“Sulla giustizia la priorità è attuare le riforme Cartabia”, ci dice Rossomando (Pd)

Ermes Antonucci

Intervista alla vicepresidente del Senato e responsabile giustizia e diritti del Partito democratico: "La partita del garantismo si gioca moltissimo sulla riduzione dei tempi del processo. Ci sono in ballo i fondi del Pnrr e la credibilità della politica stessa"

"Leggendo le dichiarazioni di Nordio, Ostellari e Bongiorno sull’immunità parlamentare e sulla giustizia appare evidente che il centrodestra non abbia un programma condiviso. Già litigano su tutto. Mi sembra anche che ci siano anzitempo molti pretendenti a incarichi di governo, che già scalpitano". Così, intervistata dal Foglio, Anna Rossomando, vicepresidente del Senato e responsabile giustizia e diritti del Partito democratico, commenta lo scontro emerso nelle ultime ore tra Fratelli d’Italia e Lega attorno alla proposta di ripristino dell’immunità parlamentare, avanzata dall’ex pm Carlo Nordio, ora candidato di FdI. Una proposta che Rossomando respinge con parole molto chiare: “Noi abbiamo detto più volte che la guerra dei trent’anni tra politica e magistratura è finita. Invece, ci viene riproposto un ennesimo ritorno al passato”.

“Noi del Pd – aggiunge – ci siamo sempre impegnati per il garantismo vero, non di facciata. Lo abbiamo fatto lavorando per l’approvazione delle riforme Cartabia, che contengono innovazioni importanti: processi più rapidi, presunzione di innocenza, più riti alternativi e pene sostitutive al carcere, impossibilità di chiedere il rinvio a giudizio se non c’è una ragionevole previsione di condanna, stop alla gogna mediatica. Ora la priorità è attuare queste riforme. Ci sono in gioco i fondi del Pnrr e la credibilità della politica stessa”.

Rossomando non ci sta a far passare l’immagine di un Pd meno garantista del centrodestra: “Le riforme in senso garantista in questo Paese sono state bloccate proprio da chi oggi si propone come garantista. I partiti di destra sono sempre stati quelli del ‘marcire in galera’ e del ‘buttare via la chiave’. Nella discussione della riforma penale si sono opposti strenuamente all’estensione delle pene alternative al carcere. All’inizio di questa legislatura hanno affossato la riforma dell’ordinamento penitenziario. Non contano le parole, ma i fatti. I voti di questa destra sono sempre stati contro le riforme garantiste. Noi invece le abbiamo proposte, le abbiamo votate, certo a volte sulla base di compromessi necessari, considerata l’eterogeneità della maggioranza parlamentare”.

Sulla giustizia, quindi, la priorità per il Pd è dare attuazione alle riforme Cartabia: “La partita del garantismo si gioca moltissimo sulla riduzione dei tempi del processo”, spiega Rossomando. “Ovviamente – aggiunge – noi avremmo voluto di più sui riti alternativi. Aggiungo che erano già state incardinate due nostre proposte di legge: una sulla modifica della legge Severino, con riferimento specifico alla sospensione dei sindaci condannati in primo grado, un’altra sull’abuso d’ufficio. Le destre hanno però boicottato la discussione e l’approvazione di questi provvedimenti”.

Un’altra riforma che andrà attuata sarà quella del Csm e dell’ordinamento giudiziario. “In quella riforma, che ha suscitato reazioni dell’Anm, ci sono interventi importanti, come quelli sulle nomine agli incarichi apicali, sugli illeciti disciplinari, sul voto degli avvocati nei consigli giudiziari”, afferma Rossomando. E la separazione delle carriere? “Si tratta di un tema già superato dalla riforma Cartabia, inoltre vorrei ricordare il fallimento del referendum”, replica Rossomando, che aggiunge: “Andando oltre la riforma, proponiamo un sistema più aperto, con l’istituzione di un’Alta Corte competente a giudicare le impugnazioni sugli addebiti disciplinari dei magistrati e sulle nomine contestate, e con l’attuazione dell’articolo 106 della Costituzione, rendendo possibile l’accesso in magistratura agli avvocati che sono già cassazionisti”.

Centrale, nel programma del Pd, è infine il rilancio della riforma penitenziaria. “Dobbiamo restituire al carcere la funzione che la Costituzione gli attribuisce. Investire su trattamenti umani e dignitosi vuol dire anche investire nella sicurezza dei cittadini. E, ancora, serve una riforma radicale delle professioni penitenziarie sia per trattamenti economici che per valorizzazione di ruoli e competenze”, conclude Rossomando.