Marcello Minenna (foto LaPresse)

Perché il Fondo salva stati ha fatto un tweet per rimproverare Minenna

Luciano Capone

L’uso improprio del logo “Esm” diventa un piccolo caso politico

Roma. Non è ancora presidente della Consob – se mai lo sarà, viste le difficoltà che da mesi sta incontrando la sua nomina – e già per Marcello Minenna c’è il primo incidente diplomatico internazionale. L’Esm (European stability mechanism), meglio noto come Fondo salva stati, è intervenuto pubblicamente per prendere le distanze dall’uso improprio del logo dell’istituzione da parte di Minenna in un suo documento.

 

Lo scorso 16 gennaio il dirigente della Consob era andato a Washington, al Fondo monetario internazionale, per presentare insieme ad Andrea Roventini, economista alla Sant’Anna di Pisa ed ex “ministro dell’Economia” (in pectore) di Luigi Di Maio, una riforma dell’Esm: “Making the Eurozone works: a risk-sharing reform of the european stability mechanism”, il titolo della proposta ideata da Minenna, Roventini, Giovanni Dosi (Sant’Anna di Pisa) e Roberto Violi (Banca d’Italia). Nei giorni successivi Minenna, attraverso il canale YouTube “Economia e dintorni”, pubblica l’audio (da cui però sono state tagliate le domande del pubblico) e le slide del suo intervento e diffonde tutto attraverso i social network. Il problema è che la relazione di Minenna riporta in prima pagina il simbolo dell’Esm e quello del Fmi. Già forse non è molto indicato, da parte di un alto dirigente di un’authority andare in giro a fare proposte per riformare altre istituzioni, ma all’Esm una presentazione che parla della sua riorganizzazione con il proprio simbolo sopra deve essere sembrato troppo. Così il fondo con sede in Lussemburgo, per evitare ogni fraintendimento, è stato costretto a chiarire di non aver nulla a che fare con quella iniziativa: “E’ stato usato il logo dell’Esm sulla copertina di una presentazione che Marcello Minenna e Andrea Roventini hanno fatto di recente al Fondo monetario internazionale – ha detto il Fondo salva stati via Twitter – L’Esm vorrebbe chiarire che non è associato a questa presentazione o alle sue conclusioni e che non è stato coinvolto in alcun modo nella sua preparazione”. Il medesimo imbarazzo, per l’uso improprio del simbolo, è stato percepito da parte del Fmi, che però non ha fatto alcuna comunicazione ufficiale (anche perché, a differenza dell’Esm, non è direttamente coinvolto nel contenuto della relazione presentata).

  

 

Qualche ora dopo il comunicato dell’Esm, che ha attirato le critiche e le ironie degli utenti, è intervenuto lo stesso Minenna: “Confermo che il logo Esm nella copertina della mia presentazione è stato utilizzato solo per migliorare il rendering grafico. Coerentemente, è stato usato un disclaimer nella stessa copertina per specificare che ‘“’le idee e le opinioni qui espresse sono quelle degli autori’”. In realtà la citazione non è completa, perché il disclaimer prosegue dicendo che le opinioni non riflettono la posizione ufficiale “delle istituzioni a cui gli autori appartengono”. Ma questo è il tipo di avvertenza che si indica quando qualcuno lavora per quella istituzione e la presenza del simbolo Esm avrebbe potuto ingenerare altri equivoci, visto tra l’altro che Minenna non ha indicato la sua appartenenza alla Consob.

  

  

L’uso disinvolto dei simboli ha fatto tornare sui social alla mente di diversi economisti, tra i quali il puntiglioso professor Riccardo Puglisi, di quando Minenna dichiarava al congresso nazionale dell’Adusbef di Elio Lannutti di aver preso “una cattedra di questioni finanziarie alla London School of Economics”. Non risulta (ma speriamo di sbagliarci) che il candidato di M5s e Lega alla presidenza della Consob abbia mai avuto una cattedra nella prestigiosa università inglese, quella dove hanno insegnato grandi economisti del Novecento come il premio Nobel Friedrich von Hayek e Lionel Robbins, ricordato ancora oggi per la sua definizione di economia e per una frase: “Gli uomini vogliono ciò che non possono avere”.