Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista (foto LaPresse)

Nel M5s cresce la voglia di scissione

Valerio Valentini

Qualcuno lancia l'ipotesi di dividere governisti e ortodossi. Alessandro Di Battista prende insulti e aumenta il caos

Roma. La parola che nessuno finora aveva osato pronunciare è Veronica Giannone a utilizzarla: “Sì, una scissione nel Movimento a questo punto sarebbe la cosa più razionale”, dice la deputata grillina da tempo annoverata tre le dissidenti. “Sarebbe meglio fare chiarezza: se Di Maio vuole restare a fare la stampella di Salvini, è giusto che lo faccia. Ma è meglio avere due forze diverse, che seguono due strade diverse in libertà, anziché restare tutti sulla stessa auto, non sapere se girare a destra o a sinistra e finire contro un muro”.

 

L’entropia interna al Movimento funziona un po’ così, vive di fiammate improvvise: e basta l’ultima intervista sgangherata di Alessandro Di Battista per riaccendere gli animi. E non perché il subcomandante Dibba goda di grande stima, tra i parlamentari. Anzi. “Una cagata pazzesca”, dicono i deputati sul suo ritorno in prima linea. “All’ultima assemblea dei gruppi nemmeno volevamo farlo parlare: a che titolo era lì, lui che non è neanche eletto?”. “Questa operazione mediatica non serve a niente: non recupera i delusi e non aiuta a selezionare i migliori”, dice Elena Fattori, la senatrice ribelle che poco ama il “M5s di Di Maio”, ma che crede che “quello di Di Battista non sarebbe meglio: sempre e solo avanspettacolo e strategie motivazionali”.

 

Così, mentre in Sala del Mappamondo Barbara Lezzi prova a giustificare come può l’ennesimo pasticcio gialloverde sul decreto crescita, riuscendo perfino a peggiorare la situazione, in Transatlantico l’eco delle parole di Dibba fa l’effetto di una sassata nell’alveare che mette in moto il malumore generale senza che ci sia alcuna ape regina a governarlo. Mentre mangia una manciata di ciliegie alla buvette, l’abruzzese Andrea Colletti chiede un resoconto delle dichiarazioni di Di Battista. “Certo, così non si può andare avanti. Se dura il governo, ho l’impressione che non duri il M5s unito ancora a lungo”, dice. “Ma secondo me – aggiunge – un’occasione per fare saltare tutto si trova: se ne presenta una a settimana”. La prossima, di settimana, toccherà soprattutto al decreto sicurezza bis, che il ministro Riccardo Fraccaro ha deciso di assegnare alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, già in passato rilevatesi più problematiche, quanto a dissidenza grillina, di quelle del Senato. “Certo che sarà un problema”, ammette la Giannone. E intanto c’è chi, d’incanto, ripesca gli appunti dei vecchi seminari tenuti da Fabrizio Cotza, il formatore aziendale che nel 2014 venne chiamato a fare delle lezioni di “team building” ai parlamentari grillini. C’era stata da poco la scoppola delle europee, sorgevano allora i primi dissidi tra “ortodossi” e “pragmatici” e lui, alla fine, dette questo consiglio: “Se non riuscite a stare insieme, meglio dividervi subito”. Appunto.