Salvini agli Stati generali degli amministratori regionali della Lega (foto LaPresse)

Anche Salvini è in lockdown

Redazione

Una leadership commissariata dai governatori. Niente linea e visione zero

Matteo Salvini non è in una posizione facile, perché non riesce a fare politica – cioè opposizione – come è abituato a fare. E il problema sono le regioni amministrate dalla Lega, Lombardia e Veneto in primis, che più di tutte nel paese stanno affrontando l’emergenza sanitaria del coronavirus. Il decreto – o meglio, la serie di decreti – del governo Conte che ha imposto il lockdown alla stragrande maggioranza delle attività produttive per contenere la fase esponenziale dell’epidemia, in un altro contesto, sarebbe stato l’obiettivo perfetto della campagna politica del leader della Lega contro l’esecutivo che blocca l’economia, in maniera disordinata, a tratti incoerente, e con risultati non ancora evidenti (né positivi dal punto di vista epidemiologico né negativi da quello economico). E invece Salvini, che fino a poco fa era in modalità “riaprire tutto quello che è possibile”, è stato costretto dalla realtà delle regioni del nord a passare alla modalità “chiudere tutto quello che è possibile”.

 

Su questa posizione, che è peraltro la stessa dell’esecutivo, il leader della Lega si è ritrovato suo malgrado perché a dettare la linea e a chiedere misure più stringenti, prima che lo facesse il governo, sono state le regioni governate dalla Lega: la Lombardia di Attilio Fontana e il Veneto di Luca Zaia. E’ la responsabilità di governo, che Salvini non ha ma il suo partito sì, a costringerlo su una posizione più scomoda del solito. Il leader del Carroccio prova a incalzare la maggioranza con richieste ovviamente condivise da tutti ma in parte irrealizzabili: mascherine e camici subito a tutti gli operatori sanitari; respiratori e ossigeno a tutti gli ospedali; sperimentazione di tutti i farmaci che possono essere utili; tutela economica di tutti i lavoratori e di tutte le imprese; stop delle tasse per tutti; soldi a tutti i comuni e via di seguito.

 

Insomma, non avendo un piano diverso, Salvini chiede semplicemente più beni e risorse che ora non esistono, e che potrebbero – se necessari – arrivare da istituzioni comuni europee. Ma questo entra anche in contraddizione con l’altra posizione di fondo della Lega: “No al Mes sotto qualsiasi forma”. Per ricordare che la responsabilità di Salvini ha sempre un limite.

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