Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

L'antipolitica è figlia di tutto ciò che ha provato ad abbattere il berlusconismo

Botta e risposta con Miguel Gotor che, nel suo ultimo libro, commette un errore che uno storico equilibrato non dovrebbe commettere: indicare il berlusconismo come il padre dell’antipolitica che sta distruggendo l’Italia

Al direttore - Caro Giuliano Ferrara, mi spiace che le quattro righe che ti ho dedicato nel libro “L’Italia nel Novecento. Dalla sconfitta di Adua alla vittoria di Amazon” ti abbiano, addirittura, “offeso quel tanto che è necessario”. E’ vero: guardavo le tue trasmissioni, ascoltavo le note di Leporello, mi divertivo a vedere come fingevi di sedare le risse a suon di schiaffi tra Roberto D’Agostino e Vittorio Sgarbi e apprezzavo la grazia con cui riuscivi a uscire da un bidone di immondizia annunciando l’arrivo della Tv spazzatura. A mio parere, in quegli anni di transizione e, come scrivi, “di tramonto doloroso della Repubblica dei partiti”, hai rivestito esattamente il ruolo che ti attribuisco nel libro, vale a dire quello di chi “ha introdotto in Italia l’infotainment intorno all’idea del processo alla politica amplificato dal concetto di Tv spazzatura”. Peraltro, come sentenziato da chi ne sa più di me in tema, vale a dire Aldo Grasso nella sua Enciclopedia della televisione. Posso sbagliarmi, ovviamente, ma penso che, retrospettivamente, si sia trattato di uno dei momenti di fondazione di quel “format unico dell’antipolitica catodica” (secondo solo a Gianfranco Funari e a “Striscia la notizia”) che sarebbe stato egemone nei decenni successivi e continua a esserlo. Perciò quel momento meritava di essere ricordato in una storia d’Italia attenta alle evoluzioni del costume e della società come la mia. Lo avrai pure fatto – allora – in controtendenza e, sicuramente, con il disincanto di chi la politica, quella vera, l’aveva conosciuta nella stagione precedente nella sua massima espressione novecentesca, ma così è stato, almeno per me. Spero che avrai voglia e il tempo per leggere l’intero libro e che potremo avere occasione per parlarne insieme. Con viva cordialità.

Miguel Gotor

Alimentare l’antipolitica, caro Gotor, significa alimentare un meccanismo che tende ad agevolare la distruzione della politica, che punta a disintegrare la struttura dei partiti, che mira ad aggredire i princìpi non negoziabili di una democrazia liberale. Chiamare antipolitica ciò che antipolitica non è, è tipico di quegli osservatori distratti che tendono a ricercare la radice di alcuni problemi assai lontano dalla radice dei problemi reali. Ho fatto una rapida ricerca nel suo libro, all’interno del capitolo dedicato al “crollo della repubblica dei partiti” (capitolo XII) e all’interno del capitolo dedicato alla “Repubblica dell’antipolitica” (capitolo XIII), e ho cercato a lungo un qualsiasi riferimento al ruolo avuto, in questa crisi, dal circo mediatico-giudiziario e dalla repubblica delle procure. Non ho trovato nulla, se non un piccolissimo accenno all’“irritualità” con cui i pm del pool di Mani pulite risposero al famoso decreto legge firmato da Giovanni Conso. Le scrivo tutto questo perché da quel che ho potuto leggere del suo libro lei, proprio da storico, commette un errore che uno storico equilibrato non dovrebbe commettere: l’antipolitica che sta distruggendo l’Italia non è figlia di quello che lei chiamerebbe berlusconismo ma è figlia di tutto ciò che ha provato ad abbattere il berlusconismo con tutti i mezzi leciti e non leciti. Come diceva Alda Merini, caro Gotor, confondere ciò che non è cioccolato, ma ha lo stesso colore del cioccolato, con la cioccolata è un privilegio delle persone estremamente colte.

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