Il premier Giuseppe Conte esulta al termine del Consiglio europeo (foto LaPresse)

"mo je rifaccio er cucchiaio"

Er pupone del popolo

Valerio Valentini

Gli europei che non abbiamo avuto, vissuti in surrogato nelle trattative di Bruxelles. Gli spin di Casalino, la claque grillina. Il paragone con Totti per rinverdire l'immagine del premier

Doveva essere l'estate degli europei itineranti, il vecchio continente che si riscopre unito inseguendo il pallone, e il suo mastodontico circo mediatico, di capitale in capitale, di stato membro in stato membro, partita inaugurale a Roma e gran finale a Wembley, per dire che perfino la Brexit pareva un accidente della storia che col calcio si sarebbe potuto agilmente superare: e insomma il massimo sforzo – retorico, se non altro – di vedere anche nel tifo delle curve un elemento d'integrazione, di solidarietà, al netto dei pernacchi e degli sfottò. 

 

E invece, sarà forse per la crisi di astinenza da stadio, sarà che la mancanza di un appuntamento fisso ha prodotto degli scompensi glicemici un po' come quando si salta il pranzo, e che del resto pure il cocomero è un po' meno rigenerante, se manca il sollievo della partita ad accompagnarlo, ma ecco che alla fine gli europei ce li siamo inventati lo stesso. Ci riprendiamo tutto quello che è nostro, quello che il Covid ci ha tolto. E allora ecco che per giorni, nel mentre che Giuseppe Conte stava lì a dannarsi l'anima con gli altri capi di stato e di governo a Bruxelles, nella stanza accanto il suo prode portavoce-spin doctor-supporter motivazionale, insomma Rocco Casalino, si prodigava a suggerire ai cronisti la metafora calcistica che li aiutasse a trovare, finalmente, uno "spunto pop" per rendere la Babele europea comprensibile anche alle casalinghe di Voghera, anche ai manovali di Centocelle. "Potete scrivere che, con Giuseppe, l'Italia ha rifatto il cucchiaio all'Olanda".

 

 

 

 

Roba che un tempo faceva alzare il sopracciglio ai commentatori di Repubblica, ché certe cose, certi accostamenti tra il calcio e la politica in chiave nazionalistica, li facevano solo Libero e il Giornale. I beceri, insomma. E invece ora è tutto sdoganato: e allora perché non approfittarne per rinverdire l'immagine del premier? Basta con questo "avvocato del popolo", e il legale e la pochette e le buone maniere. Ecco a voi "Er pupone der popolo", quello che all'olandese Mark Rutte je fa er cucchiaio. Con Rocco che nel ruolo del manager, massaggiatore a bordo campo, guardiaspalle e coach, stando attendo a che il suo passo sia qualche centimetro più avanti di quello del suo pupillo ("Ah Giusè, io t'ho creato e io te distruggo"), la sua figura virilmente in primo piano a sovrastare l'andatura sempre tronfia, ma più irrigidita, del presidente del Consiglio. 

 

 

E ovviamente la claque, comme il faut. Ecco allora Ignazio Corrao, eurodeputato sovranista a cinque stelle, che subito accosta Giuseppi a Francesco Totti. Onorevole, gli chiediamo, ma non avrà esagerato? "Eh vabbè", si stringe lui nelle spalle, "con gli olandesi ci stava". E che te le lasci sfuggire così, 'ste occasioni?

 

C'è solo un capitano, e non è Salvini. Ché anzi Max Bugani, già socio e bandiera di Rousseau e fedelissimo di Davide Casaleggio, consigliere comunale a Bologna salvato dall'anonimato della serie cadetta con un contratto last-minute strappato al Campidoglio, nel Dream Team (vabbè...) della bomber Virginia Raggi, ripesca addirittura Batistuta, per zittire il Truce. E per fortuna che s'è dimenticato della mitraglietta di Batigol, sennò ci scappava il reato di istigazione alla lotta armata. 

 

 

Altri ne arriveranno, di post e di tweet dedicati al tema. Ma ora scusate: c'è la diretta Instagram di Conte da Bruxelles. In mancanza delle conferenze stampa del ct Roberto Mancini del dopo-partita, ci dobbiamo accontentare. 

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