Foto di LaPresse 

Caduta libera?

Ora il Movimento 5 stelle ha il problema dei paracadutati

Antonia Ferri

A seguito della mancata deroga alla regola del secondo mandato, della scissione, dell'accordo raggiunto ieri tra Pd e Azione +Europa, il partito di Conte si trova isolato e a corto di grandi nomi. Potrà prescindere dall'ortodossia grillina per sopravvivere? Il possibile caso Patuanelli in Sicilia

Le parlamentarie, il nodo della territorialità, Alessandro di Battista. Sono i tre punti cardine su cui gira la linea politica dei 5 Stelle di questi ultimi giorni, soprattutto da ieri, quando è stata ufficializzata l'alleanza tra Pd e Azione e + Europa. La sfida è tenere salde quelle poche regole rimaste dalle origini e allo stesso tempo riuscire a mantenere una degna percentuale di voti nel paese. In questo contesto si aggira la voce accreditata che il Movimento starebbe pensando di candidare Stefano Patuanelli, ministro dell'Agricoltura, per le regionali in Sicilia (che si terranno quest'autunno), come membro all'Assemblea regionale siciliana, venendo però così meno a un carissimo principio del fondatore: la territorialità. 

 

Patuanelli, friulano, sarebbe un candidato slegato, soprattutto per presenza e vicinanza agli abitanti, dal territorio siciliano. Un paracadute per i pentastellati che manterrebbero un nome di rilievo in una regione dove hanno dimostrato radicamento. Una proposta che però porterebbe a una controversia interna, soprattutto considerato il vincolo legato alla residenza dei candidati, tanto caro a Beppe Grillo anche per le politiche, e, si suppone, altrettanto valido per le regionali. Un principio a cui, si dice, non terrebbero in tanti, ma che potrebbe costituire un ulteriore motore di attrito. E infatti in mattinata dal ministero dell'Agricoltura hanno smentito l'ipotesi di una candidatura in un "collegio blindato" al sud. Perché "sarebbe contraria alle regole del M5s".

 

Di paracadutati ha parlato poche ore fa da un post su Facebook, Alessandro di Battista, che negli ultimi giorni risuona come possibile ritorno nelle file del movimento. "Paracadutato", quindi, così ha definito l'ex amico Luigi di Maio e il “diritto di tribuna” che il Partito democratico gli avrebbe concesso dopo l'incontro di ieri con Carlo Calenda: “Perché il PD dovrebbe concedergli il 'diritto di tribuna', un modo politicamente corretto per descrivere il solito paracadute sicuro, tipo la Boschi candidata a Bolzano nel 2018?”. Sul rientro in squadra di Di Battista si sono espressi anche Giuseppe Conte, stamattina ad Agorà su RaiTre: “Ne discuteremo, ora c'è un nuovo percorso. Ci confronteremo in modo leale e sincero”; e Riccardo Ricciardi, vicepresidente del M5s, in un'intervista a Repubblica: “sicuramente fa parte di quel novero di persone che se condividono il programma sono le benvenute”. Ieri Conte e Di Battista hanno avuto un colloquio telefonico un cui l'ex deputato avrebbe chiesto delle garanzie per poter "ritornare in campo". 

 

 

Ma il problema dei nomi resta più una questione intestina, un confronto tra l'idea di Conte e l'ortodossia di Grillo, che colpisce anche il tema delle parlamentarie per decidere le candidature per le prossime elezioni. Un altro argomento, questo, affrontato stamattina dal capo del movimento: "Dobbiamo assolutamente farle, è un passaggio che rientra nella democrazia diretta per dare agli iscritti la possibilità di dare indicazioni sulla scelta dei candidati". Tra paracadutati e parlamentarie, se si derogasse anche a queste ultime rimanenze degli albori, a essere scontentata potrebbe essere anche la cosiddetta base, poco disposta ad accettare ragionamenti politici, rispetto a chi ha fatto esperienza nelle istituzioni.

 

E così rimane anche un ultimo pericolo che potrebbe inasprire queste dinamiche: il rischio di nuove fughe dal M5s. Soprattutto di quelle che, già superati i due incarichi, si trovano fondamentalmente fuori dai giochi e che compongono “l'album degli zombie”. Si ipotizzano per loro posti remunerati nello staff, ma il partito di Conte è senza soldi. E per chi non è munito di nome e volto riconoscibili, potrebbe aprirsi la porta, simile a un "contentino", della scuola di formazione politica pentastellata.