(foto LaPresse)

“La Rai è un centro sociale. Va ribaltata". Intervista a Crippa, vice di Salvini

Carmelo Caruso

"In Lombardia ha vinto la Lega. Sanremo? Uno spettacolo avvilente. La televisione pubblica oramai è un'emergenza nazionale". Parla il numero due del Carroccio

Dice che è una televisione “senza decoro”, che “Sanremo è stato uno spettacolo avvilente” e che il suo partito, la Lega, “non tollererà ancora una televisione che si è ridotta a un postificio. La Rai di oggi è un’emergenza nazionale, economica, culturale, un problema di modernità. La Rai va ribaltata”. Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, qual è il suo giudizio sulla gestione Rai? “Mi perdoni, ma quale sarebbe la gestione? Ho imparato in questo partito, che ho il privilegio di rappresentare in Parlamento, che chi comanda ha il dovere di decidere e vigilare. La Rai di questi giorni somiglia a un centro sociale”. Nei centri sociali l’amore è libero come quello di Fedez e Rosa Chemical. La Lega è forse contro l’amore? “La Lega è contro un artista che di fatto ha commissariato la tv di stato”.

 

Siamo alla Camera, con Crippa, vice di Matteo Salvini, due giorni dopo il successo di Attilio Fontana, governatore della Lega. Caro Crippa, in Lombardia ha vinto la Lega o ha vinto Meloni che ha trascinato la Lega? “Ha vinto innanzitutto un galantuomo come Fontana. Un presidente che ha sopportato, in silenzio, un linciaggio indegno, ingiusto, una gogna che non è da nazione avanzata. Ha vinto la Lega guidata da Salvini, un leader che non si è risparmiato e non si risparmia, vicepremier e ministro delle Infrastrutture, il segretario che ha trascinato la nostra comunità”. Ritiene il risultato lombardo un clamoroso successo della Lega? “Il risultato della Lega, unito a quello delle liste civiche di Fontana, è un successo inconfutabile. Ho buona memoria. Si parlava di FdI al trenta per cento e della Lega al quattro. Ovviamente mi congratulo con i nostri alleati, con la premier  e con Silvio Berlusconi, a cui va un ulteriore abbraccio dopo la sentenza sul Ruby ter. La nostra è una vittoria corale, ma è una vittoria della Lega, la prova di un partito vivo, con parlamentari che hanno macinato chilometri, visitato comunità montane, cucinato con i militanti”. Torniamo alla Rai. Il canone? “Le parole di Salvini sono state chiare. Ci batteremo perché venga tolto. La mia opinione è che la Rai debba stare sul mercato e produrre contenuti moderni. Se si dovesse chiedere a un adolescente quale programma Rai apprezzi, temo che la sua risposta sia ‘nessuno’”.

 

A sinistra rispondono invece che Lega e FdI sono partiti bigotti. Lei si sbigottisce per un bacio tra uomini? “Io mi sbigottisco quando vedo la fotografia di un viceministro, come Galeazzo Bignami, strappata in diretta televisiva. Qui i veri bigotti sono quelli di sinistra. Sono scadenti anche nelle provocazioni. La cultura di sinistra aveva un tempo provocatori migliori. Una sinistra che pensa di aver raggiunto il massimo della provocazione  mimando un atto sessuale la trovo stupida e volgare”. Il 16 marzo, i membri del Cda Rai potrebbero votare contro il piano industriale e spingere alle dimissioni l’ad Carlo Fuortes. La Lega è per la sua rimozione? “Mi sembra che oggi l’ad Rai sia Fedez. Fossi Fuortes rifletterei. Si può chiamare amministratore delegato un amministratore che neppure conosce quello che accade nella sua azienda? La mia risposta è no”.

Lo spoglio delle elezioni regionali lo ha seguito sui canali Rai? “Quando ho provato mi sono imbattuto nella ‘Vita in diretta’. Senza nulla togliere, mi attendo dal servizio pubblico una copertura diversa, tenuto conto delle risorse e del numero dei dipendenti Rai”. Si fa il nome di Marcello Ciannamea per il dopo Fuortes. E’ un dirigente Rai dato come vicino alla Lega. Vi volete prendere la televisione pubblica? “Ci basterebbe avere un ad che prendesse in mano la Rai. Ciannamea è un professionista di valore. Mi basta sapere questo per dare un giudizio positivo”. La Rai è di sinistra o solo un’azienda senza guida? “Come dicevo somiglia a un centro sociale e al concertone del Primo maggio. Ma la Rai è pagata con soldi pubblici, pesa sulle bollette degli italiani. Gli italiani guardano sempre meno la Rai perché la Rai di oggi è francamente inguardabile”.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio