. E non solo per le squallide e disumane parole pronunciate. La presenza di Mattarella a Crotone non è solo un gesto di umanità e dolore, ci dice dove devono stare le istituzioni e lo stato. E nel suo assordante silenzio sembra dirci è successo qualcosa che non doveva succedere e si poteva e si doveva evitare.  Se saranno accertare responsabilità politiche o gestionali del mancato soccorso, ogni minuto che Piantedosi passerà al Viminale sarà un’offesa per l’onore e la dignità delle istituzioni. Fatemi dire un'ultima cosa, sono molto fiera del fatto che il primo atto pubblico di Elly Schlein da segretaria del Pd sia stato andare a Curto".

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.