Il segretario della Cgil, Maurizio Landini (foto LaPresse)

Vogliamo le parti asociali

Redazione

Perché i sindacati dovrebbero incalzare il governo felpastellato

Soltanto dopo essersi trovati di fronte a Matteo Salvini, dunque al ministro dell’Interno, certamente non competente sulle materie di economia e lavoro, le parti sociali convocate al Viminale hanno avuto un tardivo sussulto: ma qui che ci facciamo? Lo stupore del giorno dopo di Maurizio Landini, segretario della Cgil, è significativo: “L’incontro è stato convocato su carta intestata del Viminale dal vicepremier e ministro dell’Interno del governo in carica”, ha detto in un’intervista alla Stampa. Il problema, come rileva lo stesso Landini nel resto del colloquio, è che l’esecutivo all’incontro con i sindacati semplicemente non c’era. O meglio, c’era solo un suo rappresentante, che però ha altre deleghe. Ora, tutto questo a Landini & co. era già noto, visto che hanno appunto ricevuto l’invito su carta intestata del Viminale. Non è in discussione la partecipazione delle parti sociali a incontri organizzati dal governo, legittimamente rivendicata dalla Cgil, perché il problema è infatti quando i rapporti si interrompono. La questione è un’altra. I sindacati sono scesi in piazza per molto meno e sempre per molto meno hanno gridato alla deriva autoritaria, schierandosi per il No al referendum costituzionale del 2016; si sono scagliati contro il Jobs Act ritenendolo il male assoluto; hanno attaccato esecutivi precedenti, vedi quello Renzi, considerandolo il servo sciocco dell’Unione europea. Non si capisce perché, di fronte al muscolarismo di Salvini, alla crescita zero del paese e alle fallite ricette per aumentare i posti di lavoro in maniera stabile e duratura, i sindacati non decidano di farsi sentire. Ma non solo quando vengono convocati a sproposito dal Viminale. Il problema non è neanche solo Salvini, che usa i suoi uffici come se fossero la sede della Lega in Via Bellerio. Il problema semmai è tutto il governo felpastellato, contro cui difficilmente si vede un’operazione strategica dei sindacati che, insieme, potrebbero fare qualcosa di più per provare a metterlo in difficoltà. Non partecipare più alle riunioni di partito al Viminale potrebbe essere un buon inizio.

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