Un evento di Marion Le Pen a supporto di Vincenzo Sofo, suo compagno, alle elezioni europee 2019 (foto Ansa)

l'intervista

“La Lega? Un partito draghiano. Salvini faccia mea culpa", dice Vincenzo Sofo

Gabriele De Campis

L’europudeputato di Fdi, Mr. Le Pen: “Il Carroccio in Ue sta con le destre di Id mentre in Italia vira verso il centro. Meloni è la leader naturale della ricostruzione”. E sul rischio proporzionale: “Il centrodestra è maggioritario con ogni legge elettorale. Salvo che una nuova legge sia il viatico per allearsi con il Pd"

“La Lega è ormai un partito draghiano”. Vincenzo Sofo, europarlamentare di Fdi (eletto nel 2019 nel Carroccio e in passato vicino a Matteo Salvini), è stato inviato da Giorgia Meloni a Madrid al raduno di sovranisti organizzato da Vox con Orban e Morawiecki. “Salvini sbaglia dal 2018? Dopo le elezioni politiche - analizza Sofo con il Foglio - rilevai che non era l’inizio del ventennio populista, ma l’avvio della creazione del tripolarismo in Italia in chiave antisovranista. Bisognava attrezzarsi. Salvini ha fatto bene fino alle politiche con il fronte identitario, che ha stoppato la nuova Balena bianca, mentre dal 2019 le sue mosse, dopo la crisi del Papeete, hanno favorito la situazione odierna. La rielezione di Mattarella è l’ultimo tassello di una Lega che vira verso il centro, con Salvini slegato da una logica bipolarista, e da un centrodestra che aspiri a essere maggioritario e vincente”.

Che è successo a Madrid? “C’è stato solo un confronto organizzato da Vox con partiti aderenti a Ecr, Id, e Fidesz - su industria, ambiente, demografia e immigrazione. Non abbiamo discusso di fusioni: la Meloni non crede nel supergruppo sovranista e preferisce la destra conservatrice”. Sofo poi non risparmia una stoccata a salviniani: “Come si può da una parte estremizzarsi a Bruxelles mentre a Roma si sostiene un esecutivo di segno opposto? Il Carroccio in Ue difende Varsavia e Budapest sulla prevalenza del diritto nazionale, mentre il governo di Roma combatte queste tesi…”. E nel merito rivendica la strategia vincente della Meloni, che “con meno eletti di Id, è nel tavolo di governo del parlamento europeo, impedendo lo slittamento a sinistra del centro moderato. Alla luce della catastrofica operazione Quirinale, la Meloni è la leader natura della ricostruzione del centrodestra”. Sulle scivolose questioni di politica estera Sofo è prudente: “Sulla crisi Ucraina-Mosca le destre hanno posizioni differenti? Anche Draghi ha sentito Putin… Noi non abbiamo siglato posizioni ufficiali e In quella sede non abbiamo parlato della crisi orientale. Del resto in questi dossier prevalgono i posizionamenti geopolitici”.

Gli scenari futuri? “La Lega che attacca Fdi guarda al centro. Sta con Draghi e ingoia rospi: dai temi dell’immigrazione a quelli ella gestione sanitaria di Speranza. I leghisti erano stati i primi a chiedere dimissioni del ministro. Non vorrei avessero cambiato idea, come sulla Lamorgese…”, chiarisce ancora. Sofo però lascia ancora aperti spiragli per una ricomposizione: “La Lega moderata non impedisce una collaborazione con Fdi. Il tema è se questo spostamento verso il centrismo avviene per ricomporre il centrodestra o per essere una forza domani alleabile con il Pd”. Senza centrodestra, la Meloni corre il rischio di essere “lepenizzabile”? “Dell’argomento me ne intendo, - sorride il marito di Marion Le Pen-. Meloni marginale come una Le Pen italiana è una semplificazione infondata. L’esclusione del RN è figlia di un contesto culturale e di un sistema elettorale differente, mentre Giorgia è un ex ministro, Fdi governa decine di regioni, è centrale nel parlamento Ue. Siamo una destra governista”.

L’unità non deve però essere di facciata: “La vicenda Quirinale è l’epilogo di un centrodestra mero “cartello elettorale”, che si sfalda nei momenti topici. Salvini ora vuole rifare l’alleanza, dopo che poche ore prima l’ha sacrificata per accordarsi con la sinistra su Mattarella. Ecco, ci vuole una coerenza di fondo”. Intanto c’è lo spettro del proporzionale: “Conta l’uso che se ne vuol fare. Col qualsiasi sistema l’area moderata e di centrodestra avrebbe la maggioranza. Non vorrei che il proporzionale serva a qualcuno per rinnegare quello fatto fino ad oggi, e per cambiare schieramento”.

Tra Matteo e Giorgia intanto i rapporti sono congelati: “In politica il dialogo è sempre possibile, ma è Salvini che deve dare un segnale: è chi si è alleato con il Pd deve fare mea culpa per arrivare alle politiche con una proposta alternativa alle sinistre”. L’unità delle destre diventa così più difficile in Italia che in Francia? “Nel contesto transalpino gollisti e lepenisti si scontrano da sempre. Poi c’è la novità dirompente di Zemmour, inserito nello spazio tra una destra alternativa e i repubblicani spostati verso il macronismo. Insomma sull’unità del fronte antiprogressista, nonostante le ultime frizioni, noi sia avanti rispetto ai cugini d’oltralpe…”, conclude Sofo.