Il segretario della Cgil, Maurizio Landini (foto LaPresse)

Evviva il Risorgimento del sindacato in politica

Giuliano Ferrara

Sorprese dell’estate. Il segretario della Cgil Maurizio Landini è in vacanza a Gabicce Mare e da lì rilascia interviste: senza megafono, realiste e intelligenti su tutto

In attesa che Calenda, esperto di politica, ma industriale, fondi un altro paio di partiti, accontentiamoci delle vere sorprese italiane dell’estate. Che il Truce si rivelasse anche un guappo di cartone, bene benissimo. Ma che la Guardia Costiera insista, da corpo del mare, sulla sua disponibilità a accogliere la Open Arms, ecco una vera gioia. “Gente di mare”, la serie della Palomar fortunata, è una di quelle che non ho seguito, ma che vorrei rivedere, verso la quale ho un sottile senso di colpa, visto che popolarizzò i doveri del mare. E che un carabiniere che ci rappresenta tutti inviti gli scugnizzi di Castel Volturno a prendere bene la mira con i gavettoni, tirando sul ministro e non sui militi, che delizia. Poi c’è Landini, e la cosa si fa seria alquanto. Ricordiamo tutti che per bucare lo schermo, per affiancare gli ebeti anticasta, per anni Landini ha fatto il furbo in tv: partiva piano, con la bella t-shirt bianca opacizzata tutta in vista, e poi grado a grado si scagliava contro ricchi e evasori fiscali (che a me stanno parecchio antipatici) a voce altissima, megafonata. Era il suo modo parecchio facilone di difendere gli interessi dei metalmeccanici e di prendersi la segreteria confederale della Cgil. Fatto.

 

Ora Landini è un tipo che ragiona. Se ne sta a Gabicce Mare, che è meglio di Milano Marittima anche se non arriva al livello fantastico e mass-chic di Porto San Giorgio, e di lì rilascia interviste piene di possibile politico, censorie verso il demagogo sgonfio del partito del pil, realiste e intelligenti su tutto, senza megafono, ma con una vena di ragionevolezza e di allarme civile di buonissima caratura. Se aggiungiamo l’offerta sua reiterata di una nuova fase di unità sindacale, e pensiamo al generoso Bentivogli, anche lui un ragionatore e un riformatore, ecco una nuova prospettiva di movimento, che non sarà massiccia come il nuovo partito di Calenda, ma rassicura. La trasformazione di Maurizio Landini in essere umano pensante è il segno di un’estate che non fu spesa invano, nonostante le turbolenze inessenziali della piccola politica trucibalda.

 

I sindacati hanno perso potere e prestigio, d’accordo. Ma restano come movimento e istituzione un ricordo non spiacevole delle repubbliche d’antan, quando magari si facevano debiti in eccesso, riforme costose e inefficaci, e si difendevano corporativismi spacciati per tutele sociali, e giustamente si rubacchiava per il partito e per la suocera, ma l’effetto governo era visibile in tanti altri campi, e il linguaggio era da scuola secondaria, se non proprio da alta istruzione universitaria. Noi nostalgici amanti dei partiti e delle culture politiche estranee all’asilo infantile d’oggi salutiamo con cordiale simpatia la risorgenza, anzi il Risorgimento, del soggetto politico sindacale compos sui. Intanto eliminerei l’incompatibilità fra sindacato e Parlamento. Mi piacerebbe che le Camere siano invase da sindacalisti di qualità della Cgil, della Fim, della Cisl eccetera. Con certi sindaci, non quelli indicati da Goffredo Bettini, insomma non le concubine reali thailandesi, si ricostituirebbe un nucleo, che non è necessariamente la sinistra, di cui non si sente il bisogno impellente, ma è il partito delle persone serie, della società civile non impudente e girotondina. Gente che ha lavorato e lavora, che sa far di conto, e che alla fine, quando passi l’infatuazione per un articolo dello Statuto di Giacomo Brodolini del 1969, potrebbe mettersi a ragionare utilmente sui nuovi lavori, sulla politica industriale (anche in assonanza con la buona carriera di ministro di Calenda, ora capopartito), sulla sociologia della crisi.

Si fa tanta demagogia sulla necessità di ripartire dagli ultimi, che furono scordati, i forgotten men, in realtà si ha un gran bisogno di ripartire dai primi della classe. Anche del sindacalismo non straccione.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.