Armando Siri (LaPresse)

Bufale al governo. Cosa non torna nell'affaire Siri

Valerio Valentini

Sorpresa: le sanatorie sulle rinnovabili proposte dal M5s erano più generose di quelle proposte dal sottosegretario leghista ai Trasporti

Roma. Li ha bloccati Luigi Di Maio, al Mise, grazie all’occhio vigile dei suoi collaboratori. Ci ha pensato Riccardo Fraccaro, lui che sovrintende ai Rapporti col Parlamento. Ecco, nella mitopoiesi grillina sorta intorno all’affaire Siri, come si descrive l’eroica resistenza dello stato maggiore grillino alle imboscate del sottosegretario leghista ai Trasporti per fare approvare gli “emendamenti pro Arata”. “I principali accusatori contro Siri sono diventati gli uomini che collaborano direttamente con il capo politico del M5s”, scriveva sabato il Corriere, riferendo dei colloqui avuti dal procuratore Paolo Ielo col capo di gabinetto di Via Veneto, Vito Cozzoli, con la sua vice Elenza Lorenzini, e col sottosegretario allo Sviluppo Davide Crippa, plenipotenziario del M5s in tema di energia. Ora spetterà ai magistrati definire la natura delle “pressioni di Siri” raccontate dai fedelissimi di Di Maio; ciò che però risulta chiaro è che qualcosa non torna, nei resoconti fin qui letti sui giornali.

  

Stona, per esempio, questo parlare degli “emendamenti di Siri” come di un qualcosa a sé stante, isolato cioè dal resto delle trattative che portarono nei fatti a stralciare quelle proposte insieme a numerose altre presentate sia dalla Lega sia dal M5s. E stona ancora di più l’indignazione dei grillini nel parlare della “sanatoria” proposta da Siri, quando gli stessi esponenti di governo del M5s hanno cercato, fino a pochi giorni fa, di promuoverne una, sempre nel campo delle rinnovabili, per certi versi ancora più estensiva.

 

Le trattative, innanzitutto. Sia nel caso della legge di Bilancio, a dicembre, sia del decreto Semplificazioni, a gennaio, ci furono degli emendamenti non concordati, tra Lega e M5s, che finirono vittima del fuoco incrociato.

   

Funziona così: al di là dei provvedimenti scritti d’intesa, poi le due forze di maggioranza presentano d’abitudine dei propri “pacchetti”. E in entrambi i casi citati, nella fase finale delle contrattazioni, comparvero dei “pacchetti energia”: così, durante la gestazione della Finanziaria Fraccaro, come ministro per i Rapporti col Parlamento, si vede ricevere dal capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo, la lista di emendamenti voluti dal Carroccio, e tra questi compaiono le proposte – poi cassate da Fraccaro – di Siri. Scene analoghe si ripeterono nel caso del dl semplificazioni, a gennaio: e in quell’occasione Lega e M5s decisero alla fine di stralciare in fretta entrambi i “pacchetti energia” non concordati dopo i richiami del capo dello stato, preoccupato per la trasformazione del decreto in una sorta di omnibus.

   

E qui si arriva alla seconda stranezza del racconto grillino. Perché a fine gennaio, tra gli emendamenti voluti dal sottosegretario Crippa, ce n’era anche uno che, di fatto, costituiva una sanatoria apparentemente ancor più incisiva di quella caldeggiata da Siri. Quest’ultima, infatti, intendeva concedere gli incentivi introdotti da un decreto del luglio 2012 anche a impianti eolici “entrati in esercizio fino alla data del 30 settembre 2017”, a patto che questi avessero “inviato la comunicazione di fine lavori […] entro il 30 giugno 2017”. La proposta ideata dal M5s, invece, si riferiva più genericamente a impianti del settore delle rinnovabili (non solo eolico, dunque), ma soprattutto estendeva alcuni benefici anche a impianti “oggetto di procedimenti amministrativi in corso” o a quelli per i quali il Gestore dei servizi energetici (Gse) aveva disposto la “decadenza dagli incentivi oggetto di procedimenti giurisdizionali pendenti”. E dunque, a prestare fede alla narrazione grillina, Di Maio e il suo staff con una mano cassavano senza pietà la sanatoria auspicata da Siri, e con l’altra ne spingevano – salvo il ripensamento conclusivo – una ancora più impattante, che graziava di fatto molti dei proprietari di impianti che, a causa di contenziosi con Gse, sono ancora impantanati nei ricorsi al Tar.

   

Ma che ne è stato di questa proposta? Stralciata, come detto, nel lavoro di scrematura sul dl semplificazioni, ecco che è ricomparsa in alcune bozze del decreto crescita. Otto commi scritti sotto il capitolo “Ulteriori interventi per la semplificazione e la promozione in materia di energia, lavoro, imprese”. E in quelle bozze, circolate in via ufficiosa tra gli uffici dei vari ministeri, è rimasta fino alla scorsa settimana: fino a quando, cioè, la deflagrazione del caso Siri non è arrivato, evidentemente, a sconsigliare nuovi tentativi di sanatoria sulle rinnovabili, ma stavolta provenienti dal M5s.

Di più su questi argomenti: