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Lettera d'amore a Matteo

Giuliano Ferrara

Messaggio a sorpresa al nostro (caro) Truce sul buonsenso e la lucidità

Il buonsenso e la lucidità sono cose diverse. Per una volta, invece di sbeffeggiare il Truce che scrive una dedica alle vittime della Shoah con una “x” al posto di un “per”, segno d’incipiente mania per le cattive maniere ortografiche, vorrei scrivergli una letterina affettuosa, come se fosse Salvini o addirittura Matteo, insomma un essere umano senziente e raziocinante meno fragile della sua maschera ordinaria e delle sue felpe poliziotte e dei suoi selfie assassini. Dissimulo in un atto di amore, e di corteggiamento, una specie di consiglio politico amichevole a uno che detesto.

   

François Mitterrand, che ha governato per quattordici anni la Francia, e l’ha percorsa nella storia con la sua controversa e sapida carriera politica di uomo di stato, aveva quarant’anni quando s’innamorò di una ventenne, Anne Pingeot, alla quale rimase a suo modo fedele fino alla morte, passando per una figlia segreta, Mazarine, e per un epistolario, “Lettere a Anna”, durato quarant’anni e recentemente pubblicato da Gallimard. Niente “x” o altre abbreviazioni, bello stile di retorica amorosa e di indiretto racconto civile dall’opposizione alla presidenza post gaullista determinante per la storia d’Europa. 

  

Si conobbero nell’autunno del 1963, François e Anne, e le lettere cominciarono da subito a scandire il tempo di questa relazione pericolosa e molto, molto riservata. Già nel gennaio del 1964 qualche nuvola apparve come un’ombra calata precocemente sulla luce delle passeggiate d’incantamento lungo le spiagge delle Lande, in particolare quella galeotta di Hossegor, dove si incontrarono, per i due così diversi e lontani, il fragore del mare e la scoperta del possibile. 

   

In una lettera del 6 gennaio François cerca di dissipare le ombre, le perplessità di questa giovane e bella ragazza che vuole “cercare la via retta della sua vita senza privarla della sua pienezza”. E le dice: “Conosco o credo di conoscere più o meno tutte le vostre perplessità. Uomo e donna, la chimica non offre un materiale detonante più esplosivo! E quale uomo, e quale donna, attenti l’uno all’altra, ma agli antipodi (o quasi) dell’orizzonte che li definisce! e voi e io, persone il cui destino contiene tanti segni opposti! Non mancano le ragioni per guardarsi dal fare ancora un passo l’uno verso l’altro! Posso mancare di buon senso, ma non di lucidità”. Poi l’innamorato maturo spiega alla giovanissima donna di aver acquisito il di lei bisogno “sul piano il più interiore del suo agire e comportarsi”. Un discorso amoroso cauto, persuasivo visti gli effetti, ispirato a sollecitudine paziente e a una strategia del ragno, per così dire, avvolgente, di buon ordito galante. 

  

Leggendo, in particolare la frase che ho messo in corsivo sul buonsenso e la lucidità, ho pensato al Truce nella forma di Matteo e al suo contratto prematrimoniale con Mr Ping nella forma di Luigi Di Maio. Salvini in questo fidanzamento rapido e a sorpresa ostenta molto il suo ruolo buonsensista o buonsensaio. Ha conquistato così, dicono i sondaggi, le condizioni dell’amore nazionale, che si riverberano sullo stato di salute, un passo avanti, due passi indietro, del fidanzamento stipulato dopo le recenti elezioni. Molti segni opposti lo dividono dal contraente con il quale governa nella volatilità bizzarra di un innamoramento fiorito in poco tempo: per esempio il festeggiamento sul balcone per il 2,4 di deficit (compianto) o la sfrenatezza disfunzionale del mucchio dirigente a 5 stelle. Per decifrare questi segni, con tutto l’agio che desidera, prima o dopo le prossime elezioni europee, a ridosso o a distanza di sicurezza dalle vicende tortuose della manovra all’indietro, bisogna che Matteo rifletta su quella esperienza già divenuta massima nella vita del quarantenne Mitterrand (i quarant’anni uniscono i personaggi, malgrado l’abissale differenza dettata da quella “x” dell’uno e almeno dallo stile delle lettere dell’altro).

  

Il buonsenso è diverso dalla lucidità: Salvini al contrario dell’uomo di stato francese ha molto del primo, e sa usarlo per i suoi effimeri successi di pubblico, e poco della seconda, fino a prova contraria, quella lucidità che determina vittorie e visioni di una politica non micragnosa. Per corteggiare la perplessa Anne, François affettava il suo grano di spaesamento e follia romantica, “mi manca il buonsenso”, con il contrappeso, anch’esso di charme, di una infallibile lucidità. Ecco, caro Matteo, se posso permettermi prima di riprendere a trattarti gaddianamente da Truce, Buce e Duce e Testa di morto: il buonsenso ti ha portato a firmare il contratto prematrimoniale in fretta e furia secondo i numeri, a occupare il Viminale per farne uno scettro dominatore nella coscienza infelice di molti italiani, ora la lucidità, se ti riesca di afferrarne il bandolo a spese del buonsenso, dovrebbe consigliarti di anticipare quanto puoi la deriva e lo sbandamento per stipulare un matrimonio serio con altro nubendo. 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.