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Il populismo è il vero oppio dei popoli

Giuliano Ferrara

Il nemico dell’opposizione è l’assuefazione e la confusione fra trash e pop

Il trash ha una sua nobiltà, ma così è troppo e troppo poco. Non sta bene attaccare Giggino chiamandolo bibitaro, i bibitari potrebbero risentirsi, ma anche “dottor Di Maio”, come ha fatto Landini, è grottesco. Gaddificare il Truce, nel senso di Carlo Emilio, con un nomignolo malefico tratto dalla libidinosa euforia del Fascismo è assolutamente sbagliato, ma non c’è alternativa presentabile. Il trash è trash, non è il pop, e così come si presenta, appunto, è troppo, sconcerta, è troppo poco, alla fine annoia. Ora anche il blocco navale: bum! E’ una girandola, prima l’abolizione della povertà, e adesso che siamo in recessione sono in tanti appecoronati al sussidio di pigranza, ai vari congegni “contro il lavoro” inventati da questi rivoluzionari che hanno imparato la rivolta delle moltitudini dal bibitaro-massa, e sentono il calore della comunità clientelare come una volta Toni Negri quello della comunità militante proletaria e dell’operaio-massa. Fa perfino simpatia il vice dei vice, Conte, ripreso e intercettato labialmente a colloquio con la Merkel, che trangugia il caffè ristretto imbarazzata e gli dice ridendo, a proposito della dichiarazione di guerra alla Francia, che “è un po’ semplicistico”. Troppo poco: una dichiarazione di guerra al giorno leva il medico elitario di torno. La competenza ridonda, specie in un tempo in cui si dichiara il freddo un prodotto del caldo, ma qui si esagera.

 

Il vero nemico dell’opposizione, posto che sia possibile immaginarla in questo circo, è l’assuefazione. Il populismo è l’oppio dei popoli. Si sonnecchia, si intristisce, ci si danna, si sogna estenuati e fumati in mezzo allo sfarfallio di pecche, mende, grossolanità, abusi velleitari e cacolalie che ti circondano. Anche Berlusconi, che ci legge in copia, sarà troppo vecchio per una nuova resistenza ma ha scoperto di essere stato riscoperto, in paragone con la fervida attività dei suoi successori trash, lui che era un pop. Sì, anche lui faceva gaffe, irritava gli antifa, ispirava sentimenti farlocchi antiautoritari, ma poi c’era Letta, dico Gianni, il più pop dei pop insieme a Confalonieri, che sistemava le cose per l’amministrazione e la politica. Al Cav. nessuno si è assuefatto, la lotta dura è stata condotta senza tregua né misura, ma qui tra i liberali favorevoli al blocco navale e i marxisti tolleranti del sussidio rischiano vita lunga sia el gobierno sia Freccero, sua anima e banditore. 

 

Per interrompere il circolo, che a coccolarlo diventerà vizioso, come diceva Ionesco, occorre tenere presente che la caduta del contratto è sicura, manca solo la data ma è ravvicinata, eppure morto un contratto se ne fa un altro. Il potere, sopra tutto se sia gestito con tanta disinvoltura, è un bel collante per dei giovanotti malvissuti che gli si sono abbrancati dopo la lotteria del 4 marzo. E se cercassero poi un rinnovo, in mancanza di alternative e data la nota ritrosia degli eletti a farsi ricandidare e forse rieleggere, sarebbe un bel guaio. Prima o dopo le europee, non importa. 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.