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Minenna sull'altare di Conte

Valerio Valentini

Il M5s scopre le carte. Ma a decidere chi occuperà il posto della presidenza della Consob saranno il premier e Mattarella

Roma. Quando arriva in Transatlantico, dopo l’ora di pranzo, Carla Ruocco è raggiante. Ostenta sorrisi, dispensa pacche sulle spalle. L’agenzia lanciata da Luigi Di Maio rimbalza da ore sulle chat dei parlamentari grillini. “E’ Marcello Minenna il nome del M5s e della Lega alla presidenza Consob”, vi si legge. E Marcello Minenna è l’uomo per cui la presidente della commissione Finanze alla Camera si spende da mesi. E insieme a lei, a battersi per l’ex assessore al Bilancio di Roma, è anche Elio Lannutti, arruolato tra i senatori del M5s, che decide anche lui di fare la sua apparizione a Montecitorio, stringendo cerimonioso la mano del sottosegretario leghista al Mef Massimo Bitonci, davanti alla buvette, in questa giornata che sembra di giubilo ma che non lo è. E lo si capisce dallo stupore con cui lo stato maggiore leghista s’interroga sull’entusiasmo dei grillini: “L’accordo su Minenna lo abbiamo raggiunto, a livello di maggioranza, la sera del 15 novembre: cosa c’è di nuovo?”.

  

Dai vertici M5s viene fatta filtrare poi una nuova indiscrezione: la quadra sarebbe stata trovata oggi in una riunione tra i vertici delle commissioni Bilancio e Finanze di Camera e Senato. Nessuno ne sa niente, in casa Lega. Giancarlo Giorgetti chiama a rapporto i suoi: Claudio Borghi e Alberto Bagnai si stringono nelle spalle. Da Palazzo Chigi prendono tempo: “Se ne riparlerà domani in cdm”. Passa qualche ora, e pure Salvini, in visita a Varsavia, nicchia: “Se è fatta per Minenna? Non ho parlato di questo con Kaczynski...”. E allora, nel quartier generale del M5s, torna l’esasperazione: “Che succede?”. Succede, confesseranno più tardi i grillini meno convinti sul nome dell’economista barese, che “Luigi non ne può più dell’assedio del comitato permanente pro-Minenna”, e cioè tutta quella pattuglia di esponenti grillini – da Roberta Lombardi a Marta Grande, passando per il neo presidente dell’Antimafia, Nicola Morra – che da settimane twitta a ripetizione, prendendosela con l’immobilismo di Conte. Ed è proprio al premier che Di Maio consegna la rogna: “Ora spetta a Conte”, spiega il leader ai suoi, come a volere allentare una tensione ormai insopportabile, proprio nelle ore in cui la Ruocco, con dichiarazioni bellicose sul caso Carige, è tornata a mostrarsi minacciosa. “Minenna o morte”, ripetono i grillini della commissione Finanze. “Forza!”, incoraggia via twitter Morra. Ma il veto sul nome dell’ex assessore della Raggi, a quanto dicono a Palazzo Chigi, viene dal Quirinale. Ed è per questo che Conte non vuole proporlo ufficialmente. Ha perfino chiesto a Giorgetti, a inizio dicembre, che fosse lui a bruciarlo. Il leghista ha alzato le mani: “La questione è nelle mani del premier e di Mattarella”, ripeteva, con l’aria di chi sapeva che alla fine Conte e Di Maio, sull’affaire Consob, sarebbero arrivati a farsi male da soli. Ora quel momento è arrivato. Quello di Minenna, invece, ancora no. E il leader grillino, dice chi ci ha parlato, non sembra essere troppo dispiaciuto: lui, quel che doveva fare, lo ha fatto. Ruocco e Lannutti, ora, se la prendano col premier.

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