Il Mes non è più un tabù e Amendola dice che il governo valuterà a luglio

Dopo l'apertura del M5s al Fondo salva stati, il ministro pd per gli Affari Europei spiega che "sarebbe utile nella maggioranza come nel Parlamento condividere le scelte di negoziato europeo e di direzione verso il futuro"

Roma. "La mia posizione sul Mes non l'ho mai cambiata", dice Vincenzo Amendola, ministro Pd per gli Affari Europei, a Studio24 su Rainews24. Un conferma ovvia ma importante, visto che ieri è arrivata la prima apertura ufficiale del M5s al Fondo salva stati, per bocca del viceministro della salute Pierpaolo Sileri.

  

Sul Foglio lo scriviamo da tempo: dal ponte di Messina al Mes, i grillini stanno ormai digerendo l'idea di dover accettare il compromesso, non per buon vicinato con gli alleati dem, ma perché è l'unico modo di risollevare il paese. Eppure, ogni volta, debbono allestire il solito teatrino: "l’estremismo è la malattia da cui il M5s non sa curarsi perché lo stato di infantilità non può abbandonare un partito passato dalle urla di piazza dei vaffa day a quelle sui balconi di Palazzo Chigi senza tappe intermedie. Quando capisce che deve cedere, prima ha bisogno di descrivere il compromesso che gli viene proposto dagli alleati come un obbrobrio, un abominio, un pateracchio, per poi far finta di cambiare qualche virgola e allora rivendicare le modifiche apportate come risolutive". Insomma, nomi di peso del Movimento - prima Roberta Lombardi, poi Pierpaolo Sileri - hanno aperto al Fondo salva stati. Oggi Amendola prosegue l'opera di convincimento verso i grillini e spiega ai cittadini che "già da settimane abbiamo attivato tre reti di protezione di 540 miliardi; insieme la Bce ha alzato il programma di acquisto titoli sui mercati fino a più di 1.300 miliardi e adesso stiamo negoziando quasi altri 1.800 miliardi. Noi quindi stiamo mettendo in campo, e chiuderemo il negoziato probabilmente a luglio, tutti quelli che sono strumenti di emergenza e pianificazione del futuro. Quando questo passaggio sarà concluso si valuteranno tutti gli strumenti di politica fiscale europea da attivare". 

 

 

Per Amendola "sarebbe utile nella maggioranza come nel Parlamento condividere queste scelte di negoziato europeo e anche di direzione verso il futuro. Però contiamo che il governo possa valutare una volta che tutto il pacchetto di accordi sarà siglato. Alcuni strumenti sono stati già attivati e poi nel corso di luglio si valuterà con il governo dati alla mano quelle che sono le nostre necessità". 

   

"Come coalizione dobbiamo vivere due fasi allo stesso tempo", continua il ministro: "Lavorare nell'immediato per reggere l'urto di questa fase della recessione e allo stesso tempo lanciare una stagione di grandi investimenti per il nostro paese; si toccherà quasi più del 20 per cento del pil italiano e quindi si toccherà una mole di risorse diretta agli investimenti". Accanto a questo, però. "c'è anche una strada nuova che stiamo negoziando a livello europeo per una programmazione di investimenti
molto forte". "Noi dobbiamo lavorare per far sì che nessuno rimanga indietro e allo stesso tempo dobbiamo lanciare una nuova stagione. L'Italia è evidente che non tornerà quella che era prima del pre-Covid. Per alcuni aspetti questo ci dispiace per altri invece è anche un occasione per rendere questo paese più semplice".

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