Foto di Riccardo Antimiani, via Ansa  

Spunti da un duello

I fantasmi di Meloni: dal Mes ai migranti. E poi Schlein

Claudio Cerasa

Il primo question time mostra una premier pragmatica quando smentisce se stessa ma in difficoltà quando deve dar conto degli allarmismi creati nel passato

L’impressione che si ricava dallo studio delle parole utilizzate da Giorgia Meloni nel suo primo question time alla Camera è che il principale problema a cui deve far fronte oggi il presidente del Consiglio riguarda un tema che ha poco a che fare con l’agenda di governo e molto a che vedere con l’agenda dei fantasmi creata negli ultimi anni dal centrodestra per tentare, spesso con successo, di delegittimare i propri avversari politici.

Oggi, nel dialogo avuto in Parlamento dalla premier con alcuni deputati, i fantasmi si sono presentati in modo chiaro, di fronte agli occhi del capo del governo, su almeno due fronti solo apparentemente scollegati tra loro: le politiche legate all’immigrazione, con conseguenti accuse di disumanità, e le scelte che dovrà fare la maggioranza quando si troverà costretta a dare una risposta definitiva sul tema del Mes. In entrambi i casi, Meloni sa bene che le posizioni del governo faranno discutere non solo per quello che l’opposizione rimprovera oggi alla premier, ma soprattutto per quello che l’ex opposizione, ovvero la stessa Meloni, ha fatto nel passato quando ha cercato, a tavolino, di creare alcune false emergenze che oggi si ripropongono con forza di fronte al percorso del governo Meloni.

Prima falsa emergenza: occhio, perché se in Italia arrivano tanti immigrati le colpe di solito sono dei governi che non fanno nulla per respingere i migranti (e invece, come sta scoprendo oggi Meloni, i migranti partono per dinamiche legate ai luoghi di partenza non per dinamiche legate ai luoghi di arrivo, ed è formidabile oggi leggere dichiarazioni preoccupate sulla Wagner, i mercenari che combattono per la Russia, da parte degli stessi ministri che in passato avevano deriso chiunque legasse l’immigrazione verso l’Italia alla Wagner).

Seconda falsa emergenza: occhio, perché anche se in Italia i migranti che arrivano sono pochi (dal 1° gennaio a oggi ne sono arrivati 20 mila, nel 2022 nello stesso periodo 6 mila) quei pochi rappresentano un numero sufficiente per dire che esiste un’invasione (e se c’è un’invasione, evidentemente, per il governo diventa più difficile dover ammettere che un fenomeno come l’immigrazione va governato, non fermato).

Terza falsa emergenza: occhio, perché l’Europa è subdola, è come il diavolo, si incunea nei dettagli, e ratificare il Mes, il terribile e diabolico Meccanismo europeo di stabilità, significa calare le brache, arrendersi ai diktat di Bruxelles, far fare un passo alla Troika nel nostro paese (e si capisce dunque l’imbarazzo assoluto con cui il presidente del Consiglio, come spiegato bene oggi da Luciano Capone, debba gestire il dossier Mes, che la maggioranza di governo dovrà ratificare ma che ancora non ha il coraggio di riconoscerlo, di ammetterlo e di annunciarlo).

Sono i fantasmi del passato che tengono in ostaggio il governo Meloni, e lo si è percepito bene oggi durante il question time alla Camera. Saranno i fantasmi del passato che renderanno difficile la vita a Meloni in Europa, e non osiamo pensare cosa potrebbe succedere tra la Francia e l’Italia a fine mese, quando il 28 marzo, la Corte di cassazione francese deciderà sull’estradizione di Giorgio Pietrostefani.

E saranno le scelte che Meloni farà per rinchiudere in un armadio i fantasmi del passato che permetteranno al presidente del Consiglio di presentarsi di fronte ai suoi partner europei, nei prossimi mesi, mostrando un profilo che, Mes a parte e immigrazione a parte, il presidente del Consiglio sta cercando da mesi di costruire: una leadership di destra pragmatica, ideologica, ma consapevole dei limiti impossibili da valicare per una grande democrazia come l’Italia. Elly Schlein, nel suo primo tosto anche se macchinoso discorso in Aula da segretaria del Pd, ha rimproverato Giorgia Meloni di guidare un governo “incapace, approssimativo e insensibile". Meloni, dice Schlein, governa con gli slogan, governa senza competenza, governa senza empatia, governa senza avere cura dei diritti. 

Alcune delle critiche di Schlein hanno un loro fondamento, sull’immigrazione finora il governo ha offerto il suo volto più truce e anche oggi Meloni non è riuscita a spiegare perché in quella maledetta notte al largo delle coste di Cutro non è uscita subito la Guardia costiera per salvare un’imbarcazione in difficoltà, ma il confronto tra Schlein e la premier, il primo, restituisce una triste verità per il Pd.

Al governo c’è una leadership che, con difficoltà, sta muovendo alcuni passi nella stagione del pragmatismo. All’opposizione, per il momento, vi è una leadership che, al netto di una proposta sul salario minimo, non sembra avere nient’altro che slogan per mettere a nudo le contraddizioni del governo e far fare all’opposizione un salto necessario: passare dalla pigra stagione del ciò che siamo alla fondamentale stagione del che cosa vogliamo fare. I fantasmi del passato assalgono Meloni, quelli del presente assalgono Schlein. Buona sfida, e molti popcorn. 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.