Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Palazzo Chigi prima della dichiarazione sulla crisi di governo (foto LaPresse)

Elezioni subito o nuovo governo? L'interesse dei partiti e quello del paese

Guido Tabellini

Chi è favorito vuole il voto presto, chi è sfavorito il più tardi possibile. Ma l’Italia ha bisogno di approvare prima la legge di Bilancio

Quando andare a votare? Se pensiamo agli interessi delle singole forze politiche, la risposta è ovvia: subito, per chi è favorito nei sondaggi; il più tardi possibile, per chi teme di perdere le elezioni. Se invece pensiamo all’interesse generale del paese, la risposta è tutt’altro che scontata.

 

In una situazione economica normale, la via maestra sarebbe quella indicata da Valerio Onida su Il Sole 24 Ore di domenica: votare al più presto, guidati da un governo “neutrale”.

 

Ovvero un governo che abbia il solo scopo di portare il paese a nuove elezioni e predisponga un esercizio di bilancio provvisorio, in attesa che il nuovo governo post-elezioni definisca la politica di bilancio per il 2020.

 

Purtroppo però la situazione economica non è affatto normale. Pochi mesi fa l’Italia ha scampato per un soffio l’avvio di una procedura d’infrazione per violazione delle regole sul debito pubblico, impegnandosi a un miglioramento strutturale dei conti pubblici nel 2020, in linea con i requisiti del Patto di stabilità. Se questi impegni fossero disattesi in maniera cospicua, la procedura d’infrazione sarebbe inevitabile. E se il nuovo governo si rifiutasse di seguire le raccomandazioni conseguenti all’apertura di una procedura d’infrazione, ci penserebbero i mercati finanziari a imporre a modo loro la disciplina di bilancio. In altre parole: non ci saranno molti margini di discrezionalità per impostare la politica di bilancio del 2020. Il nostro paese si troverà invece presto di fronte a una scelta di importanza storica: o venire a patti con la Commissione europea, la cui posizione non si discosterà molto da quella tenuta in passato, oppure imboccare la strada dello scontro, che potrebbe finire con l’uscita dalla moneta unica. 

 

Aprire una campagna elettorale in questa situazione è molto rischioso. Quanti elettori sono consapevoli di quale è la posta in gioco? E quanti invece si farebbero abbindolare da chi promette tagli d’imposta e pugni sul tavolo contro i burocrati europei? Il rischio di votare prima di avere approvato la legge di bilancio è questo: eleggere un governo che poi potrebbe portarci fuori dall’euro, senza che nessun elettore abbia fatto consapevolmente questa scelta. 

 

L’alternativa al voto subito è formare un governo che abbia anche lo scopo di approvare la manovra di bilancio per il 2020, in linea con gli impegni presi a giugno. Anche questa alternativa non è priva di inconvenienti. Un governo con questo scopo non avrebbe un chiaro indirizzo politico e sarebbe sostenuto da una maggioranza fragile ed eterogenea, composta da partiti in competizione tra loro. Il costo politico di ripianare o quantomeno tamponare i conti pubblici ricadrebbe anche sui partiti oggi all’opposizione, che non sono responsabili della dissennata politica economica del governo Conte, e ciò potrebbe rinforzare ulteriormente i partiti più euroscettici.

 

Resterebbe comunque l’incertezza sulla sostenibilità del debito pubblico nel medio periodo, e anche per questa ragione l’economia stenterebbe a crescere. Infine, anche un governo nato con il solo scopo di approvare la legge di bilancio e poi andare alle elezioni potrebbe durare a lungo, perché i partiti che lo sostengono hanno paura del voto; il risultato sarebbe il prolungamento dell’immobilismo e il rinvio delle riforme di cui il paese ha bisogno. 

 

Quale è il minore dei mali? Io penso che sia meglio votare dopo avere approvato la legge di Bilancio per il 2020. Nonostante una probabile ripresa degli acquisti di titoli di stato da parte della Bce, l’autunno sarà un momento particolarmente difficile. Il Regno Unito potrebbe uscire dall’Unione europea senza un accordo. Trump potrebbe avviare una guerra commerciale contro l’Europa. L’economia tedesca potrebbe rallentare ulteriormente o entrare in recessione. E’ meglio affrontare questi rischi con un governo debole e a termine, ma con un mandato preciso e circoscritto, piuttosto che con una nuova maggioranza politica determinata a scontrarsi con l’Europa, e vincolata da insostenibili promesse fatte in campagna elettorale.

 

I politici che oggi chiedono di rimandare le elezioni lo fanno pensando innanzitutto al loro interesse di parte. Ma vi sono ragioni di interesse generale per assecondare queste richieste. E non è escluso che possa emergere in Parlamento una maggioranza orientata in tal senso. In fondo, i partiti che avrebbero più da guadagnare da elezioni immediate (Lega e Fratelli d’Italia) hanno solo un quarto dei seggi.