Mario Draghi (foto Ansa)

il viaggio

Draghi a Bologna è un omaggio ad Andreatta (e alla sinistra)

Carmelo Caruso

Il presidente del Consiglio arriva in città per intitolare un'aula della Bologna Business School all'ex ministro e accademico, anima spirituale di Letta e compagno di Prodi. E' un'intesa che si salda tra il Pd e il capo del governo 

Bologna. La sinistra l’ha capito? Non è solo un viaggio istituzionale ma l’omaggio a una tradizione, a un uomo che è il lungo filo rosso fra sinistra e cattolicesimo. È il braccio teso di governo. Mario Draghi arriva infatti in questa Bologna , a Villa Giastavillani, nei colli, dove l’aria è più fresca e i pensieri più puliti. L’occasione è l’intitolazione dell’aula magna della Bologna Bussiness School a Beniamino Andreatta, anima spirituale di Enrico Letta, compagno di Romano Prodi. Ma è davvero solo questo? 

 

 

Ci sono appunto Prodi, Letta, il cardinal Zuppi. Il Pd, che qui è il partito scientifico, il partito che vincerà le elezioni comunali, viene lunsingato a casa dal premier. I bolognesi che eleggeranno il candidato Lepore avrebbero desiderato che la destra candidasse Galeazzo Bignami, altro dirigente di cui si parla benissimo, ultimo coordinatore scelto da Giorgia Meloni. Ma questo non è altro che margine. Bologna non è per nulla preoccupata delle piroette di Salvini, della doppia Lega. La sinistra qui trova il suo orgoglio di partito responsabile e chiede a Letta di tenere stretto Draghi. 

 

 

 

Dice il sindaco Merola: “È l’uomo che ci serve”. Stessa opinione quella di Stefano Bonaccini. C’è un’intesa che oggi si salda . È quella tra Pd e l’uomo della provvidenza. È la promessa che solo un partito può assicurare fedeltà e buon senso. Cosa si dice dalle parti del Pd? Che serve avere Draghi fino al 2023, che Salvini ha fatto una scommessa sulla tragedia dell’Afghanistan. Punta sul grande sbarco, pensa che tornerà la sua epoca. Nel none di Andreatta, a Bologna, si brinda ai responsabili.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio