Cosimo Pacciani al Foglio Tech Festival a Venezia

Cosimo Pacciani, il banchiere pop, va a lavorare per Davide Serra

David Allegranti

Dal Fondo Salva Stati al fondo Algebris. Ecco perché le strade dei due, incrociatesi prima a Londra e poi sul palco della Leopolda, erano destinate a congiungersi

Roma. Dal Fondo Salva Stati al fondo Algebris. Dal pubblico al privato. Il banchiere fiorentino Cosimo Pacciani – anche se lui rivendica soprattutto l’appartenenza geopolitica a Sesto Fiorentino, tant’è che su Facebook nella bio c’è scritto, ironicamente, per chi lo conosce, a “Ovest di Paperino” – va a lavorare per Davide Serra, fondatore e amministratore delegato di Algebris, società di gestione del risparmio con sede a Londra. Da lì, a partire da novembre, gestirà tutte le operazioni finanziarie di Serra.

 

Per Pacciani, Londra è un ritorno a casa. Dopo aver passato anni in Lussemburgo, dove ha sede l’ESM, di cui è stato chief risk officer fino al settembre scorso, Pacciani torna in pianta stabile nella capitale inglese, città in cui vive la sua famiglia. Pacciani, un Ph.D. in economia a Siena, ha sempre lavorato a Londra, iniziando al Monte dei Paschi e, attraverso un percorso nell’investment banking, è stato per oltre dieci anni uno dei dirigenti della gestione rischi della Royal Bank of Scotland, dove ha avuto ruoli importanti nel salvataggio della banca. Penna felice, appassionato di musica (il banchiere pop, lo definimmo nel 2014 da queste colonne), da sempre interessato alla politica, nel 2011 ha pubblicato anche un piccolo ebook, chiamato “La politica accidentale”, un peana sul fare politica sulla base del merito e delle competenze. Frequentatore delle prime edizioni della Leopolda, da qualche anno Pacciani si tiene alla larga dal rutilante mondo renziano (Serra invece è uno degli sponsor di Italia Viva). Il banchiere di Sesto sembra aver constatato con amarezza che negli anni le cose sono parecchio cambiate da quelle parti, rispetto a quando anche lui era nel giro. Nel 2011 intervenne sul palco della Leopolda (e poi nel 2013), quando lo spread era il piede di porco per divellere Berlusconi, l’Italia e il suo governo attendevano letterine di richiamo dall’Europa. Altri tempi davvero. Sul palco Pacciani, all’epoca banchiere della Royal Bank of Scotland, mostrò una copia del Financial Times del giorno stesso. Il quotidiano britannico diceva che l’Italia avrebbe dovuto fare qualcosa (riforme elettorali e del mercato del lavoro), lo scetticismo nei confronti del Cav. era elevato. La Leopolda sembrava, ai suoi partecipanti, la risposta giusta e Pacciani diceva che il paese doveva essere di nuovo accreditabile agli occhi dell’Europa e non solo. Sul palco c’erano anche diverse persone del giro di Vedrò di quegli anni (la convention annuale un tempo organizzata a Dro da Enrico Letta), Renzi era riuscito a catalizzare l’attenzione di molte persone diverse fra di loro anche per storia personale. Poi quell’esperienza è finita, non solo per Pacciani. Ma anche per altri di cui Pacciani è molto amico, da Giuliano da Empoli a Edoardo Nesi.

 

Questo non significa che il banchiere di Sesto abbia smesso di commentare l’attualità politica. Su Facebook dice sempre la sua, sempre con pacata ironia; di recente si è espresso criticamente sul taglio del numero dei parlamentari, provvedimento votato da M5s, Pd e Italia Viva: “Se reputiamo (reputate) che 900 persone non riescano, nella media delle loro decisioni, a fare il bene del paese, che speranza abbiamo che 450 o 200 lo facciano? A meno che non ne basti 1. Ah, beh. E sì, signora mia. Si stava meglio quando si stava al confino”. L’arrivo di Pacciani ad Algebris sembra confermare una direzione di Davide Serra: portare con sé i migliori professionisti e talenti del settore finanziario. Come l’economista Silvia Merler, in passato ricercatrice al Bruegel e oggi a capo della ricerca di Algebris Policy & Research. E ora arriva dunque Pacciani, coetaneo di Serra. Forse le loro strade, che si sono incrociate prima a Londra e poi sul palco della Leopolda, erano destinate a congiungersi.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.