Nicola Zingaretti all'assemblea nazionale del Partito Democratico (foto LaPresse)

Festa dell'Unità in periferia. Il menù etnico è pronto, quello politico no

Daniele Bonecchi

Zingaretti prova a ricompattare il partito, ma nel Pd regna il caos 

Un Pd milanese abbracciato a Beppe Sala, alla sua futura ricandidatura a sindaco (dovesse in futuro scegliere altrimenti, qui si aprirebbero di nuovo le danze, e non nel senso del liscio alle Feste dell’Unità) e al suo modello Milano. Un Pd però che si trova, grazie alla spregiudicatezza tattica di Matteo Renzi (ormai Giano bifronte contraddittorio in città: ha sempre meno supporter nell’apparato, a sentirlo a teatro vanno più esterni che iscritti, ma intanto s’è ripreso in mano il pallino) a un passo dal governo nazionale. Forse. E intanto incombe la Festa dell’Unità, e ogni anno che passa si sa sempre meno che vestito mettersi.

 

Dimenticate le adunate oceaniche degli anni ’70, e le riverniciature riformiste ai Giardini di corso Venezia, è andata a finire in un’ex balera del Corvetto, al confine con Rogoredo: il Parco delle Rose (oggi Karma), dove i piatti di couscous – che fanno tanto etnico – sostituiranno classicissimi del popolo rosso come salamelle e pizzoccheri. Non è un caso, dopo il Monte Stella e il parco Sempione (archiviati per motivi ecologici), che il Pd abbia scelto di organizzare in periferia, al Corvetto – a un passo dal boschetto della droga di Rogoredo, simbolo della metropoli degradata – il meeting stagionale che dovrebbe rilanciare l’attività politica e costruire le basi per il secondo mandato di Beppe Sala. Governo permettendo. “Anche se Milano sta vivendo una stagione magica – spiega Silvia Roggiani, segretario del Pd milanese – non vogliamo lasciare il nostro campo tradizionale, quello delle periferie e dei quartieri popolari. Senza dimenticare che proprio a Rogoredo sarà realizzato uno degli impianti sportivi più importanti per l’appuntamento delle Olimpiadi invernali 2026”. Alla festa del Corvetto ci sarà naturalmente, nell’ultimo weekend, il segretario Nicola Zingaretti. Attesi due “ministri in pectore” dell’agognato governo Pd-M5s, che molti temono e altri accarezzano: Carlo Cottarelli, lunedì 2 settembre alle ore 21 e Enrico Giovannini, lunedì 9 settembre alle 18,30. Porte aperte agli ospiti pentastellati: gli inviti sono partiti ma le risposte tardano a venire. E sì perché il tema politico di quest’estate ancora caliente, è la liaison del Pd col mondo di Beppe Grillo. E la verifica della sua digeribilità per la base, che rischia di essere più difficile che per le specialità di cucina etnica. Un Pd in ansia, diviso ma provvisoriamente ricompattato dietro il segretario Zingaretti, per non farsi troppo male. Manca tempo all’inizio della Festa. Le cucine sono pronte, è il menù politico che è ancora da stabilire.