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Meloni tra il Cav. e Salvini al Quirinale: il gatto, la volpe e “la sottoscritta”

Salvatore Merlo

Lei parla tipo verbale dei carabinieri, loro ammiccano, piazzati alla sua sinistra e alla sua destra. Entrambi responsabilizzati e leali. Ma lo saranno davvero? 

“Abbiamo proposto la sottoscritta come presidente del Consiglio”. Comincia così la giornata di Giorgia Meloni al Quirinale, la prima presidente donna (e “sottoscritta”) del Consiglio che per imbarazzo, sul podio della vetrata, di fronte ai cronisti e alle telecamere, si esprime come un verbale dei Carabinieri. E dunque non dice sobriamente “sono stata indicata”, non si abbandona nemmeno alla terza persona napoleonica ed esorbitante che avrebbe utilizzato probabilmente Carlo Calenda al posto suo (“è stata proposta Giorgia Meloni”), ma con un sorriso d’impaccio, simpatico ma anche forse rivelatore, sembra non credere lei stessa a ciò che sta succedendo. Sono davvero io? Com’è noto la qualità delle parole è  lo specchio delle idee e delle persone che le esprimono, dunque soltanto il tempo dirà se Giorgia Meloni che ha modificato il nome del ministero della Agricoltura in “ministero della Sovranità alimentare”, che sembra il ministero della pasta e della pizza, sia una “sottoscritta” per inadeguatezza o per riflesso di sana modestia, se insomma la sua incertezza sia il riflesso di una consapevole inattitudine o se al contrario lei sia sul punto di rivelarci un modo di condursi in politica assai diverso dall’ipertrofia egotica e ipernarcisista dei modelli maschili cui siamo stati fin qui abituati.  

D’altra parte Silvio Berlusconi parlava (e parla) di sé in terza persona, così come faceva Matteo Renzi e pure ogni tanto Matteo Salvini. E allora ieri al Quirinale bisognava proprio osservare anche loro, gli altri due, Berlusconi e Salvini, che piazzati alla sinistra e alla destra della “sottoscritta” sembravano alternativamente o i Carabinieri di Pinocchio o il Gatto e la Volpe, impegnati a scambiarsi  uno sguardo di complicità in cui forse si annidavano grumi di malizia e di allusioni. Per cui   Meloni li ha voluti allacciare al governo facendoli di fatto entrambi vicepremier (Berlusconi lo diventa per interposto Antonio Tajani). Entrambi responsabilizzati. La pacchia è finita, dovrete essere leali alla sottoscritta. Lo sarete? Bastava guardarli ieri, quei due: come no.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.