L'intervista

Fazzolari: "Berlusconi? No problem, Usa e Cia stanno con Meloni. Rai senza decoro con i Ferragnez"

Simone Canettieri

Il sottosegretario: "Con Sanremo Viale Mazzini ha toccato il fondo". E sulle uscite del Cav. pro Putin: "Ci stabilizzano come unico interlocutore affidabile dell'America: se saltiamo noi a chi si affida il deep state?" 

Boccia  Sanremo, ma ce l’ha con la Rai. Mette alla berlina i Ferragnez, nel senso della famiglia. Allo stesso tempo è indulgente con le scappatelle pro Putin di Silvio Berlusconi secondo la teoria che più gli “altri” provano a destabilizzare il governo sull’Ucraina, più la sua Giorgia, si riferisce alla premier Meloni, ne esce rafforzata “agli occhi degli Usa, del deep state, dell’omino della Cia che non hanno  altri interlocutori affidabili al di fuori di lei”. In poche parole Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e braccio ambidestro della leader, spiega che la garanzia dell’esecutivo si chiama America. E che sceglie chi lasciare e chi no al governo a seconda della serietà. Fazzolari esce da Palazzo Chigi prima di pranzo per partecipare a Palazzo Ferrajoli a un evento della Fagri (Filiera agricola italiana) dal titolo: “Fatti non parole”. Tuttavia lui oggi ha molta voglia di parlare. 


   Fazzolari gongola per le regionali?

“Hanno rafforzato il governo e tutta la coalizione. Nonostante gli attacchi della sinistra, e non solo”.  

Ecco, ce l’ha anche lei con Sanremo.

La fotografia di questi primi tre mesi è quella di un governo che prova a fare il suo: i dati macroeconomici sono buoni, i mercati sono stabili, a livello internazionale non c’è un isolamento dell’Italia. Insomma il normale italiano vede un governo che fa tutto questo…”.

E poi?

“C’è di contorno un’immagine indecorosa e dell’informazione e anche della tv di stato. Faccio una premessa: non guardo la televisione e non ascolto la musica”. Allora si è salvato, di cosa si lamenta? “Con Sanremo la Rai ha fatto una figuraccia. Ha toccato il fondo, un livello bassissimo”.

Gli ascolti non dicono questo, anzi.

“Cominciamo dalla Ferragni: è una persona che non ha mai nascosto le sue antipatie verso Giorgia Meloni, fin dalla campagna elettorale. Bene, tu sei la televisione di stato e fra le tante persone rispettabili e valide che ci sono in Italia non ne hai una che non sia ispirata da una antipatia nei confronti della premier?”.

Voleva fare il direttore artistico al posto di Amadeus?

“No, ma penso che altrimenti se scegli proprio lei, l’hai scelta per le sue posizioni contro la premier”.

Per quello c’era Fedez.

“Allora, il primo giorno fa quella cosa di strappare la foto di Bignami e la Rai dice che non ne sapeva nulla. Se non ne sai nulla e non è controllabile come fai il giorno dopo a sapere che lui non bestemmia contro il Papa? E invece canta sul palco con gli Articolo 31.  Dopo la storia della foto  il giorno dopo la Rai doveva dirgli: guarda non ti puoi esibire in diretta”.

E si arriva al bacio con Rosa Chemical: si è scandalizzato?

“Guardi che noi di Fratelli d’Italia siamo i meno bigotti di tutti”.

E allora?

“Qual è stato il messaggio? Che tutti possono baciare tutti. Che io adesso posso limonarla qui davanti a tutti? Alla luce di questo la Rai ha fatto una figuraccia.  Bisogna riportare il decoro nella televisione di stato”.

Scusi, ma era una performance artistica e nemmeno tra le più inedite a voler essere precisi.

“Ma qual è il messaggio, allora? Che io vengo da te e ti bacio così senza motivo?”.

Insomma: sta silurando i vertici della Rai?

“L’azienda deve cambiare, su questo non ci piove. Ma adesso la governance di Viale Mazzini non è una priorità, prima o poi interverremo questo è sicuro”.

Tornando alla politica, tra poco entrano nel vivo le nomine delle grandi aziende  pubbliche. Nei  nuovi cda rispetterete con gli alleati gli equilibri ribaditi dalle regionali in Lombardia e nel Lazio? “Guardi, facciamo prima un’altra cosa: chiederemo al Pd  la cortesia di fare le nomine di stato al posto nostro”.

Segue risata. Il sottosegretario si è svegliato benissimo. Insomma, nemmeno Silvio Berlusconi è riuscito a minare questo successo?

“Allora: il M5s è contrario al sostegno all’Ucraina, così come i movimenti di sinistra, il Pd inizia a fare i primi distinguo. E anche nel centrodestra c’è un dibattito interno sulle armi. Questo quadro rafforza Meloni”.

Teoria bizzarra, ce la spiega?

“Il deep state americano e le cancellerie si chiedono spesso se la posizione italiana sull’Ucraina è granitica. Se togliamo Meloni chi ci mettiamo? Se ci mettiamo uno del Pd, uno del M5s o uno di FI la posizione è ugualmente granitica? No. E quindi chi è l’unica che garantisce la posizione italiana sulla guerra, a fronte di un’opinione pubblica ben poco granitica? La Meloni”.

Quindi viva il Cav.?

“Ogni volta che qualcuno fa un distinguo nel centrodestra, noi ne usciamo rafforzati. E comunque vale la posizione di Antonio Tajani per FI”. Lo confessi: voi di FdI vorreste ritagliare per Berlusconi  il ruolo di nonno della coalizione con vista  giardinetti? “Berlusconi si ritaglia la posizione che crede e che credono nel suo partito”.

Poi Fazzolari saluta e si dirige verso il buffet.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.