La melassa del video-abbecedario di Giuseppe Conte

Valori e musica for dummies. Cinque minuti cinque di pura noia e didascalie. È il nuovo M5s

Maurizio Crippa

Nuvole in slow motion e fly-cam (o è un banale drone?) su colline gialle di grano. Musica ambient. E subito la memoria si inceppa: me la ricordavo diversa, la colonna sonora al glucosio negli spot Mulino Bianco di Wim Wenders. Acqua chiara, laghi blu e boschi verdi. Un cervo con le corna. La memoria sgomita: ma quale Wenders, è lo spot di Gabriele Muccino per le clementine di Calabria. Poi una voce, quella voce: “Siamo ciò in cui crediamo”. Forse è Dio, nei Dieci comandamenti di Cecil B. DeMille. Flora, fauna e niente cemento. Una turista a fiori vaga in un sito di  beni culturali. Una mano sfoglia un libro, il dettaglio di un computer. “Diritto alla conoscenza”, sussurra la voce (niente da fare: il Dio di DeMille mai avrebbe detto una scemenza simile).

 

Ci siamo! E’ Piero Angela che ci guida dentro a Quark, la via educational alla democrazia. O invece no, è Alberto: le meraviglie d’Italia, il piacere della scoperta, “i beni che appartengono a ciascuno di noi”. Ma va là, quella voce strascicata non ha niente della divulgazione muscolare di Alberto  Angela. E poi quelle parole misteriosofiche, quegli accumuli senza senso: “ecologia integrale”, “benessere eco-sostenibile”, “ricerca scientifica democratica riproducibile”, “economia eco-sociale di mercato”. Supercazzole allo stato puro su un rutilante accumulo di immagini di default. Eccolo, è Roberto Giacobbo: tra poco spunteranno i templari, ma con la piattaforma per la democrazia diretta.

  
Invece è Giuseppe Conte, il “leader in pectore” dei nuovi cinque stelle che in attesa del voto su  SkyVote s’è inventato regista e divulgatore in stile Voyager dei nuovi valori del Movimento. Il risultato, diffuso sui social, non poteva essere più disarmante, annoiante, ma allo stesso tempo più aderente, calzante, all’estetica del grillismo risciacquato in acqua contiana. Un’estetica da depliant della pro loco. Un programma politico for dummies, un video didascalico a prova di casalinga di Voghera. Dici “ambiente” e mostri una pala eolica; “futuro”, e l’immagine è un plastico di grattacieli a metà tra Bruno Vespa e Stefano Boeri; dici giustizia sociale e c’è una mano con un cartello con un cuore (un ideogramma giapponese?); c’è una mamma flou con bambino (mica saranno omofobi?). La “pace” è una famigliola nei campi: e qui siamo alla confusione tra irenico e bucolico. L’ideogramma per “democrazia” è un megafono, chissà che ne direbbe Malevic. La melassa del “leader il pectore”, soprattutto, è un video che dura cinque minuti cinque. Uno per ogni stella, “le cinque stelle del movimento”.

   

Sui social, dove la capacità di attenzione non supera il minuto e mezzo. Cinque minuti formato abbecedario che Muccino avrebbe impaginato meglio del neorealista di Volturara Appula. Dopo tre minuti, si addormenterebbe pure l’auto reggente Vito Crimi, che già se la ronfava in Parlamento quando ancora era l’epoca frizzante dell’apriscatole. In attesa di immagini più eccitanti, si chiude sulle parole: “E’ importante avere cura delle parole, perché le espressioni verbali aggressive equivalgono a comportamenti violenti”. Ma anche un bel vecchio “Vaffa”, come ci starebbe bene.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"