
Una coppia a passeggio a Piazza Duomo, a Milano (Foto LaPresse)
Applicare il metodo Manzoni al virus. Due storie esemplari
Dai “Promessi sposi” alla lezione attuale di un medico e di un allenatore di calcio. Perché è più che mai necessario in questo momento informare senza allarmare, descrivere i problemi senza alimentare il panico
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Smettere di far leggere i “Promessi sposi” agli studenti salverà Manzoni dalla scuola
Un bravo giornalista della Stampa, di nome Marco Zatterin, la scorsa settimana ha postato su Twitter, che in questi giorni sta dando il meglio di sé, un passaggio bellissimo che Alessandro Manzoni dedicò nei Promessi sposi all’isteria generata dalla peste. La peste descritta da Manzoni, grazie al cielo, non ha niente a che vedere con il coronavirus, e ci mancherebbe, ma le parole usate all’epoca per inquadrare il complicato rapporto che si può instaurare tra ciò che corrisponde alla sfera del reale e ciò che corrisponde alla sfera del percepito, dove si annidano spesso paure irrazionali alimentate da esasperate convinzioni collettive, sono più attuali che mai e vale la pena riportarle per sviluppare un ragionamento utile a capire in che modo si può tentare di dare seguito all’appello lanciato giovedì scorso da Sergio Mattarella: evitare, in un momento di preoccupazione comprensibile come quello che stiamo vivendo, “stati di ansia immotivati e spesso controproducenti”. Scrive Manzoni: “Si potrebbe però, tanto nelle cose piccole, come nelle grandi, evitare, in gran parte, quel corso così lungo e così storto, prendendo il metodo proposto da tanto tempo, d’osservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare.
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- Claudio Cerasa Direttore
Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.