Luigi Marattin (LaPresse)

Fisco e schiaffi

L'arte di combattere. Una lezione in commissione Finanze

Antonio Franchini

Il maestro Federico Tisi, grande esperto di discipline marziali e autore di “La forza tranquilla”, libro sull’arte del combattere, ama “ambientare” le sue lezioni di autodifesa ricorrendo a esempi presi dalla vita di tutti i giorni. Alla Camera, Marattin offre nuove spunti

Mi sono sempre domandato se i commessi della Camera prendano lezioni di difesa personale. Temo di no, visto che neanche commissari, poliziotti e vigili urbani ne prendono, di solito. Starebbe a loro, per cultura personale, iscriversi a un corso, se vogliono sapere veramente cosa fare nel caso non improbabile di dover usare le mani anche solo per uscire incolumi da una normale giornata di lavoro…  

Il maestro Federico Tisi, grande esperto di discipline marziali e autore di “La forza tranquilla”, libro sull’arte del combattere e su tutte le implicazioni più profonde, fisiche e psicologiche, che uno scontro fisico tra esseri umani comporta, ama “ambientare” le sue lezioni di autodifesa ricorrendo a esempi presi dalla vita di tutti i giorni, in cui ricorrere alle maniere forti, se non altro per non soccombere, diventa inevitabile. Lo fa mettendo in scena, come è di moda oggi, narrazioni che spesso approdano a esilaranti tranches de vie.

Alza le mani e indietreggiando timidamente – è un uomo alto, pelato, completamente tatuato e pesante un centinaio di chili – prende tempo, perché lo scontro, come è prima buona norma, va sempre evitato: “No! Non sono io il pelato che hai visto con tua moglie! Noi pelati siamo tutti uguali!”. Oppure, cambiando radicalmente attitudini e scenario: “Sono qui, con il mio fidanzato Francesco a bere una birra… Non diamo fastidio a nessuno… Ma il solito skinhead omofobo ci guarda male… Ho paura!”.

 

O ancora: “Sono qui tranquillo a leggere un libro, quando mia zia Clementina mi entra sconvolta in camera: lo zio Nicola ha dato fuori di matto, si è tatuato una svastica in fronte e minaccia con un bastone i fedeli all’uscita dalla Chiesa… Bisogna riportarlo a casa! Come faccio?”. E infine: “Sono qui con il solito gruppo di amici fuori dal bar quando mi sento afferrare da dietro… Chi sarà mai? Sarà un terrorista islamico o sarà il mio amico Dennis che vuol fare lo scemo?”.

 

Dopo la seduta alla Camera dell’altroieri, suggerirò al maestro Federico Tisi una nuova ambientazione: “Sono qui in commissione Finanze, volano fogli e microfoni, gli onorevoli urlano ‘Vergogna! C’è la guerra! Finisce male!’ Ho paura…”. Pare che i commessi della Camera siano intervenuti, ma dal video le fasi più concitate e cruente non si vedono. L’onorevole Luigi Marattin, fiducioso nelle sue capacità di pugile, non alza neppure le mani all’altezza del viso, non per mettersi in guardia, gesto che sarebbe percepito come di sfida, ma per simulare un invito alla calma essendo pronto a proteggersi dall’eventuale cazzotto o ceffone, postura che la difesa personale, per l’appunto, consiglierebbe.

 

 

C’è questa posizione, con le mani all’altezza del viso, pronte e coprire, che una volta mi fu mostrata da un vecchio maestro di karate siciliano. Lui la definiva cuffolata. Stare accussì, tutto cuffolato significava per lui stare protetto, pronto ad assorbire timpulate, pagnuttuna e secuzzuna, ovvero vari colpi di pugno così definiti dal suo idioma espressionista.

Una volta uno così faceva ridere anche negli ambienti delle palestre, oggi potrebbe tranquillamente sedere in Parlamento e mostrare la sua postura di difesa al telegiornale. Lo vorrebbero in tutte le trasmissioni, lo imiterebbe Crozza, non si meraviglierebbe nessuno
 

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