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Il referendum di Draghi: "Volete la pace o i climatizzatori?". Il M5s ora chiede lo scostamento

Carmelo Caruso

Il governo approva il Def ma i numeri sull'inflazione preoccupano. Sul gas si attende l'Europa, il premier: "Abbiamo scorte fino a ottobre". Lega e 5 stelle sono ancora spine di governo

Ecco il referendum di Mario Draghi: “Preferite la pace o il climatizzatore acceso?”. Rispondete. Lui è preoccupato, loro si divertono. Lui guarda le previsioni, i partiti i sondaggi. Numeri negativi, quadro in peggioramento. Il governo ieri ha licenziato in Cdm il Def. Sullo scostamento di bilancio non si è scostato. Il premier ha ripetuto “no”. E’ la nuova bandiera del M5s. Daniele Franco ha spiegato che equivale a fare schizzare lo spread e ha portato il conto. L’inflazione è più elevata di quanto si immaginava. Nel 2022 ben 5,6 per cento. La Lega continua ad attaccare sulla delega fiscale. Conte è bum bum. Draghi: “I cittadini scelgono l’unità non le identità”.


Non si era neppure seduto in conferenza stampa quando il M5s faceva scattare la sua casalinatja. Conte aveva infatti spedito il suo ministro Patuanelli fuori da Palazzo Chigi a fare il Di Battista: “Scostamento, scostamento”. Chiede denaro, come se non facesse parte di quel governo che lo aveva appena elargito. Giancarlo Giorgetti si è portato a casa un dpcm di incentivi su automotive: 8.7 miliardi fino al 2030. In questi mesi il Mef ha speso ben 15,5 miliardi per fronteggiare l’emergenza rincari.

 

La notizia la dava Franco: “Con il ministro Cingolani abbattiamo le accise fino al 2 di maggio”. Ma per il M5s è poco. E’ in piena adrenalina da campagna elettorale. Da ora in avanti il governo procede con la fiducia anche se sul Csm, ha precisato Draghi, “spero di mantenere la promessa di non porla”. Sulla delega fiscale è certo. Sul quel testo è la Lega che si oppone. Draghi: “Speriamo di vincere ancora una volta”. Il riferimento è al catasto. Al momento è governo 1 - Salvini 0. Insieme a Franco ha aperto a qualsiasi scenario. Studiano come affrancarsi dal gas russo anche se è “un’ipotesi che al momento non è in considerazione ma è chiaro che la situazione evolve”, ha risposto il premier. Voleva dire che dopo l’errore di Bucha chi può escluderlo? Formulava dunque la domanda civiltà, il buon pugno all’addome: “Preferiamo la pace o il climatizzatore acceso? Il prezzo del gas può essere scambiato con la pace?”. Ha garantito che se Putin dovesse chiudere i rubinetti, l’Italia avrebbe “autonomia” almeno fino a ottobre. Ovviamente manteneva la calma ma non nascondeva il pessimismo che era di Carlo Bonomi, il presidente di Confindustria, perché in questo momento, confidava Draghi, “si sbaglia di meno a essere pessimisti” ma rifiutava l’idea che non convenga produrre in Italia”.

 

Si è limitato a fare il preside quando gli hanno chiesto cosa ne pensasse della sua maggioranza, di Conte. Risposta: “Ho fiducia nella capacità delle forze di maggioranza di capire la drammaticità e la necessita di agire”. A Giorgetti gli hanno sentito dire così: “Le bollette, i rincari sono il prezzo che paghiamo per la nostra libertà. Se ci fossimo voltati dall’altra parte non sarebbe accaduto. Io non mi voglio voltare”.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio