Conte si smarca da Grillo sul doppio mandato: "Non è un diktat". E apre a Dibba

Ruggiero Montenegro

"Lo spirito della regola sarà salvaguardato", assicura l'ex premier e sfida il fondatore del M5s che solo due giorni fa diceva: "Ci tirano i pomodori". Intanto l'ex capogruppo alla Camera Crippa prepara l'addio al Movimento: "Profondo disagio, una riflessione è d'obbligo"

La regola dei due mandati "non è un diktat". Non lo è più. Giuseppe Conte prova a smarcarsi da Beppe Grillo, si rifugia nell'equilibrismo e tiene, per il momento, la porta aperta. E mentre prepara il terzo polo, "il polo giusto" alternativo ai due blocchi principali di centrodestra e centosinistra, garantisce che "lo spirito della regola sarà in ogni caso salvaguardato". In che modo non si sa ancora, ma "questa settimana chiuderemo la partita", assicura il leader grillino al Corriere della Sera, aggiungendo che la questione "genera poco interesse fuori dal M5s".

 

Eppure solo un paio di giorni fa la discussione pareva archiviata: “Ci tirano i pomodori sul palco. Mi spiace, ma io la faccia non la voglio perdere. Ci presentiamo  alla gente a chiedere il voto con i parlamentari alla ricerca del terzo mandato? Ma per favore”, aveva detto proprio fondatore del Movimento, l'elevato, definendo la norma su cui oggi si interroga il M5s "una luce nelle tenebre".

   

Il fu avvocato del popolo invece non vorrebbe privarsi dei big del suo partito, da Roberto Fico a Paola Taverna e all'ex ministro Alfonso Bonafede, che senza una deroga dovrebbero invece trovare una soluzione diversa dalla politica dei palazzi. Le tenebre, appunto, secondo Beppe Grillo. Ma intanto: "Non manderemo in soffitta chi per dieci anni ha preso insulti per difendere i nostri ideali e per contribuire in Parlamento a realizzare le nostre battaglie", ha detto ancora Conte che considera "in ogni caso, la loro esperienza ancora preziosa".

  

Un altro punto che rischia di dividere il Movimento, anche perché dalla base negli ultimi giorni sono sempre più frequenti le richieste di chi vorrebbe le Parlamentarie, lo strumento usato in passato per la candidature ma per cui oggi non è detto che ci sia spazio, perchè "i tempi sono strettissimi", spiega sempre il capo dei pentastellati, prefigurando comunque coinvolgimento della comunità su porgrammi e liste. 

   

Per Conte ci sono problemi ancor più immediati, deve ricomporre un Movimento sfarinato dalla crisi di governo, e della precedente scissione guidata da Luigi Di Maio. Deve rilanciare il vecchio corso. E allora riecco Alessandro Di Battista, che dopo la stagione dei reportage e dell'opinionismo sta pensando di tornare alla politica. "Non ci sentiamo da tempo, ma lo faremo presto. La nostra è una comunità aperta al contributo di tutti, ma rispetto al passato la linea politica si decide negli organi preposti e poi si rema tutti dalla stessa parte". La disponibilità, insomma, esiste ma ci sono anche alcune riserve, relative all'autonomia che Di Battista, tra i più critici sul sostegno al governo Draghi da parte del M5s, richiede per tornare. Anche per questo Conte ha voluto ribadire "il collocamento euro-atlantico, ma senza inginocchiamenti". Un colpo alla botte e uno al cerchio.
   
Nel frattempo l'ormai  ex capogruppo alla Camera Davide Crippa - si è dimesso ieri - si prepara a lasciare definitivamente: "Al momento sono nella fase in cui una riflessione è d'obbligo non condividendo la scelta fatta. Mi trovavo in una situazione di profondo disagio". Di Maio è alla finestra.