pacifismo mistificatorio

Matteo Salvini parla per Vladimir Putin

Luciano Capone

Dopo la figuraccia polacca riecco il pacifismo del leghista, che non solo diffonde la propaganda di Mosca ma equipara vittime civili ucraine e soldati russi descrivendoli entrambi come vittime di Biden. Le tesi del segretario del Carroccio non sono solo completamente false, ma anche moralmente abiette

La riemersione di Matteo Salvini e della sua narrazione pseudo pacifista è un segnale importante di come stia mutando l’atteggiamento dell’opinione pubblica rispetto alla guerra in Ucraina. Il leader della Lega era praticamente scomparso dai radar dopo la figuraccia planetaria di Przemysl, quando si era presentato in questa cittadina polacca al confine con l’Ucraina per portare il suo messaggio di pace, e il sindaco Wojciech Bakun gli aveva sventolato in faccia la maglietta col faccione di Putin, una di quelle che Salvini sfoggiava nei suoi tour a Mosca, dicendogli: “Io non la ricevo, venga con me al confine a condannare la persona che lei chiama amico Putin”. Ora è rientrato, intervistato da Massimo Giletti a “Non è l’arena”, proprio in contemporanea con l’intervento di Sergei Lavrov su Rete 4.

 

E il ministro degli Esteri russo avrebbe sicuramente approvato il messaggio di Salvini, perché quel pacifismo mistificatorio che rema nell’interesse di Mosca. Non a caso, l’atteggiamento di disarmo unilaterale e di critica all’Occidente, in particolare al militarismo degli Stati Uniti, ricorda per certi versi il pacifismo dei movimenti degli anni 70-80 infiltrati dall’Unione Sovietica. “Spero che tutti si dicano pacifisti, chi tifa per le bombe ha un problema in testa”, dice Salvini evocando papa Francesco. Salvini è diventato bergogliano: “Il Papa è l’unico uomo di stato portatore di pace. Altri politici a est e a ovest parlano solo di armi”. Qui si introduce un elemento ricorrente della posizione di Salvini, che senza mai entrare nel merito mette sullo stesso piano le responsabilità della Russia e dell’Occidente. Non nell’avvio della guerra, perché il leader della Lega dice che “la Russia ha scelto di attaccare e aggredire, passando dalla parte del torto” (come peraltro se prima fosse stata da quella della ragione), ma nella sua fine. Insomma, è colpa della Russia se è iniziata la guerra, ma è colpa a pari merito con l’Occidente – ovvero gli Stati Uniti – se non finisce.

 

Biden non vuole la pace? “Beh, sicuramente Biden non vive sulla sua pelle come gli ucraini, come i russi, come gli europei, come polacchi cosa sta accadendo – risponde il Capitano pacifista – Biden usa troppo spesso parole di guerra”. E qui c’è un altro elemento ricorrente della posizione completamente mistificatoria ma sottile di Salvini, che mette la Russia di Putin insieme ai paesi europei, a partire dall’Ucraina aggredita, dalla parte di chi paga le conseguenze della guerra, rispetto agli Stati Uniti che invece sono quelli che ci guadagnano o quantomeno non ci perdono. Salvini elenca tutte le colpe storiche degli Stati Uniti e della Nato, premettendo “sono per l’Occidente, per l’Alleanza atlantica, però...”.

 

Salvini fa attenzione a non sembrare putiniano o a non far ricordare di esserlo stato, dicendo che la Lega ha votato per le sanzioni alla Russia e per l’invio di aiuti e armi all’Ucraina, sminuisce anche la storica alleanza con Russia Unita e i suoi rapporti con Putin di cui faceva vanto (“io l’ho incontrato due volte...”), ma ogni suo intervento è per togliere gli aiuti militari a chi combatte contro l’invasore russo. La parola d’ordine è “pace”, ma la sua traduzione in atti vuol dire disarmare l’aggredito. “All'inizio eravamo d’accordo ad aiutare il popolo ucraino a difendersi, ma dopo due mesi più armi si mandano più la guerra va avanti e la pace si allontana”.

 

Bisogna “dialogare”, perché “la guerra nel 2022 non la vinci sul campo: bisogna mettere d’accordo le parti”. Non si capisce però perché per dialogare sia necessario ridurre la capacità di difesa degli ucraini, e quindi avvantaggiare relativamente le forze armate russe. Per Salvini la difesa militare è rischiosa: “Rispondere aumentando la potenza di fuoco vuol dire scherzare con la guerra nucleare, perché la Russia ha oltre 5 mila testate”. E quindi l’alternativa è portare “Zelensky e Putin a sedersi attorno a un tavolo”. Sarebbe banale constatare che dall’inizio dell’invasione, anche quando Kiev era assediata e bombardata e i negoziati erano in un paese invasore come la Bielorussia, il governo ucraino non si è mai sottratto alla trattativa, sarebbe sufficiente ricordare che persino dopo le stragi più terribili Zelensky si è detto disponibile a incontrare Putin per capire che è lo zar a non volere una soluzione negoziale. Ma il leader della Lega riesce a ribaltare anche queste evidenze: “Ogni tanto ho l’impressione – dice a Giletti – che Russia e Ucraina si siederebbero al tavolo a ragionare, perché stanno morendo su entrambi fronti, civili bambini o soldati, ma mentre loro vorrebbero dialogare qualcuno dall’altra parte del mondo parla di missili, stragi e massacri”.

 

Le ipotesi di Salvini sono ovviamente completamente false e irrealistiche, ma sono anche moralmente abiette. Perché non solo continua a mettere insieme, nello stesso calderone e dalla stessa parte, l’aggressore e l’aggredito. E non solo mette sullo stesso piano i civili e i bambini ucraini, uccisi dall’esercito invasore, e i soldati russi, uccisi da chi difendeva la propria vita e libertà. Ma perché, di fatto, indica tutti e allo stesso modo come vittime non dell’imperialismo di Putin, ma di quello degli Stati Uniti che impedirebbero una pace che sarebbe facilmente raggiungibile.

 

È la solita storia secondo cui “non è un conflitto fra l’Ucraina e la Russia, ma fra gli Stati Uniti e la Russia”. Una tesi infondata che toglie qualsiasi soggettività agli ucraini, che sarebbero quindi vittime allo stesso modo di chi li sta massacrando e di chi li sta aiutando a difendersi. “Aiutare gli ucraini era sacrosanto, ma dopo due mesi di guerra quante armi ancora mandiamo? Quanti morti ancora aspettiamo?”. Alla fine i morti sono responsabilità di chi si difende e di chi gli dà gli strumenti per farlo. Disarmare l’Ucraina è la via per la pace: la pace che piace a Putin. Non è sorprendente che questa sia la posizione di Salvini, ma è preoccupante che ora la sostenga in pubblico: è il segnale, dopo il silenzio per la che sta cambiando qualcosa.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali