la regione esoterica

Il falò Calabria: dopo due candidati bruciati il Pd pensa al ticket Irto-Ferrara

Si torna all'inizio. Ma una parte del M5s vuole andare con De Magistris

Carmelo Caruso

Il Pd torna a bussare alla porta di Irto. Il M5s propone Dalila Nesci e Laura Ferrara. Tutto come prima. Si rivede a Reggio Calabria pure Francesco Boccia. La soluzione? Un ticket Pd-M5s. Tutto questo caos per avere i voti dei grillini che, in regione, valgono poco più del 2 per cento

Facciano qualcosa di intelligente. Non facciano più nulla. Meglio non candidare più nessuno se il risultato è continuare a bruciare candidati. Meglio niente ma non questo. Cosa aveva detto Enrico Letta quando è tornato in Italia e accettato di fare il segretario del Pd? “Cerco la verità”. Perfetto. Perché il Pd non la dice? Abbia il coraggio di dire che in Calabria “vincere le elezioni regionali era difficilissimo ma grazie al nostro indefesso impegno faremo in modo che sia impossibile”.

 

Di Nicola Irto, il primo candidato (ritirato) del Pd in regione si è scritto tanto. Il ritiro (secondo) di Maria Ventura è cronaca. L’ennesimo viaggio di Francesco Boccia, il responsabile Enti locali del Pd è notizia delle ultime ore. Si trova a Reggio Calabria. Cosa è andato nuovamente a fare? La cosa più scontata. Sta cercando di convincere Irto “la nostra punta di diamante” (così lo aveva definito Letta) a ripresentarsi come se nulla fosse accaduto dopo che dal partito gli hanno spiegato con tono serio: “Caro Nicola, in Calabria serve una donna per favorire un accordo con il M5s”.

 

E non si può dire che non le abbiano individuate. Erano due. Anna Falcone e per ultima l’imprenditrice Ventura. Ecco il saldo. Una (Falcone) si è candidata ma a fare la vicepresidente di Luigi De Magistris. Niente di più normale. Si era in passato già schierata con Leu e con la lista di Ingroia. De Magistris l’ha nominata nel cda della partecipata Bagnoli Futura. La conosce più del Pd e non si capisce perché il Pd abbia dunque pensato a lei. Ma andiamo avanti. L’altra (Ventura) ha capito come sarebbe finita e ha annunciato: “Ci ripenso. Vi ringrazio. Me ne vado”. Tutto questo perché? Perché il Pd “in Calabria vuole vincere”. E come si vince? Risposta: “Con un’alleanza con i 5s e le Sardine”. Sono le stesse Sardine che hanno reso la vita difficilissima alla Ventura la cui “colpa” era essere una donna d’impresa. Per inseguire un movimento sbandato, il Pd ha già perso due candidati. Per ascoltare Giuseppe Conte, uno che ha trattato per conto del M5s ma che di fatto è il leader “lo diventerò”, non ha né un candidato unitario e neppure uno di partito. Ma il peggio non è questo.

 

Il peggio è che alcuni parlamentari calabresi del M5s si sono messi in testa che correre con De Magistris non sarebbe poi così male. Letta lo sa? E’ il suggerimento avanzato da Anna Laura Orrico e Alessandro Melicchio. Sono due deputati di Cosenza. Non sono né stupidi né particolarmente abili. Fanno politica. La fanno solo a scapito del Pd. Lo fanno perché in Calabria ormai chiunque può proporre soluzioni. Un movimento, che non sa quale sia adesso la sua natura, riesce ancora a condizionare le scelte di un partito importante come è il Pd. E uno direbbe: hanno una loro idea. Le cose non stanno così. Si muovono in ordine sparso. Ognuno negozia qualcosa per qualcuno. Cosa propone infatti un’altra area del M5s tanto da infastidire sia Orrico sia Melicchio e minacciare: “Andiamo con De Magistris?”. Lo scambio. Propongono al Pd: “Come candidato governatore scegliamo una donna del M5s e come candidato sindaco di Cosenza un uomo del Pd”.

 

Le possibili candidate del M5s alla Regione sarebbero due: la sottosegretaria Dalila Nesci e l’europarlamentare Laura Ferrara. Stiamo parlando di un movimento che alle scorse elezioni comunali di Reggio Calabria, quelle vinte dal Pd, ha preso il 2,4 per cento. Una forza, si fa per dire, “determinante”. Ce ne sarebbe abbastanza per fare rispondere al Pd: basta, si va avanti a modo nostro. E invece no. Cosa fa il partito di Letta? Lavora a un ticket Irto-Ferrara che diventerebbe Ferrara-Irto perché “sarebbe meglio una donna presidente ...”. Fa insomma dipendere la sua decisione da quella del M5s, un movimento che a causa dei suoi contenziosi legali potrebbe perfino non presentare mai una lista. Chiunque si chiamasse Irto si sentirebbe offeso due volte. E se solo il Pd si volesse un po’ più di bene caccerebbe dal tavolo (delle trattative) questi “signori due per cento”. Si sta in pratica utilizzando questa regione per pratiche esoteriche. In Calabria non si sta infatti più cercando un nome giusto ma si continua a rievocare lo spirito defunto del “grande” governo giallorosso. Spiritismo.

 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio