Il romanzo Colle

Tajani: "Vi racconto il mio romanzo Quirinale tra Draghi, Conte, Salvini, Letta"

Carmelo Caruso

La carta segreta di Salvini? "La ministra Cartabia". L'incontro decisivo tra leader avvenuto nella stanza che era stata di Renato Brunetta. L'ostilità della Meloni sul nome di Berlusconi. Le notti delle trattativa viste dal coordinatore di Fi

Il vero romanzo Quirinale ve lo racconta lui che stava per essere candidato al Quirinale. “Avevo il cv. Ma sono il coordinatore di Forza Italia, il partito della mediazione. Non era possibile”. E’ Antonio Tajani, il più amato da Silvio Berlusconi che ovviamente riama. “Il vero uomo che ha deciso le sorti di questa elezione, che ha chiamato Sergio Mattarella per comunicargli la notizia. E’ l’unico che anche quando non partecipa vince”. Facciamo come  gli scrittori. I luoghi. “Sesto piano. E’ sabato mattina. Vertice di maggioranza. Siamo negli uffici di Forza Italia, ex ufficio di  Brunetta. In quella stanza viene deciso il nome del nuovo capo dello stato”. Che notte quella notte (prima). “Eravamo al ristorante Maxela…”.


Ripetiamo. Era notte e il centrodestra, un po’ come cantava Fred Buscaglione, “se ci penso, aveva un po’ le ossa rotte”. Il presidente Tajani e la sua FI, invece no. “Lucidi, cartesiani. Sapevamo cosa volevamo. Giovedì sera ricevo il mandato di negoziare da parte di tutti i partiti afferenti al Ppe”. Al Maxela? “Confermo”. Chi eravate? “Cesa, Lupi, De Poli, Toti, Ronzulli, Gasparri, Barelli, Bernini, Quagliarello”. Serve una prefazione. “Va bene”. E’ vero che lei abbia tramato contro Mario Draghi? “Per niente, tant’è che, giovedì pomeriggio, vengo ricevuto dal premier. Un’ora di colloquio. Io contro Draghi? Suvvia”. Quello è sicuramente il momento decisivo. Ventiquattro ore ci separano dalla fine di tutto. In letteratura si chiama lo “spannung”. Significa tensione. Merita un ricordo denso. “Incontro Draghi a Palazzo Chigi e gli dico che per noi lui è come Maradona. Ma non si diventa Maradona indossando la maglia di Maradona. Non ci sono sostituti politici possibili. Deve restare al suo posto”. E Draghi? “Ascolta”. I giornali e le agenzie scrivono che Draghi è pronto a lasciare la guida del governo se non viene eletto uno tra Mattarella e Amato. Solo Tajani conosce la verità: “Entro a Chigi, mi siedo. Spiego al premier che lo schema è chiaro. Un politico al Quirinale e un tecnico a Palazzo Chigi”. Due no? “Eh no”.

 

Siamo a un passo dall’addio? “E invece ricevo la conferma da parte sua che per nessun motivo lascerà la guida del governo. E’ stato impeccabile”. E ora come tutto è iniziato. La terna e la cinquina di Salvini. “Dopo il rifiuto iniziale di Berlusconi, si propone la terna. Decidiamo di lasciare due figure fuori. La mia e quella della Casellati. Ma la reazione della sinistra è durissima. Letta risponde che faranno tutti la fine di Berlusconi”. Si pentirà? “Chiederà scusa. Bravo”. Inizialmente la mossa tattica di FI è l’astensione. “Un’idea lanciata da Gregorio Fontana”. FdI risponde con Guido Crosetto. “Meloni infuriata sceglie Crosetto”.

 

La rosa del centrodestra non sfonda le resistenze della sinistra. E Tajani cosa fa? “La chat di FI ribollono. Parlo con Meloni e Salvini. Mi convinco che bisogna lanciare il nostro nome”. Berlusconi? “Ovvio”. Ma Meloni dice no. E’ così? “Si oppone. Lo fa con durezza. Respingo e argomento. Non do lezioni a nessuno ma non prendo lezioni da nessuno”. Si arriva dunque al nome della Casellati. “Figura, a suo tempo, votata dal M5s”. Si dice che lei volesse riprovarci per un secondo giro. “Eh”. Vabbé. Non importa. Ci perdoni, ma Cassese cosa c’entra? Il pomeriggio che Salvini decide di citofonargli avvisa Tajani? “Ancora non ha capito se l’abbia incontrato o meno”. Incontrato. “Cassese piaceva anche alla Meloni”. A voi? “Aveva definito Berlusconi un pregiudicato. Non si poteva”. Su Casini si poteva? “Mantengo ponti telefonici con Renzi e Maria Elena Boschi”. Pure lei fa parte del romanzo? “Sì”. Si vuole andare su Casini. “FI ci sta. Roberto Speranza era pronto a votarlo”. E invece ecco il nome della Belloni. “Un’idea che ha sempre avuto Conte. Me ne aveva già parlato. Piace a Salvini, si aggiunge Meloni. Nulla contro di lei ma non va bene”. Anche Di Maio la blocca. “Ha giocato bene la sua partita”. Al contrario di Salvini. “Non voglio dare pagelle”. Siamo alle pagine finali. Casini? “Salvini dice no”. La sua carta finale? “Fa il nome della Cartabia, ma Conte ha un problema con i suoi”. Il nome outsider che è veramente entrato? “Severino”. Impensabile per FI? “Chiaro”. E poi la pace con il placido Mattarella. “Berlusconi alza il telefono, lo avvisa. Non potevamo più perdere tempo ma non è vero che lo abbiamo perso”. E lei c’era sempre. “Ho fatto la mia parte”. Anche qualcosa in più.

E’ Tajani il vero vincitore del premio Strega, sezione Quirinale. Titolo: “Le notti di Antonio”.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio