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“Va rilanciato il berlusconismo, anche contro la volontà di Berlusconi”

Salvatore Merlo

“Mi rivolgo a Carfagna e a tutti quelli che in Forza Italia sono preoccupati: uniamoci”. Parla Paolo Romani

Roma. “Vogliamo che il berlusconismo sopravviva”. E però mentre lo dice si rende conto del paradosso, perché l’operazione politica che ha lanciato assieme a Giovanni Toti non contempla la carne e le ossa di Silvio Berlusconi. Anzi, Berlusconi la considera ostile. E così alla fine Paolo Romani, una vita al Castello di Arcore, tra partito e azienda, azienda e partito, si consegna a una contraddizione che contiene in sé tutta la straordinaria, eccezionale anomalia del Cavaliere: “Il berlusconismo senza Berlusconi”. Prego? “Preso atto che non è possibile recuperare l’eredità del Cavaliere dentro Forza Italia, bisogna continuare fuori. Lui è del tutto disinteressato a qualsiasi operazione di rilancio e di rinnovamento. Quindi se si vuole consentire che in Italia resistano le grandi innovazioni che lui ha introdotto, dal bipolarismo in giù, bisogna continuare anche senza di lui”. Romani sta lavorando a un gruppo parlamentare “ma non sosterremo mai questo governo”.

 


Paolo Romani (foto LaPresse)


 

Ex ministro della comunicazioni, ex capogruppo al Senato di Forza Italia , Paolo Romani dice di essere più berlusconiano di Berlusconi. “Sono stati venticinque anni straordinari. Ma questa esperienza va rinnovata, rifondata con persone nuove, giovani e con una classe dirigente che si è fatta avanti grazie al consenso, non alle nomine dall’alto. Sono cose che al Cavaliere ho sempre detto. E che però lui non ascolta perché ha in testa altri piani e obiettivi”. Cioé? “Secondo me ha scelto di cedere tutto a Salvini, mi pare evidente. Non ha scelto un erede, ma ha deciso di consegnare tutto a un leader che non proviene dalla sua storia. Questo è un peccato. Il 19 giugno dell’anno scorso, Berlusconi aveva nominato Mara Carfagna e Giovanni Toti coordinatori. Sembrava che un rilancio e un rinnovamento fossero possibili dentro Forza Italia”. Revocò tutto. “Li aveva nominati di malavoglia. Mi ricordo benissimo come andò quel giorno. Berlusconi fece una lunga relazione di un’ora, parlando di Italia, mondo, pericolo cinese… poi in coda pronunciò queste parole: ‘Mi dicono che ora dobbiamo nominare dei coordinatori’. E lesse meccanicamente un fogliettino di carta. Infatti Carfagna e Toti durarono una settimana. Io ci ho provato a a lavorare all’interno del partito. Ma semplicemente non è possibile”. Quindi? “Quindi mi voglio rivolgere a tutti quelli che sono rimasti in FI, e che la pensano come me. E quindi mi rivolgo anche a Mara Carfagna”. La pensano come lei? “Certo. Tutti capiscono che Forza Italia ha bisogno di un profondissimo rinnovamento non solo in termini di classe dirigente ma anche di stile di comunicazione. La comunicazione è fatta da televisione, web e territorio. E bisogna adattarsi ai tempi. E la classe dirigente di Forza Italia deve poter emergere, ci sono tanti sindaci e amministratori in gamba. C’è grande malessere nel partito. E sia io sia Toti assistiamo con interesse a questi tormenti”. E il messaggio ai “preoccupati” di Forza Italia qual è? “Io penso che debba finire la frammentazione. Che la nascita di un’area laica, liberale e popolare debba passare da un atto costituente dove ognuno porta il suo contributo. All’interno di una forza politica la cui leadership sia ‘contendibile’. Mi auguro che aderiscano tutti quelli che in questi mesi e anni, dentro Forza Italia, hanno manifestato pubblicamente malessere”.

  

E insomma Romani attribuisce a Berlusconi l’intenzione di consegnare FI alla Lega di Matteo Salvini. Cosa che tuttavia Berlusconi nega assolutamente. Anzi. In una lettera al Foglio, sabato scorso, il Cavaliere faceva ragionamenti non diversi da quelli di Romani. “E allora perché non ha mai ascoltato non dico me, ma nemmeno Toti o la Carfagna o Brunetta o uno dei tantissimi dirigenti più o meno noti che in questi anni gli hanno manifestato preoccupazione per la stasi e il torpore del partito? Io lo stimo Berlusconi. E gli sono riconoscente. E non dimentico nemmeno, come dice spesso Confalonieri, che lui è sempre quello che la mattina comprò il Milan e il pomeriggio dello stesso giorno lanciò la Cinq in Francia. Un fulmine. E un fulmine non si consegna allo stallo. Se lo fa è perché ha in testa un progetto: la dismissione”. Ma anche Romani, assieme a Toti, vuole allearsi con Salvini. “Allearsi. Certo. Ma non scomparire nella Lega. Oggi sono con Toti a Bologna, a sostegno della candidatura di Lucia Borgonzoni. E’ la prima volta che ci sperimentiamo sul campo elettorale con la sigla ‘Cambiamo’. Ma questo non è sciogliersi nella Lega. E’ il contrario. E’ il tentativo di rilanciare, nel centrodestra, una componente liberale che deve avere pari dignità rispetto alla Lega maggioritaria”. I giornali dicono che il gruppo parlamentare cui Romani lavora servirebbe anche, in caso, a sostenere il governo se entrasse in difficoltà. “E’ una stupidaggine. Il progetto l’ho spiegato. Ed è esattamente il contrario. E’ un progetto di centrodestra, che mira a recuperare e rilanciare l’esperienza berlusconiana. Il berlusconismo è il bipolarismo funzionante, senza arzigogolii e divagazioni. C’è la destra e c’è la sinistra. Chi vince le elezioni governa. Figurarsi se ci prestiamo a operazioni trasformistiche da prima repubblica. Il bipolarismo è la prima grande innovazione introdotta dal Cavaliere e che va conservata, secondo noi”. Ma senza Berlusconi. E’ possibile mai?

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