(Foto di Ansa) 

Editoriale

Il cinismo pacifista di Salvini

Redazione

Da quando il sindaco di Przemysl, in Polonia, l'ha pubblicamente preso in giro per il suo supporto a Putin, il leader del Carroccio ha scelto di intraprendere una via diversa per esporsi: non prendere una posizione netta

La strategia comunicativa di Matteo Salvini è cambiata. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, il leader della Lega ha sempre evitato di fare nomi. In due interventi al Senato, è stato in grado di non nominare mai  la Russia né il suo presidente Vladimir Putin come responsabili dell’invasione. Salvini ha detto  di stare dalla parte degli “aggrediti” e contro gli “aggressori”, senza specificazioni. Anche sui social network, arena della Bestia salviniana, non compare un solo tweet contro Putin. Mai una critica, mai una condanna citando il nome del responsabile di questa guerra. Probabilmente nel tentativo goffo di nascondere l’uomo politico a cui si ispirava come modello e di cui, quasi come un modello, sfoggiava le magliette con il faccione stampato sopra. Ma, dicevamo, ora qualcosa è cambiato. E’ venuto il tempo di fare i nomi dei responsabili. Dopo due mesi e mezzo di guerra Salvini ha preso coraggio e ha fatto un tweet: contro Joe Biden. “Sono d’accordo con Delrio (Pd). Biden abbassi i toni, basta guerra, Italia ed Europa siano mediatori e portatori di pace”. La questione non è rilevante perché mostra l’ambiguità della Lega, cosa evidente a tutti, ma perché indica come  si sta muovendo il paese. Se due mesi fa Salvini era imbarazzato in pubblico per la sua vicinanza a Putin, ora invece si sente a suo agio. Cos’è cambiato? Da un lato Salvini ha iniziato a camminare su strade già battute da chi a sinistra e nel mondo cattolico indica gli Stati Uniti e la Nato come i principali ostacoli alla pace. Dall’altro nella società italiana, oltre ai pacifisti e agli antiamericani, c’è una larga fetta di popolazione sempre più insofferente perché semplicemente non vuole pagare le conseguenze dell’invasione russa. E vede la resistenza ucraina come un problema: se si fossero arresi e se Putin avesse vinto, non ci sarebbero state ricadute economiche sul gas e sul petrolio. Nel 1939 in Europa c’era chi non voleva morire per Danzica, oggi molti non vogliono pagare bollette più alte per Mariupol. Salvini è l’interprete di questo cinismo pacifista.

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