Il manifesto di Conte per sbloccare l'Italia

Giuseppe Conte

Nuovi cantieri, più infrastrutture, una costituente europea. E un’idea: “Scorporare dal deficit gli investimenti verdi finanziati da green bonds”. Il premier ci spiega come ridare ottimismo: “No alla forza debole degli strappi muscolari”

Caro Direttore,

è con grande piacere che raccolgo il Suo invito per un contributo al dibattito sulle prospettive future del nostro paese nel contesto europeo.

L’inizio di una nuova legislatura europea ci spinge ad assumere con coraggio e visione decisioni fondamentali per il nostro futuro. E’ un’occasione da cogliere per affrontare con lucidità e spirito critico le sfide che abbiamo di fronte a noi. Siamo chiamati a riconsiderare ciò che fino ad oggi è stato acriticamente accettato, e a porre al centro dell’agenda comunitaria la dimensione sociale – umanistica mi piace definirla – che negli ultimi anni è stata trascurata a favore di un approccio rigorista. E’ doveroso quindi aprire adesso una fase costituente per ridisegnare le regole di governo delle nostre economie, riconsiderando modelli di sviluppo e di crescita che si sono rivelati inadeguati di fronte alle sfide poste da società attraversate da sfiducia.

 

All’Europa non serve un europeismo fideistico: questa sarebbe la più grande insidia per il futuro della stessa Unione. Serve invece un europeismo critico ma costruttivo. Questo è stato l’approccio che mi ha guidato sin dal primo giorno del mio mandato di presidente del Consiglio italiano.

Un approccio coerente e trasparente, ispirato al dialogo e al confronto, che oggi è più omogeneamente sostenuto dalle forze politiche che attualmente sostengono la maggioranza di Governo. Oggi possiamo sedere ai tavoli europei convinti della forza del nostro disegno riformatore per dare risposte ai cittadini, per recuperare quel gap di fiducia con gli elettori e rinvigorire il progetto europeo originario. Questa è l’unica ricetta possibile per ridare slancio all’Europa e per evitare che forze disgregatrici e nazionalismi prendano il sopravvento.

 

Dobbiamo mettere da parte timori e timidezze nel riconoscere che l’Europa è la nostra casa comune, ma nello stesso tempo avere la consapevolezza che l’Italia può e deve dare un contributo essenziale per fare di questa Europa una comunità più vicina ai cittadini, più solidale, più giusta. Usando la forza delle proprie argomentazioni, piuttosto che la ‘forza debole’ di chi minaccia strappi muscolari che a nulla servono se non ad alimentare disaffezione, paura, sfiducia. Alla paura, appunto, preferiamo il coraggio e la determinazione di chi sa di poter agire e incidere positivamente.

Entrando nello specifico del programma delineato dalla nuova Commissione nell’Agenda Strategica 2019-2024, è mia convinzione che meriti un concreto contributo da parte degli Stati Membri e del Parlamento europeo, a cominciare dagli obiettivi principali come l’impulso alla crescita, la protezione dei lavoratori, un budget dell’Eurozona dotato anche di funzione di stabilizzazione in uno scenario globale caratterizzato da spinte protezionistiche che hanno un impatto negativo sulla congiuntura economica europea.

 

Una governance europea e multilivello della migrazione e un’economia sostenibile e rispettosa dell’ambiente sono parimenti due obiettivi prioritari dell’agenda nazionale e comunitaria.

Per costruire un’Europa più solidale, più inclusiva, più vicina ai suoi cittadini e attenta alla coesione territoriale, bisogna lavorare a un rafforzamento equilibrato dell’architettura economica europea. E’ essenziale sostenere la domanda interna e ridurre gli squilibri macroeconomici che ancora persistono. Il tema principale, quindi, è come orientare la crescita verso un percorso stabile, e trovare un equilibrio tra la riduzione e la condivisione dei rischi tra gli Stati Membri.

Per perseguire efficacemente questi obiettivi è fondamentale sfruttare pienamente la flessibilità del Patto di Stabilità e Crescita, semplificarne le regole, evitare effetti pro-ciclici e sostenere gli investimenti a partire da quelli legati alla sostenibilità ambientale e sociale.

 

Una prospettiva di investimenti nei settori chiave del paese come le infrastrutture, la salvaguardia del territorio e il nuovo piano verde che abbiamo approntato, il “Green New Deal”, sono condizioni essenziali per proiettarsi al futuro con il giusto ottimismo. Sbloccare i cantieri e investire in infrastrutture è fondamentale per colmare il gap socio-economico tra alcune zone d’Italia, come il Meridione, e rilanciare territori più in difficoltà.

 

Occorre quindi lavorare in direzione di una politica fiscale e di Bilancio comune, dotando l’Area euro di un ambizioso strumento di bilancio che possa anche andare oltre la competitività e la convergenza. Il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali, la realizzazione dell’Unione bancaria e la messa a punto di un sistema europeo di assicurazione dei depositi devono essere perseguiti con equilibrio e avvedutezza in modo da pervenire a un sistema bilanciato.

 

Serve, dunque, un’economia che lavori per le persone e che punti all’equità sociale e alla prosperità. L’Europa deve lavorare con urgenza per una tutela equilibrata ed efficace della dignità della persona in ambito sociale. Tassi ancora troppo elevati di disoccupazione giovanile rallentano tuttavia le prospettive di sviluppo e mettono a rischio la prossima generazione di europei.

In questo senso strumenti come InvestEU sono fondamentali per la crescita economica e la creazione di posti di lavoro, per l’imprenditorialità e la coesione sociale. Oltre a rafforzare ulteriormente la ricerca, l’innovazione, le infrastrutture sostenibili, darà anche sostegno alle piccole e medie imprese, che in Italia rappresentano un settore che dà lavoro all’82 per cento dei lavoratori.

 

L’Europa deve diventare il primo Continente a impatto climatico zero entro il 2050, grazie a una nuova strategia industriale che la ponga come leader mondiale nell’economia circolare, con nuovi investimenti e risorse che garantiscano un’equa transizione per tutti. I cambiamenti climatici e i disastri ambientali che ne derivano, sono sotto gli occhi di tutti. E’ il momento di agire, soprattutto nell’interesse delle nuove generazioni che scendono in piazza per difendere il Pianeta. Credo sia utile in tal senso valutare la possibilità, per i Paesi membri dell’Eurozona, di scorporare dal calcolo del deficit pubblico gli investimenti verdi finanziati da “green bonds”. Una “regola verde” per favorire l’occupazione, ridurre le emissioni e trasformare radicalmente il nostro sistema produttivo.

 

Lo sviluppo del nostro paese passa anche attraverso le opportunità dell’èra digitale, che vanno sfruttate sviluppando però norme comuni per le reti 5G e la nuova generazione di tecnologie che si imporranno a livello globale. Penso ad esempio all’intelligenza artificiale e alle nuove opportunità nell’ambito europeo per la ricerca e l’istruzione digitale che il nostro Paese deve sfruttare appieno.

Per il prossimo Quadro finanziario Pluriennale (2021-2027) occorre dotare l’Unione europea di risorse adeguate per realizzare le nuove priorità, ma senza trascurare le politiche tradizionali. Nello specifico per l’Italia assicurare lo sblocco dei fondi per investimenti attualmente inutilizzati, provenienti sia dalla programmazione nazionale che europea, è un elemento dirimente del “Piano strutturale per il Sud”.

 

Bisogna investire con convinzione in una strategia europea per l’industria, affinché i “campioni industriali” del Continente possano competere efficacemente su scala globale.

Un’industria aperta alle nuove tecnologie, alla ricerca, all’innovazione, che fondi su un’economia circolare rispettosa dell’ambiente che offra dei vantaggi concreti alla casa Comune. Dobbiamo infine contrastare pratiche di concorrenza sleale, non solo nel campo commerciale ma anche nel campo fiscale tra gli stati Membri.

Dobbiamo tutti lavorare con la massima determinazione per rafforzare la legittimazione democratica delle Istituzioni dell’Unione. L’attuale generazione di leader europei sarà ricordata per come avrà interpretato questo tempo e se avrà avuto il coraggio di costruire per le nuove generazioni un autentico cambiamento di metodo e di prospettiva. L’Italia è pronta a fare la propria parte.

 

Giuseppe Contepresidente del Consiglio

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