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Così l'eredità “dello zio d'America” può aiutare il welfare. Esempi europei

Maurizio Crippa

800 miliardi: e’ la ricchezza delle famiglie “estinte”. Come usarla

Giù le mani dal sudato gruzzolo lasciato dal babbo, dalla casa dei nonni. No invece, facciamo di una parte di quel gruzzolo una dote per i diciottenni italiani, prelevando soltanto l’un per cento a chi riceve un’eredità superiore a cinque milioni. A spegnere sul nascere le consuete scaramucce in tema di tasse di successione ci ha pensato il missile contraereo di Mario Draghi, praticamente in tempo reale: “Non è il momento prendere soldi ai cittadini, ma di darli”. Una discussione nemmeno iniziata e già sprecata, al solito. Eppure l’argomento esiste, basta guardare all’estero per accorgersene. Quanto sarebbe stato più interessante – e con un po’ di coraggio anche produttivo – se Enrico Letta, invece della solita proposta da vecchia sinistra (destinata a ottenere molte risposte rapaci, niente a che vedere con quella di Draghi) avesse provato a ragionare su un’altra idea, che del resto è realtà anche nella “sua” Francia. In materia di imposte di successione, l’argomento più interessante è questo: il destino dei patrimoni “estinti” e la loro possibile utilità sociale.

 

Lasciamo da parte la casa dei nonni, le eredità dirette e del secondo e terzo grado di parentela: non di questo si parla. Del resto, basta fare due conti anche sulla proposta di Letta: non sono quelli i soldi che aiuteranno i giovani, e non c’è bisogno che lo siano. Conviene invece riflettere sul fatto che l’Italia dorme su un patrimonio immenso, silente, che potrebbe finire disperso e che invece potrebbe essere rivitalizzato a scopi filantropici o per finanziare il welfare gestito dal Terzo settore. Senza essere buttato nel calderone della spesa pubblica, che giustamente non piace a nessuno. Secondo una stima realizzata qualche anno fa da Fondazione Cariplo, incrociando i dati dell’Istat sulla ricchezza delle famiglie italiane e sull’aspettativa di vita, entro il 2030 in Italia esisterà una ricchezza superiore agli 800 miliardi in capo a “famiglie estinte”.  Per meglio dire: patrimoni che non avranno eredi diretti, nei primi gradi di parentela, per via della minore natalità e dell’invecchiamento della popolazione. Nella maggior parte dei casi, saranno contesi e distribuiti tra parenti ormai privi di una relazione familiare reale: il quarto, quinto, sesto grado di parentela. Aventi diritto per i quali un’eredità di dimensioni cospicue (si parla qui di patrimoni sostanziosi) è la classica vincita alla lotteria, lo zio d’America che non si sapeva di avere.

 

In paesi come la Francia e il Belgio (tralasciando il confronto sui livelli di tassazione) questo tipo di eredità è sottoposto da tempo a una differente logica di trattamento, con l’esplicito (e accettato) intento di regolare gli effetti di ciò che viene definita come una “lotteria sociale”. Come funziona? Diminuendo il rapporto di parentela, aumenta il livello della tassazione: 40, 60, fino all’80 per cento, in Belgio, per il sesto grado. Ma c’è un però, fondamentale. Ed è quello che ha spinto la Fondazione Italia Sociale – un ente di diritto privato compartecipato tra lo stato e 30 grandi imprese italiane, guidato dall’imprenditore-operatore del non profit Enzo Manes – a elaborare un disegno di legge in proposito. L’idea è questa: in Francia, in Belgio, questa elevatissima aliquota ha un’alternativa: o viene pagata, o il beneficiario dell’eredità può destinarla a finanziare scopi sociali. Scuole, musei, ospedali, enti benefici e non profit. Decidendo (e controllando) la destinazione della donazione. Inoltre, accettando questa opzione, la tassa pagata sulla parte rimanente verrà calcolata con l’aliquota più bassa, garantendo un migliore rendimento.

 

In Italia, spiega Manes, anche ipotizzando un’aliquota massima al 40 per cento, la massa di ricchezza “estinta” che tornerebbe a circolare con nuova destinazione sarebbe enorme. “La differenza tra l’attuale di aliquota e il 40 per cento ipotizzato potrebbe liberare risorse, nel prossimo decennio, fino a 269 miliardi”, secondo i calcoli della Fondazione. Va notato, inoltre, che l’attenzione “benefica” verso questa massa di ricchezza estinta si sta già sviluppando presso fondazioni ed enti benefici: molti hanno già creato protocolli per predisporsi a ricevere eredità (o parti di eredità) invitando all’adesione volontaria chi nei prossimi anni sa di poter lasciare sostanze “libere”. Regolamentare o favorire questa logica sarebbe utile a un paese per vecchi come l’Italia. “Chi direbbe ragionevolmente di no?”, si chiede Manes. “I paesi che applicano questo principio stanno ottenendo buoni risultati e la possibilità di finanziare opere concrete, con una parte della ricchezza piovuta dallo zio d’America, convince le persone molto più di una tassazione avvertita come predatoria”. E’ un’idea che potrebbe piacere persino a Mario Draghi (che, nella sua risposta, è sembrato badare più al momento che al principio). Il problema, spiega Manes, è farla diventare tema di progetto vero, “come un dibattito referendario, di idee”. E per fare questo occorre qualcuno che questo disegno legge se lo intesti. “Stiamo parlando con tutte le forze politiche”.

 

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"