Carlo Nordio (foto Ansa)

l'intervista

Nordio, candidato di FdI al Colle: “Mattarella? Buon presidente”

Annalisa Chirico

L’ex magistrato: “L’emergenza europea e della pandemia richiedono personalità straordinarie, come Draghi”

Mattarella al Quirinale e Draghi al Governo sono la migliore soluzione che ci potesse capitare”, un’affermazione portentosa e ancor più significativa se a pronunciarla è Carlo Nordio, l’ex procuratore aggiunto di Venezia, oggi in pensione, che ha sfiorato, si fa per dire, l’ascesa al Colle più alto. “Già a luglio dello scorso anno, in un articolo di elogio al presidente in occasione del suo genetliaco, avevo auspicato una proroga, almeno per un anno, al fine di consentire a questo Parlamento e a questo governo di proseguire l’attività fino a scadenza naturale”. Eppure, dottor Nordio, lei la candidatura di Fdi l’ha accettata. “Certo, ho dato la mia disponibilità quando il presidente, a più riprese, ha chiarito urbi et orbi che non avrebbe accettato un secondo incarico”. 

“Da ex magistrato, avrei trovato a dir poco irrispettoso, da parte mia, competere con il presidente per la carica più alta”. Alla fine abbiamo assistito al sacrificio di Mattarella, di fronte all’incapacità di un Parlamento di minoranze. “La politica ha perso credibilità mentre le istituzioni sono salve grazie al prestigio e all’autorevolezza di personalità del calibro di Mattarella e Draghi. L’elezione del presidente è avvenuta secondo una perfetta forma costituzionale ma la credibilità della politica è crollata: dopo aver presentato candidati di ogni risma, si è tornati al punto di partenza, addirittura contro la volontà dell’eletto che, ad elezione avvenuta, non poteva rifiutarsi. Del resto, la Costituzione non vieta la rielezione ma Mattarella aveva rilevato, a ragione, l’inopportunità di tale evenienza”.

Il sistema si è avvitato in una legislatura trascorsa all’insegna dell’irritualità, tenuta insieme soltanto dalla strenua opposizione al voto anticipato. “Sul piano della politica e della ragione, da almeno due anni viviamo un’anomalia assoluta: siamo l’unico paese al mondo che ha avuto due governi di segno opposto con il medesimo premier. Si sarebbe dovuti andare ad elezioni all’indomani della caduta del Conte 1. L’approvazione del referendum che ha ridotto il numero dei parlamentari ha creato una situazione radicalmente nuova: la prorogatio di Mattarella è pienamente legittima ma è impossibile ignorare il contrasto con il Parlamento che uscirà dalle urne del prossimo anno, in una struttura completamente diversa. A quel punto, adducendo anche ragioni d’età come ha fatto, per esempio, Papa Ratzinger, Mattarella potrebbe cedere il testimone”. Il presidente ha precisato che il mandato dura sette anni. “Non può dire né fare altrimenti, si vedrà”.

Chi era il suo candidato prediletto? A parte lei, beninteso. “Mario Draghi meriterebbe la presidenza della Repubblica. E’ una garanzia per l’Italia, infatti in questa fase io era tra quelli che auspicavano la sua permanenza a Palazzo Chigi per tranquillizzare i mercati e portare avanti l’attuazione del Pnrr”. In contrasto con Giorgia Meloni, dunque. “Su questo punto la pensiamo diversamente, io sono più attento all’economia e allo spread, penso che l’emergenza dell’Europa e della pandemia richiedano personalità straordinarie, come Draghi appunto”. Chi le ha proposto per primo il Quirinale? “Proprio Meloni, al termine di una piacevole conversazione, ad Atreju, insieme al ministro della Giustizia Marta Cartabia. La leader di FdI mi ha detto che voleva proporre un candidato liberale, a riprova del fatto che il racconto di un centrodestra accozzaglia di sovranisti, populisti e russofili è falso. E’ un pregiudizio. Le mie idee sulla Nato sono note sin da quando scrivevo, in pieno Sessantotto, sul giornale della Gioventù liberale”. Il leader della Lega Matteo Salvini ha proposto la creazione di una federazione del centrodestra, sul modello del Partito repubblicano Usa. “Mi sembra bizzarro che s’inizi a pensare ora a un nuovo partito o una riforma elettorale. Occorre al più presto una Costituente che disegni un nuovo modello di stato, funzionante e adeguato ai tempi che viviamo. La Costituzione, concepita settant’anni or sono, si fonda sul proporzionalismo e su un sistema di partiti forti, oggi i tempi sono cambiati, i partiti o non esistono più o sono estremamente volatili”.

Anche lei è presidenzialista? “Per l’Italia il sistema più adatto è il semipresidenzialismo alla francese, con doppio turno e ballottaggio. In Francia, sul finire degli anni Cinquanta, Charles De Gaulle fonda la Quinta repubblica non per interesse personale – si dimise subito dopo la prima sconfitta su un referendum – ma per il bene superiore della nazione: anche allora il sistema si era incartato e serviva una cornice istituzionale che desse stabilità e coerenza all’azione di governo contro un parlamentarismo inconcludente”. Il crollo dell’autorevolezza togata è una bella grana per il presidente della Repubblica che presiede anche il Csm. “Nell’ambito del Consiglio, il capo dello Stato ha poteri puramente formali, non operativi. Mattarella è stato un buon presidente, come i suoi predecessori. L’unico ad aver esteso i poteri presidenziali al cospetto della magistratura è stato Francesco Cossiga, e gli è costato un impeachment”. Salvini e Meloni sono alla rottura finale? “Mi auguro di no, l’indicazione di un candidato liberale atlantico europeista significa che la stessa Meloni è pronta a sposare tali idee. Analogo segnale viene dalla proposta di un autorevole giurista come Sabino Cassese. Tra i capi dei partiti serve un confronto franco, una discussione approfondita di carattere politico e ideologico”. Senta, ma lei da dove ha seguito il settimo scrutinio, quello che le ha conferito ben 64 preferenze? “Nello stesso ristorante in centro, a Treviso, dove ho tenuto il ricevimento di nozze quarantacinque anni or sono. Ero con mia moglie, abbiamo mangiato un antipasto al tartufo mentre la gente applaudiva”.

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