(foto Ansa)

Dopo la Merkel c'è il Cav. La spettacolare centralità di Berlusconi

Claudio Cerasa

In Germania, l’erede di Merkel  è Scholz. In Europa è Macron. E nel Ppe? Il ruolo centrale in cui si trova il Cav. illumina i limiti della destra europea e allontana il dopo Mattarella dalle mani di Salvini e Meloni

Se il tema lo si prende ragionando sul futuro della Germania, i dubbi naturalmente non ci sono: il successore di Angela Merkel si chiama Olaf Scholz, che ancora prima di diventare cancelliere tedesco ha fatto di tutto, anche i manifesti elettorali, per presentarsi di fronte agli elettori come l’erede di Merkel. Se il tema lo si prende ragionando sul futuro dell’Europa, anche qui i dubbi non sono molti: il successore di Angela Merkel, in attesa delle prossime elezioni, si chiama Emmanuel Macron, e la firma del Trattato del Quirinale non ha fatto altro che confermare la centralità della Francia in Europa, che al momento è l’unico paese ad avere nel suo arco due trattati di cooperazione rafforzata, uno con l’Italia e uno con la Germania. Se il tema lo si prende però da un angolo diverso, dall’angolo delle destre, dall’angolo del Ppe, si scoprirà, senza essere troppo paradossali, che l’unico leader in attività che resta alle destre europeiste coincide clamorosamente con l’immagine di un leader che le destre europeiste hanno impiegato anni ad accettare: Silvio Berlusconi.

Se ci si riflette un istante, si capirà facilmente che la spettacolare candidatura del Cav. al Quirinale arriva in una stagione molto complicata per le destre europee. Angela Merkel ha fatto un passo di lato. Sebastian Kurz si è ritirato dalla politica. La destra spagnola di Pablo Casado fatica. La destra francese in cerca di leader arranca. La destra tedesca in cerca di un’alternativa ad Armin Laschet zoppica. E attualmente, al Consiglio europeo, la destra del Ppe è rappresentata ai suoi massimi livelli dal premier greco Mitsotakis (gli altri capi di stato o di governo del Ppe che partecipano al Consiglio sono il premier cipriota, il premier croato, il premier lettone, il premier sloveno e il premier austriaco).

Il Cav., invece, resta lì, resiste, lotta, combatte, si diverte e tra i leader del Ppe di caratura europea è l’unico, per la disperazione ormai solo di Travaglio, a essere ancora in campo. Ovviamente, Berlusconi sa bene che la sua candidatura al Quirinale appartiene più alla dimensione del sogno che a quella della realtà, anche se amici del Cav. come Fedele Confalonieri suggeriscono di ricordare quante volte Berlusconi è riuscito a sorprendere i suoi  sostenitori. Ma la semplice possibilità che Berlusconi possa essere votato dal centrodestra come capo dello stato, possibilità che più o meno ogni giorno confermano sia Matteo Salvini sia Giorgia Meloni, ha contribuito a dare al Cav. una centralità che lo fa somigliare sempre di più a quello che era un tempo: il vero leader del centrodestra, si parva licet, e l’unico punto di equilibrio di una coalizione formata da leader che un tempo avevano provato a speculare sulla debolezza di Berlusconi (Fratelli d’Italia nasce da una scissione da Forza Italia, Matteo Salvini appena otto anni fa scriveva, testuale, che “non c’è un solo elettore o un solo militante della Lega disposto a riscommettere su un’alleanza con Berlusconi”) e che ora invece smettono di litigare solo quando il Cav. prende la parola.

Il Cav. svolge questo ruolo dall’alto di un consenso elettorale piuttosto basso, per il suo partito, ma lo svolge sapendo che nella partita per il dopo Mattarella il suo zampino sarà quello decisivo anche nel caso non proprio remoto (sorridiamo) in cui il suo nome non dovesse incontrare il consenso trasversale del Parlamento. E nella partita del Quirinale lo zampino il Cav. lo metterà nell’istante in cui sceglierà di fare un passo indietro dalla corsa per il Colle e in cui troverà un modo come un altro (al Cav. non manca la fantasia) per intestarsi quella che è destinata a essere l’unica carta che ha il centrodestra in mano per presentarsi unito all’appuntamento quirinalizio: convergere su Draghi provando a trasformare il passaggio dell’ex governatore della Bce al Quirinale in un successo politico di tutto il centrodestra. Sia di quello italiano, guidato dal Cav., sia di quello europeo, che in attesa di una nuova Merkel non può non rallegrarsi della spettacolare centralità del suo Cav.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.