Enrico Stefano con Virginia Raggi (foto LaPresse)

Campidoglio sottosopra

Il M5s romano è in subbuglio: anche Enrico Stefano boccia la ricandidatura della Raggi

Redazione

L'uomo forte del gruppo consiliare grillino, fedelissimo di Virginia, condanna la scelta della sindaca. "Decisione censurabile nel metodo e nel merito. Questa corsa la farete senza di me". E domani si vota su Rousseau

Daje Virgì, ma mica tanto. Doveva essere la ricandidatura benedetta da tutti, col coro unanime del M5s a sostenere la Raggi nella sua titanica impresa di guadagnarsi la riconferma al Campidoglio. Doveva essere l'apoteosi della sindaca che non si piega alle logiche della Suburra, su cui peraltro domani gli iscritti saranno chiamati a votare su Rousseau acconsentendo al terzo mandato per chi ne ha svolto almeno uno da consigliere comunale.

 

E invece, dopo neppure due giorni dall'annuncio, il gruppo dei grillini in Campidoglio è già esploso. Dopo Gemma Guerrini e Donatella Iorio, che la loro contrarietà l'hanno esternata ai colleghi ieri pomeriggio, e dopo le perplessità sospirate del vicesindaco Luca Bergamo, ora è la volta di Enrico Stefano. Che fa sapere, con un messaggio inviato ai suoi colleghi di Movimento romano, che sta per impallinare pubblicamente la Raggi e la sua folle corsa. 

 

"In quanto persona corretta vi comunico che nelle prossime ore uscirà un mio post un po' controcorrente rispetto all'idillio che c'è stato fino ad ora. Mi spiace ma trovo censurabile quanto sia avvenuto, nel metodo e nel merito. Non c'è mai stato un confronto serio su quanto fatto/non fatto in questi quattro anni, un'analisi costruttiva degli errori, degli obiettivi che c'eravamo posti e non sono stati raggiunti, un sano dibattito. Ne sarebbe uscita rafforzata Virginia stessa, più autorevole, spiace non l'abbia capito e sia lanciata in questa corsa senza prima focalizzare bene dove e soprattutto con chi andare. Non ritengo neanche giusto trincerarsi dietro il 'va tutto bene', 'non c'è alternativa', 'tornano quelli di prima'. Significa non avere un progetto e una visione".

 

E insomma, se quelle delle ore scorse erano i primi sintomi di un malessere, la dichiarazione di Stefano rischia di far deflagrare il malessere del grillismo capitolino. Perché Stefano è, a modo suo, uno che conta, nel giro. Volto storico dell'attivismo a cinque stelle nella Capitale, iscritto fin dal 2010, doveva essere il candidato sindaco nel 2013, salo poi cedere il posto a Marcello De Vito. Entrò in consiglio comunale, però, propio insieme a Marcellone "La Sfinge", a Daniele Frongia e alla Raggi. E di Virginia, Stefano è sempre stato mentore e difensore, anche quando, nei mesi passati, le tensioni tra la giunta capitolina e una parte del gruppo consiliare a 5 stelle si concentrarono proprio sul suo nome, e sulle sue ambizioni di diventare assessore ai Trasporti. E non a caso, nel suo messaggio di sfogo, Stefano ci tiene a sottolineare il suo ruolo. 

 

"Con rammarico, da persona che in questi anni ha dato il 110%, ha fatto lo sherpa, ha sempre anteposto il bene comune alle mire personali, ma questa corsa la farete senza di me, ma vedo che siete in tanti uniti e compatti e quindi non penso sarà un problema. Spero nessuno la prenda sul personale. Per me amici come prima, in democrazia ci sta che qualcuno abbia un'idea diversa e il diritto di esprimerla. Auguro a tutti il meglio".

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