Gian Marco Centinaio (foto LaPresse)

“No alla regolarizzazione, sì al permesso temporaneo”, dice Centinaio

Valerio Valentini

L’ex ministro dell’Agricoltura è “inorridito” dalla proposta della Bellanova sui migranti. Ma apre a un permesso fino a dicembre

Roma. Più che contrario, Gian Marco Centinaio si dice “inorridito”. “Inorridito che qualcuno possa proporre, nel mezzo di una pandemia, di regolarizzare oltre 600 mila immigrati irregolari”. Ma è proprio perché siamo in questa emergenza, che il Foglio ha avanzato una simile proposta, sposata anche dal ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova. E però Centinaio, senatore leghista che alla Bellanova ha ceduto il testimone in quel dicastero, resiste: “Né le ragioni sanitarie né quelle economiche mi sembrano valide”. Partiamo da queste ultime. “E’ vero, nella filiera agroalimentare c’è bisogno di manodopera. Ma servono lavoratori in regola e pagati il giusto. Non forme di schiavismo che avvicinano l’Italia all’America degli anni tristi della Guerra di secessione, coi caporali al posto dei negrieri del cotone”. Ma è proprio regoralizzandoli che si aiuterebbero centinaia di migliaia di lavoratori a uscire da clandestinità e sfruttamento. “Teoricamente sì”. E in pratica, invece? “In pratica, se una persona è in Italia da clandestino non risolvo i suoi problemi regolarizzandolo”. Be’, in parte sì. “No. Si tratterebbe di un cedimento dello stato, che ha le sue leggi e deve farle rispettare, specie in fase di emergenza”. E dunque? “E dunque è semplice: rimpatri”.

 

 

Semplice mica tanto: la Lega ci ha già provato quando era al governo, poi Salvini si è arreso all’evidenza ammettendo che per rimpatriare 600 mila persone ci vorrebbero 80 anni. E con le frontiere chiuse a causa del Covid, ora, è impossibile. “Certo, è una sfida complicata. Ma io non accetto l’idea che uno stato di diritto approvi una regolarizzazione di massa”. Ma è già successo per due volte, nel 2002 e nel 2006, il governo di centrodestra regolarizzò più di 700 mila irregolari a volta. E il ministro dell’Interno era Maroni. “Non ho problemi a dire che, se fossi stato parlamentare della Lega all’epoca, avrei votato contro”. Sia Confagricoltura sia la Confederazione italiana agricoltori (Cia) chiedono procedure di regolarizzazione. “Ma piuttosto torniamo ai voucher, facciamo come in Veneto dove 1.500 ragazzi hanno risposto alla chiamata di Coldiretti. Se smettiamo di sfruttare chi lavora nei campi, la finiremo anche con la teoria per cui ‘gli italiani non vogliono più fare certi lavori’”.

 

 

C’è poi la questione sanitaria: 600 mila persone che sfuggono a ogni controllo, in periodo di pandemia, sono un pericolo per loro e per gli altri. “Allora estendiamo il permesso di soggiorno fino a dicembre 2020, e scaduto quello si torna allo statuto di irregolari. Ma sono convinto che ben pochi di questi 600 mila accetterebbero, visto che tutt’ora vivono in condizioni di simi-illegalità, tra il caporalato e le baraccopoli del Sud”. E forse, però, anche per questo andrebbero regolarizzati. “Sarò fuori moda, ma credo che non sia così”.