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Il film della giornata

La crisi di governo: istruzioni per l'uso

Mariarosa Maioli

Dopo la mancata fiducia del M5s, Draghi salirà al Colle per parlare con Mattarella. Le opzioni sono varie: o si continua o si lascia l'incarico, con conseguenti urne anticipate (o governo di scopo)

Il nastro che andrà sugli schermi nella giornata di oggi si è definito dopo le dichiarazioni di ieri del leader dell'M5s che ha annunciato di non votare la fiducia al senato sul dl Aiuti. La decisione potrebbe aprire a vari scenari, compresa una crisi politica e conseguenti elezioni. Elezioni anticipate, Draghi bis o governo “di scopo”? Per ipotizzare le diverse possibilità bisogna partire da ciò che avverrà dalle 14.30 in Senato: i grillini, come previsto già dai giorni scorsi, non voteranno la fiducia in Senato. E' stato Giuseppe Conte ad annunciare la decisione, durante l'assemblea congiunta di mercoledì sera e dopo il Consiglio nazionale del partito svolto in mattinata. La scelta di oggi era già stata anticipata lunedì alla Camera quando il M5s non ha partecipato al voto, nonostante il decreto sia stato approvato con 266 voti favorevoli e 47 voti contrati. Oggi i senatori pentastellati ripeteranno la mossa, contrariati ad alcune parti del testo del dl, tra cui la scelta del termovalorizzatore, oltre aver richiesto tramite una lettera indirizzata al premier alcuni punti come rafforzare il reddito di cittadinanza. Nonostante il mancato appoggio del partito al governo, la fiducia ci sarebbe comunque, compensata anche dal nuovo gruppo di Luigi Di Maio.

Dal canto suo Mario Draghi ha provato a disinnescare la crisi lunedì quando durante la conferenza stampa conseguente all'incontro con i sindacati ha spiegato che alcune proposte del testo del movimento sono compatibili con l'agenda di governo. Per poi rispondere chiaramente: “Se è una sofferenza stare all'interno del governo bisogna dirlo con chiarezza. Un governo con ultimatum perderebbe il senso di esistere”. Sull'ipotesi di un nuovo governo Draghi ha detto “Chiedetelo a Mattarella. Continuo a ripetere che per me non c'è un altro governo senza il M5s". Sulla base di queste premesse le ipotesi – sono sostanzialmente due: o verificare la maggioranza e continuare, o lasciare l'incarico.

Dopo il voto al Senato, Draghi salirà al Colle per aver un colloquio con Mattarella. Il capo della Repubblica verificherà le volontà del premier e a seconda della decisione di Draghi, si proseguirà in due modi. La prima opzione è che Mattarella chieda a Draghi di rimanere: il premier tornerebbe alle camere per verificare la fiducia, dettando però “nuove regole” per la sua permanenza nei prossimi mesi. In questo modo il governo non cadrebbe e la legislatura continuerebbe, onde evitare nuovi contrasti negli ultimi nove mesi. La seconda opzione è quella più ipotizzabile dopo le parole del premier che ha più volte ribadito di non continuare senza i grillini. Si dovrebbe andare avanti con un'altra maggioranza, che pare essere impossibile, tenendo conto di partiti come la Lega. A questo punto il premier rassegnerebbe le dimissioni e si andrebbe ad elezioni anticipate: si parla già di date papabili, come il 10 e il 25 ottobre. Un'idea che il partito di Giorgia Meloni, attualmente in testa ai sondaggi, supporta caldamente. Se Draghi si dimettesse però, Mattarella potrebbe anche proporre un governo “di scopo” che si occupi degli ultimi provvedimenti prima di tornare alle urne: in questo caso si fanno i nomi del ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco o di Giuliano Amato, presidente della corte costituzionale.