"Nel M5s Raggi è alle corde. Per questo ha annunciato di ricandidarsi"

"Per il nome del candidato Pd confido in un quadro politico più chiaro dopo le regionali. Serve dimostrare che ci sono le condizioni per occuparsi di Roma", ci dice Giulio Pelonzi, capogruppo dem in Campidoglio

Roberta Benvenuto

"Era nell'aria, ma sono rimasto sorpreso per i tempi e la modalità. Non mi sembra il modo di candidarsi di chi ha un progetto per Roma e la voglia di continuare un’esperienza da sindaco. A me sembra più un’accelerazione di chi è un po’ alle corde all’interno del proprio partito e sta cercando di capire a livello personale quale possa essere il suo futuro". Giulio Pelonzi, capogruppo Pd in Campidoglio, commenta così l'annuncio di Virginia Raggi di ricandidarsi a sindaco di Roma.    

"Una candidatura ad agosto, maturata in una riunione di maggioranza che solo dopo molte ore ha qualche endorsment di esponenti nazionali M5s... Ha più il sapore di una forzatura, di una discussione interna di partito, che di una volontà di proseguire un progetto di rilancio. Io credo che stia pensando più alla sua carriera che al bene della città, che si stia mettendo sul piatto della bilancia la sua ricandidatura per vedere se è l’unica strada che gli offre il Movimento 5 stelle", continua Pelonzi. 

        

Una scelta che ha un peso sugli equilibri nazionali, sui nomi, sui tempi. Il Pd è indietro?

Non sono convinto che il Pd sia indietro, dice bene il segretario oggi sulla stampa. Nessuna grande città ha deciso, nemmeno Milano. Il Pd vuole puntare su un rilancio importante di Roma. E per farlo c’è bisogno di costruire una squadra di governo seria e un nome autorevole a livello nazionale e internazionale. 

È chiaro che è tutto connesso. Se il governo supererà, come noi auspichiamo, la prova delle regionali e rimarrà in carica, sarà uno scenario. Qualora, invece, dovesse accadere qualcosa di diverso e quindi esserci problemi per la durata del governo, e quindi esserci le elezioni nazionali, è chiaro che lo scenario cambierebbe per le grandi città a partire da Roma. 

        

Cambierebbero anche i nomi.

È probabile, perché alcuni protagonisti potrebbero spendersi direttamente al nazionale a quel punto. 

     

Lei ha fatto i nomi di Letta e Sassoli. 

Letta ha esplicitamente detto che nella sua agenda non c’è occuparsi di Roma. Anche Sassoli sembra aver scartato l’ipotesi, anche perché è presidente del Parlamento europeo e sta svolgendo il ruolo molto bene. Però, come dire, io confido che dopo le regionali ci sia un quadro più chiaro e qualche personaggio nazionale possa trovare interesse a occuparsi di Roma. Interesse è la parola sbagliata: che ci siano le condizioni per farlo

     

Un nome importante con un governo in linea sarebbe una svolta per Roma.

È del tutto evidente che per amministrare bene Roma serve la capacità del sindaco e una squadra forte. Ma un rapporto sinergico, stretto, con il governo del paese, può fare la differenza.

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