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Opposti e vicini

Occhiuto&Spirlì, ai due poli del duetto che corre a destra per la Calabria

Per il Cav. è il ticket delle meraviglie, per Salvini una "squadra"

Marianna Rizzini

La fisiognomica li separa (uno lungo lungo, l'altro compatto). L'amore per la Calabria li unisce

Già dai nomi – Occhiuto&Spirlì – l’effetto “ticket delle meraviglie” per la corsa alla presidenza della Regione è assicurato, per non dire della fisiognomica. Questo pure devono aver pensato nel centrodestra, in terra di Calabria, dopo settimane di tentennamenti e discussioni sui candidati alle amministrative, come quasi ovunque lungo la penisola (anche se Roberto Occhiuto, capogruppo di Forza Italia alla Camera, si era dato per ufficialmente candidato giorni prima che arrivasse l’investitura ufficiale).

 

E dunque, a guardarli, li si immagina immediatamente sullo schermo come inscindibile duetto di opposti, i candidati governatore e vicegovernatore Occhiuto e Spirlì. Non proprio un duetto alla Stanlio e Ollio, ché di politica e non di gag si tratta, ma il physique aiuta l’immaginazione: uno, Occhiuto, è lungo lungo e magro magro, l’altro, Spirlì, governatore reggente, è compatto, e della compattezza di cui sono fatte le idee che non sbalordiscono il borghese ma lasciano a volte attoniti gli astanti (ultima in ordine di tempo l’uscita su Benito Mussolini “fautore di rivoluzione sociale”). Quanto Occhiuto è compassato, tranne quando si scalda per dire che i voti della ’ndrangheta “fanno schifo”, tanto l’altro, Spirlì, ribalta all’occorrenza i toni solitamente informali per spiegare la sua decisione di fare da “spalla”, pur senza candidarsi governatore, con la necessità di far precipitare il Pnrr a Gioia Tauro (vedi le trattative con il porto), motivo per cui assicura la sua “presenza in cava, per così dire, fino all’ultimo momento”.  

  
Da dove vengono e dove vanno, i due? Occhiuto, deputato e giornalista, è fratello d’arte, ché il fratello Mario è stato a lungo sindaco di Cosenza. Dopo anni casiniani (nel senso di Pier Ferdinando Casini, verso cui Occhiuto aveva virato dopo alcuni screzi con la Forza Italia locale), è poi tornato alla prima casa azzurra. Si è candidato al grido di “la Calabria non è ingovernabile e questa sfida è quella più entusiasmante per chi è nato in questa terra. Partiremo dalla Sanità e fin quando non si deciderà vogliamo commissari che capiscano di Sanità. Abbiamo avuto poliziotti, generali. Basta: o ci risanate la Sanità o mandate gente esperta che assicuri a chi va in ospedale la possibilità di essere curato allo stesso modo”.

 

Spirlì, invece, già attore e autore televisivo, cattolico e omosessuale che attacca “la lobby gay”, vicino alla Lega dopo un percorso in Forza Italia e in Fratelli d'Italia, partiti dove è stato responsabile alla Cultura, si è trovato a dover guidare la Calabria dopo la morte della compianta governatrice Jole Santelli, di cui era assessore e amico. “Mai avuto problemi in Calabria”, ha detto, raccontando in un’intervista a Klaus Davi di essere cresciuto “in piena armonia con due genitori meravigliosi” che lo hanno “pienamente accettato”, ragion per cui vuole “sfatare i pregiudizi verso il Sud ‘omofobo’ che ha prodotto tre governatori omosessuali: Nichi Vendola, Rosario Crocetta e Nino Spirlì”. Quando è diventato reggente, Spirlì si è raccomandato direttamente al Cielo: “Invoco la Benedizione del Signore e mi affido alle amorevoli cure della Santa Vergine Immacolata. Accompagnatemi solo con le Vostre preghiere. Grazie. Dio vi voglia bene”. Non sopporta i cronisti che, durante i giorni duri della pandemia, “si sono appostati davanti agli ospedali per filmare magari cadaveri come sul fiume Gange”. 

 
Sicurissimo della tenuta e della forza del ticket Occhiuto-Spirlì è Silvio Berlusconi (“vinceremo e governeremo una regione bellissima”, ha detto). Infervorato anche Salvini, in veste di federatore sorridente che riserva gli slogan “law and order” alla sua versione internettiana: “La Calabria non ha bisogno di un uomo ma di una squadra”, ha detto con insolita flemma. Ora tocca a loro, i candidati, in duetto attraverso l'estate pre-elettorale. 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.