Ignazio La Russa (foto LaPresse)

l'intervista

La Russa: “A Kabul un disastro annunciato. Ma la guerra fu giusta”

Luca Roberto

Parla l'ex ministro della Difesa: "Il ritiro dall'Afghanistan? Da Obama in poi tutti hanno delle responsabilità, ma Biden ha sbagliato tutto. Non siamo andati lì per distribuire acqua minerale, ma per un'operazione militare: qualcuno ancora non l'ha capito"

Quello in Afghanistan è un disastro annunciato, di lungo corso. E le responsabilità ce le hanno tutti, da Obama a Trump a Biden, che però ha moltiplicato per dieci gli effetti nefasti dando vita a un’evacuazione vergognosa”. Ignazio La Russa guarda a quanto sta accadendo in queste ore a Kabul: le esplosioni, i morti, la ritirata confusa dal medioriente, e alla semplificazione oppone la razionalità dell’esperienza. “Erano almeno dieci anni che gli americani pianificavano di far rientrare le loro truppe, un’ipotesi in campo già quando ero io ministro. Ma immaginare che l’esercito afghano potesse resistere senza istruttori era un’utopia e lo sapevano tutti”, dice il titolare della Difesa dal 2008 al 2011. 

La Russa parla con cognizione di causa. La realtà del paese l’ha toccata con mano, è stato a Herat dopo che un attentato uccise cinque militari italiani, ha visitato più volte i nostri contingenti. Non ha quindi voglia di eludere la questione di fondo innescata dall’escalation agostana. Quella del 2001, dice, fu una guerra condotta con un obiettivo preciso, inequivocabile. “All’epoca l’intervento in Afghanistan fu giusto. Si pensò di andare a combattere per evitare che diventasse un grande campo di training per il terrorismo internazionale. E credo che il principale risultato sia stato quello di evitare una crescita esponenziale dell’estremismo jihadista”, spiega il vicepresidente del Senato. “Il problema è che la guerra in Afghanistan è sempre stata vittima di un equivoco: e cioè di chi la considerava, spesso a sinistra, un’operazione umanitaria e non un’operazione militare. Ma non è che andassimo lì a distribuire acqua minerale ai bambini. Io per primo porto addosso il peso delle 53 vittime che ha dovuto subire il nostro paese. In Italia ci ricordiamo dei militari solo quando spunta il generale Figliuolo”. 

Se si è arrivati a questo epilogo è anche perché gli Stati Uniti hanno oramai da tempo abdicato alla leadership in medioriente. Perché addossare tutte le colpe a Biden quando è con Trump che si è stilato un crono programma per il ritiro delle truppe? “All’epoca dell’amministrazione Trump non ho condiviso gli accordi di Doha, che legittimarono i talebani. Anche ne capii le ragioni di realpolitik. E però Biden, con quest’uscita scellerata dal paese non può che essere considerato il primo responsabile. Pensi cosa sarebbe successo se lo avesse fatto Trump! Non ci si sarebbe limitati a una condanna politica”, spiega ancora pazientemente la Russa. “Aggiungo anche che se l’America si defila il problema sussiste solo perché l’Unione europea è troppo debole. Su questo la penso come il generale Graziano: questa sarebbe la congiuntura perfetta per dotarsi di un esercito comune. Ma temo che sarà un’altra occasione persa. Berlusconi, almeno a livello teorico, ci andò molto vicino con un primo accordo con la Francia”. 

L’altro grande tema è l’avanzata, sullo scacchiere internazionale, di paesi come Cina, Russia e Turchia, che a seguito del vuoto americano hanno già preso a esercitare la loro influenza. “Uno scenario che giudico negativamente”, dice ancora l’ex ministro. “Anche se credo che un’interlocuzione con questi paesi sia doverosa per risolvere questioni così grandi. Draghi si sta spendendo a livello internazionale proprio per coinvolgere questi attori? Fa bene, e non ho problemi a dirgli bravo”. Cos’è, in definitiva, che abbiamo sbagliato in questi vent’anni per scatenare questo gigantesco collasso afghano? “Forse l’idea che potessimo andare oltre alla salvaguardia dei diritti civili. Le condizioni per instaurare la democrazia non c’erano. Ma quel che abbiamo fatto con i nostri uomini non è stato invano”.

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