Il retroscena

Salvate il generale Figliuolo: rischia di rimanere fuori dalle nomine della Difesa

Ad aprire le danze sarà la sostituzione del segretario generale del ministero e poi tutte le altre a cascata. Corsa accidentata per il nuovo capo di stato maggiore

Simone Canettieri

Entro la prima decade di ottobre si apre il valzer degli incastri ai vertici delle Forze armate. Le ambizioni del commissario anti-covid

Salvate il generale Figliuolo. È al centro del risiko delle Forze armate e dopo aver vaccinato quasi tutto il paese adesso gli servirà una bella iniezione di speranza per non rimanere fuori dal grande gioco delle nomine. Tutto si muove intorno a lui, Francesco Paolo Figliuolo, l'alpino che viene dal comando logistico dell'Esercito, nominato dal governo Draghi commissario straordinario contro il Covid.

 

A forza di salvare la Patria, rischia di non salvare se stesso. Proprio alla vigilia del via libera alla terza dose, si apre un domino di posizioni che, per cause di forze maggiori, potrebbe tenerlo fuori da una promozione conquistata sul campo, coram populo. 

 

  

Ad aprire le danze di questa guerra sotterranea di cordate e stellette sarà la nomina entro la prima decade di ottobre del nuovo segretario generale del ministero della Difesa: il sostituto di Nicolò Falsaperna. Si tratta di una posizione apicale, con un enorme potere di spesa. È colui che mette la firma, per banalizzare, su tutti gli acquisti degli armamenti, una sorta di ministro delle Finanze per il mondo dei graduati.
    
Premessa doverosa per districarsi in tutto questo ginepraio: nelle Forze armate vige la regola dell'alternanza tra corpi per garantire a tutti (Esercito, Marina, Aeronautica) la giusta rappresentanza.  

  
A cascata si arriva così al vero match che si sta giocando nella discrezione scalpitante di questi apparati cruciali per l'Italia: è quello che riguarda il capo di stato maggiore della Difesa, il vertice di tutta la piramide. Questa posizione al momento è ricoperta da Enzo Vecciarelli, proveniente dall'Aeronautica. 

  

Sempre in un'ottica di turn over adesso toccherebbe alle giubbe bianche della Marina militare, soluzione benedetta anche dalla presidenza della Repubblica che, da Costituzione, è a capo delle forze armate (tutto si tiene nel perimetro di questa cornice istituzionale: non va mai dimenticato). 

  

Il candidato naturale sarebbe - condizionale d'obbligo - l'attuale capo di stato maggiore della Marina Giuseppe Cavo Dragone.  Ma c'è un problema: ha raggiunto i limiti d'età e dunque per promuoverlo servirebbe una legge ad personam in grado di posticipargli la pensione di almeno due anni. In alternativa, seguendo la logica dell'alternanza, ci sono due ammiragli: Enrico Credendino, attualmente comandante in capo della squadra navale della Marina militare e Dario Giacomin, vicesegretario della Difesa, il numero due insomma di Falsaperna. Di cui, attenzione, potrebbe prendere il posto, cambiando così il gioco delle nomine che si basa sull'alternanza di divisa.

   

E qui ritorna Figliuolo: dopo aver messo in sicurezza l'Italia dalla pandemia la guida dello Stato maggiore della difesa per lui sarebbe il giusto premio, il coronamento di una carriera. Dalla sua parte ha dosi di sponsor in quantità: dal presidente Sergio Mattarella al premier Mario Draghi. Ma anche solidissimi rapporti con i governatori leghisti del nord, così come un rapporto molto assiduo, raccontano, con Matteo Salvini e Antonio Tajani.

 

Ma come farebbe Figliuolo a salutare tutti, di botto, senza aver prima terminato la campagna di vaccinazione per assurgere a questo incarico? L'operazione appunto sembra difficile, a meno che non si congeli tutto il meccanismo in attesa che la pandemia sia soltanto un brutto ricordo. Complicato. E così per lo stato maggiore della Difesa si fa largo un'altra ipotesi: Pietro Serino, già capo di gabinetto dei ministri Pinotti, Trenta e Guerini e attualmente capo dello stato maggiore dell'Esercito. Ma anche questa sarebbe una nomina che taglierebbe fuori Figliuolo, e forse sarebbe davvero troppo. Fonti vicino al dossier fanno notare che in questo caso i due ruoli, capo di stato maggiore dell'esercito e commissario anti Covid, potrebbero essere compatibili per Figliuolo. Si tratta di dividere al meglio i ruoli con una squadra di numeri due all'altezza.

 

Le stellette che si muovono nell'ombra alla ricerca di un giusto tributo sono moltissime. Tra queste c'è il generale Luciano Portolano: un operativo, abituato a stare in prima linea. Sia da capo del Comando operativo di vertice interforze (Covi), ovvero del centro di raccordo supremo dei vari corpi impegnati nelle missioni all’estero, sia come coordinatore delle recenti operazioni di rimpatrio degli italiani all'aeroporto di Kabul. Portolano, che gode della stima di Forza Italia ma anche del M5s coltivati dall'ex sottosegretario Angelo Tofalo, potrebbe andare a presiedere il Brunssum, comando militare della Nato che si trova nella cittadina dei Paesi Bassi. Ma nessuno si sente di precludergli altri avanzamenti, sempre intorno ai vertici della Difesa. Stesso discorso per Carmine Masiello, di ritorno dall'esperienza come vicedirettore generale del Dis e molto stimato dagli ex premier Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. La partita è appena iniziata: sono tutti convocati e nessuno si sente un eroe per caso. A partire appunto dal generale Francesco Paolo Figliuolo.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.