Davide Faraone (LaPresse)

Riforme e non solo

David Allegranti

Faraone (Iv) apre alla Lega sulla legge elettorale: “Bene Giorgetti, ma Salvini cosa dice?”

Roma. “Qualcuno nel Pd dice che noi vogliamo fare l’alleanza con la Lega. Bene: sono stronzate, lo scriva pure così”, dice al Foglio Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato. “Su alcuni temi però possiamo collaborare. Per esempio sulla legge elettorale. Abbiamo accolto favorevolmente la proposta di Giancarlo Giorgetti di avviare un percorso comune sulle riforme istituzionali e il sistema elettorale, che per noi sono da sempre due priorità per questo paese. Nella passata legislatura ci abbiamo pure rimesso l’osso del collo. L’auspicio però è che Giorgetti non venga lasciato da solo dal suo stesso partito e anzitutto da Matteo Salvini. Speriamo dunque che il segretario della Lega abbia sul tema la stessa attenzione di Giorgetti. (Allegranti segue a pagina quattro) Ma lo verificheremo nelle prossime ore, visto che abbiamo dato un’accelerata sul tema delle riforme”.

  

Accelerata di che tipo? “Stiamo adottando accorgimenti rispetto alla riduzione del numero dei parlamentari”, dice Faraone. Una riforma, ricorda il senatore, “che entra in vigore se nessuno chiede il referendum. D’altronde, abbiamo firmato un documento della maggioranza che prevede l’impegno a produrre entro dicembre una legge elettorale. Ecco, vorremmo che a questo percorso prendessero parte anche altre forze parlamentari. C’è da dire, sulla questione, che noi abbiamo sempre scritto leggi elettorali senza guardare alla nostra convenienza, mentre invece della Lega non abbiamo un bel ricordo. Roberto Calderoli fece il Porcellum, una legge elettorale costruita a misura per non far vincere le elezioni al centrosinistra. Noi invece abbiamo dimostrato nel nostro passato politico-parlamentare di volere più bene all’Italia che alla nostra parte. Anche stavolta vorremmo avere un approccio identico: scriviamo la legge elettorale non guardando ognuno al proprio tornaconto ma alla soluzione migliore per il nostro paese”.

    

Ma lei quale legge elettorale preferirebbe? “In passato, l’idea di costruire un bipolarismo spinto in una società in cui si tendeva a privilegiare la parte moderata dell’alleanza, sia a destra che a sinistra, mi convinceva al cento per cento. Oggi invece si tende a privilegiare le ali estreme. Lo si vede da noi, ma anche nel resto del mondo. Come in America con Donald Trump. Il documento che abbiamo firmato come maggioranza tiene dentro anche l’ipotesi del proporzionale con alcune correzioni, quindi con lo sbarramento. Noi infatti non abbiamo paura di nessuno, pensiamo di poter diventare più forti del Pd ad esempio. Ma non ci preoccuperebbe neanche un sistema misto che possa temperare il proporzionale garantendo governabilità. Sono entrambi scenari che vanno bene e che teniamo in considerazione. Abbiamo però espresso una netta contrarietà al modello spagnolo, la cui debolezza si è manifestata in questi anni in modo chiaro”.

  

Senta Faraone, ma anche su altri temi ci può essere collaborazione con la Lega? Sulle infrastrutture, sull’economia... “Guardi, la premessa da fare è che noi siamo radicalmente alternativi alla Lega diritti sociali, diritti delle donne e solidarietà. Vorrei però ricordare che quando entrò in crisi il primo governo Conte, fummo noi i primi a lanciare un appello a tutte le forze politiche per mettere in campo una soluzione per abbassare le tasse e far uscire il paese dalla recessione. Siamo sempre disponibili a collaborare quando c’è di mezzo l’interesse del paese. Oggi ancora più di prima. Non solo su legge elettorale e infrastrutture ma anche su altro. Prendiamo l’Ilva. Il nostro appello è rivolto a tutte le forze politiche per evitare che da un lato Mittal faccia il furbo, dall’altro per far sì che ci sia uno Stato unito e che pensi all’interesse dell’Italia, dei lavoratori e di un settore strategico qual è l’acciaio. Chi vuole collaborare con noi è benvenuto. E’ anche vero però che Salvini sembra più preoccupato del consenso per se stesso che interessato a curare l’interesse del paese. Ripeto, l’alleanza con la Lega non esiste, come qualcuno del Pd dice sui giornali, perché noi staremo in due campi radicalmente diversi. Ma per noi l’interesse nazionale prevale sul resto. Per esempio sulle tasse dobbiamo stare tutti dalla stessa parte. L’America mette i dazi e noi non possiamo rincarare la dose tassando le nostre aziende, magari mettendo le tasse sulla plastica. Dobbiamo anzi creare le condizioni per rendere le nostre aziende competitive in ambito internazionale, favorendo semmai la spinta al riciclo. Se invece mettiamo altre tasse, aumentiamo il peso sulla capacità di competere delle nostre aziende sul mercato globale”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.