L'ultimo processo sul niente

Berlusconi assolto al Ruby ter, tra errori dei pm e prove assenti

Ermes Antonucci

Una Camera di consiglio lampo, durata soltanto due ore, è bastata al tribunale di Milano per assolvere il Cav. dall’accusa di corruzione in atti giudiziari, insieme ad altri 28 imputati

Una Camera di consiglio lampo, durata soltanto due ore, è bastata ai giudici del tribunale di Milano per assolvere Silvio Berlusconi dall’accusa di corruzione in atti giudiziari nel processo Ruby ter, insieme agli altri 28 imputati. Due ore per spazzare via un processo durato la bellezza di sei anni, in cui la procura milanese accusava il leader di Forza Italia di aver pagato – a partire dal novembre 2011 e fino al 2015 – circa 10 milioni di euro alle ospiti di Arcore per essere reticenti o mentire durante i processi Ruby (in cui Berlusconi è stato assolto) e Ruby bis sulle serate di villa San Martino. Per Berlusconi la procura, rappresentata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio, aveva chiesto una condanna a sei anni. Assolti anche Karima el Mahroug (Ruby) e altre 27 persone: le cosiddette “olgettine” e altri ospiti delle serate di Arcore.

 

Tra questi l’ex senatrice Maria Rosaria Rossi e il giornalista Carlo Rossella. I pm avevano chiesto pene per un totale di oltre cento anni. Tutto svanito, anche – ma non solo, come vorrebbero far intendere gli intramontabili antiberlusconiani – a causa di un difetto dei pubblici ministeri

 

Come spiegato dal presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia, in una nota anticipatoria delle motivazioni della sentenza, le ragazze imputate “non potevano legittimamente rivestire l’ufficio pubblico di testimone” nei processi Ruby 1 e Ruby 2, perché andavano indagate già all’epoca e sentite come testi assistite da avvocati. Non essendoci più le false testimonianze, in sostanza, cade anche la connessa accusa di corruzione in atti giudiziari perché manca “l’ipotizzato corruttore, nel caso di specie Berlusconi”. Tradotto: visto che già dal marzo 2012 i pm stavano scavando sui rapporti economici tra Berlusconi e le “olgettine”, le ragazze non avrebbero dovuto essere ascoltate in aula come semplici testimoni nei processi Ruby 1 e Ruby 2, bensì come indagate, con l’assistenza di un avvocato.

 

Non una novità: il 3 novembre 2021 il collegio giudicante, presieduto da Marco Tremolada (lo stesso che ha smontato il “processo del secolo” Eni-Nigeria), aveva accolto le richieste della difesa di Berlusconi – rappresentata dagli avvocati Franco Coppi e Federico Cecconi – dichiarando “inammissibili” i racconti delle “olgettine”. Ben 18 testimonianze vennero definite “affette da inutilizzabilità assoluta per violazione delle garanzie di legge poste a presidio del divieto di autoincriminazione”. Non un “cavillo”, insomma, come qualcuno ora vorrebbe far intendere, ma la violazione di uno dei princìpi fondanti del nostro ordinamento giuridico.

 

Dunque, Berlusconi non l’ha “fatta franca”. I pm hanno commesso un errore giuridico madornale (nessuno saprà mai quanto non voluto). Ciò, però, non toglie che l’ex premier avrebbe potuto essere assolto anche nel merito, cosa del resto accaduta già in altri due filoni del processo Ruby ter

 

Nel novembre scorso Berlusconi è stato assolto a Roma in uno dei filoni del processo dall’accusa di aver corrotto il cantante e suo amico di vecchia data Mariano Apicella. I pubblici ministeri avevano ottenuto il rinvio a giudizio del leader di Forza Italia accusandolo di aver versato 157 mila euro, nell’arco di diversi anni, ad Apicella per indurlo a non dire il vero nel processo sul caso “olgettine”. Dopo sei anni è stata la stessa procura di Roma a chiedere e a ottenere l’assoluzione per Berlusconi e Apicella. L’ex premier era infatti solito versare soldi all’amico Apicella ben prima del processo Ruby. Ancor prima, nell’ottobre 2021, Berlusconi era stato assolto insieme al pianista Danilo Mariani dal tribunale di Siena dall’accusa di corruzione in atti giudiziari. Le retribuzioni ricevute dal musicista per il lavoro svolto nelle residenze di Berlusconi erano state considerate dalla procura di Milano il pagamento del silenzio sui presunti reati commessi in quelle sedi. Tutto smentito dai giudici. 

 

Nel filone milanese del Ruby ter, che ora ha visto l’assoluzione di tutti gli imputati, è emerso che Berlusconi ha elargito denaro e altre utilità alle ragazze come forma di ristoro dei danni reputazionali subiti a causa del coinvolgimento delle stesse nello scandalo Ruby ben prima delle citazioni delle giovani come testimoni. Non solo: è emerso anche che persone mai imputate hanno ricevuto importi e altre utilità spesso superiori a quelli ricevuti dai soggetti imputati. Ciò che non è mai stata individuata dai pm è l’esistenza di un accordo corruttivo tra Berlusconi e le “olgettine”.

 

Da qui la tendenza della procura a gettare la vicenda sul piano moralistico. Tornano in mente le parole con cui Siciliano, durante la requisitoria, accusò l’ex premier di ospitare “un gruppo di odalische, schiave sessuali che a pagamento lo divertivano, allietavano le sue serate”, e di accompagnarsi ad “amicizie come quella con Putin che ora sta mettendo in ginocchio il mondo”. Fatti che non avevano alcun rilievo nel processo. Ora si capisce perché.