Girotondo

Anche il mondo delle imprese vuole Draghi al Colle

Annalisa Chirico

Pragmatismo, statura internazionale, equilibrio: è grazie a queste qualità se il nome del premier circola tra i più accreditati nella corsa verso il Quirinale. E anche imprenditori e uomini d'azienda esprimono il proprio plauso all'ipotesi

Per l’imprenditore Lupo Rattazzi, figlio di Susanna e nipote di Gianni Agnelli, Mario Draghi è e resta il “professore dell’Mit” (Massachussets Institute of Technology, ndr) che la “congrega degli italiani a Boston”, negli anni Settanta, guardava con deferenza. Un ragazzo prodigio, studioso e determinato, attorniato da Premi Nobel e autorevoli economisti, da Franco Modigliani a Stanley Fischer. “Credo che Draghi sia la persona di cui nutro la stima maggiore in assoluto – dice Rattazzi al Foglio – E’ il servitore dello stato per eccellenza. Al termine dell’incarico alla Bce, avrebbe potuto lavorare per qualunque banca d’affari e guadagnare soldi a palate invece ha scelto di trascorrere questa fase della sua vita servendo lo stato. Probabilmente una sua eventuale elezione a febbraio sarebbe il modo migliore per assicurarlo alla nazione per i prossimi sette anni. Del resto, negli ultimi tempi ci siamo resi conto di quanto sia importante il ruolo del Quirinale. Il settennato di Sergio Mattarella ha svolto un ruolo decisivo nei mesi del governo gialloverde e nel pieno della crisi pandemica. Dal colle più alto Draghi sarebbe la garanzia di cui l’Italia ha bisogno, la sua figura avrebbe un impatto inestimabile sul brand Italia nel mondo. L’occidente ha avuto capi di stato pittoreschi e discutibili, su Draghi non ci può essere discussione. A me fa ridere la sparuta minoranza che lo definisce ‘uomo delle banche’: chi dice così ignora la differenza tra banche centrali e commerciali. Draghi conosce come pochi la macchina dello stato e, in particolare, quella che si occupa di politica economica. Aver governato la moneta, secondo me, è un atout eccezionale per un presidente della Repubblica. E poi il presidente incarna i migliori valori italiani, è un esempio per i giovani. Il messaggio è: se studi e ti sacrifichi, potrai dare un contributo alla nazione. E’ un simbolo di riscatto”. 


Per Bruno Ceretto, che nelle Langhe ha creato l’impero del Barolo, oggi guidato dalla figlia Roberta, “a Palazzo Chigi il premier si comporta come un padre giusto e autorevole, perciò al Quirinale sarebbe il nonno perfetto, l’unico capace di guidare con equilibrio e saggezza questi italiani a dir poco fantasiosi. Dal colle più alto sarebbe una bussola e trasmetterebbe messaggi importanti per il paese, soprattutto nel campo della salute e dell’istruzione, laddove la crisi pandemica ha mostrato i punti fragili del nostro sistema. I partiti potrebbero dar vita a una nuova maggioranza in Parlamento con chi ci sta, guidata magari da una figura tecnica come l’attuale ministro dell’Economia Daniele Franco, persona competente e laboriosa che, dalla cabina di regia del governo, sta dando prova di un’ottima capacità gestionale”. 


Per Paolo Scudieri, presidente di Adler Group, “Draghi merita enorme stima, è l’italiano perfetto per il Quirinale, ancor più dopo la sua azione di questi mesi, in una fase di ripresa nazionale che ha potuto contare sulla sua autorevolezza. Ha calcato il palcoscenico del mondo. Mi piacerebbe che potesse avere delle deleghe maggiori, cioè che il presidente della Repubblica potesse svolgere ruoli più forti ma ciò attiene alla Costituzione e alla riforma in senso semi-presidenziale attesa da anni. Sarebbe una novità assoluta che i cittadini possano eleggere direttamente il presidente della Repubblica conferendogli anche poteri di governo e non solo di indirizzo”. Nel caso di elezione quirinalizia per Draghi, che succede a Palazzo Chigi? “La velocità che il presidente Draghi ha impresso all’azione di governo è incredibile, credo che mai nessun altro governo sia stato tanto incisivo in un lasso di tempo breve. Ciò che conta è che l’Italia tenga fede al cronoprogramma negoziato con la Commissione europea, dobbiamo rispettare le scadenze e raggiungere gli obiettivi fissati in Europa per essere forti e credibili”. 


Per Alessandro Banzato, presidente di Acciaierie venete, alla guida di Federacciai dal 2018, “l’idea che si crei un vuoto a Palazzo Chigi desta preoccupazione tra gli imprenditori perché il presidente Draghi sta lavorando bene, ha messo a terra il Pnrr e procede spedito su riforme improcrastinabili. Nel caso di sua elezione al Quirinale, è auspicabile che, da qui al termine della legislatura, una figura come il ministro Franco assuma le redini dell’esecutivo. Franco sarebbe perfettamente in grado di sostituire il premier e di seguire i dossier sul tavolo senza far perdere velocità all’azione di governo”. Insomma, Draghi for president? “A Palazzo Chigi sta facendo bene ma è chiaro che non è facile governare con i partiti che si danno battaglia o con i sindacati che innalzano muri. In ogni caso, tra un anno si andrà a votare. Se Draghi lascia Palazzo Chigi, è bene augurarsi che diventi il presidente della Repubblica per i prossimi sette anni. Posto che il presidente Sergio Mattarella ha saputo affrontare una fase complessa tenendo unito il paese, Draghi porterebbe un suo tratto distintivo: la statura internazionale, le sue conoscenze transatlantiche, il fatto che oggi goda all’estero di una autorevolezza che all’Italia mancava da decenni. I rapporti con l’Europa e la realizzazione del Pnrr sono indissolubilmente legati alla figura di Mario Draghi”. 


La pensa così anche Carlo Eleuteri, proprietario di gioiellerie a Roma, Milano, New York, Venezia e Cortina: “C’è  un fattore umano da non trascurare. Draghi è un decisionista, insofferente ai giochini di palazzo. E’ un pragmatico. E poi ha manifestato un’attenzione vera verso i giovani, anche nel confronto con i sindacati. Il Quirinale è il posto per lui, l’Italia merita Draghi sul Colle più alto per il prossimo settennato. Non mi preoccupano gli equilibri politici: se ne comporrebbero di nuovi. Per quanto in Parlamento nessuno voglia sentir parlare di elezioni anticipate, è un’opzione da prendere sul serio, in democrazia i partiti non dovrebbero mai sottrarsi al giudizio del popolo”. 


Per Gianluca Landolina, ad di Cellnex Italia, “usciamo lentamente da una crisi planetaria senza precedenti. Siamo il paese destinatario del più robusto sostegno economico nell’ambito del Recovery Plan europeo. In uno scenario simile la presenza di Draghi al Quirinale darebbe un impulso decisivo alla rinascita sociale, economica e politica dell’Italia”. 


Per Sergio Scorza, presidente e fondatore di Ses, gruppo leader nel settore delle tecnologie avanzate, “Mario Draghi ha già dimostrato grandi capacità prima in Europa, alla guida della Banca centrale europea, dove ha salvato l’euro nonostante la pressione avversa di paesi come la Germania. Adesso, come primo ministro, ha messo il paese sui binari giusti, sia sul fronte del Pnrr sia della campagna vaccinale. Non esiste una scelta più autorevole”. 

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